Francesco Cilea, trovate opere inedite del compositore che ha aperto la prima della Scala

Musica

Chiara Ribichini

Spartiti, manoscritti, concerti, musica da camera e opere liriche inedite. Tutto conservato nella Casa della Cultura di Palmi, paese d’origine del grande compositore calabrese che scrisse anche l’aria “Io son l’umile ancella” con cui ha avuto inizio “A riveder le stelle”, lo spettacolo andato in scena al Piermarini il 7 dicembre. Al maestro Filippo Arlia il compito di recuperare un patrimonio finora sconosciuto. L’INTERVISTA

Un patrimonio nascosto. Pagine e pagine di spartiti da decifrare per restituire a Francesco Cilea il giusto valore tra i grandi. Opere inedite del compositore noto in tutto il mondo per l’Adriana Lecouvreur da cui è tratta l’aria Io son l’umile ancella che ha aperto A riveder le stelle, lo spettacolo andato in scena al Teatro alla Scala il 7 dicembre al posto della classica prima (VIDEO).

Protagonista di questo recupero “archeologico” il Maestro Filippo Arlia, pianista e direttore d’orchestra. Giovanissimo, classe 1989, è considerato dalla critica internazionale uno dei musicisti italiani più versatili e brillanti della sua generazione. Calabrese doc, come lo stesso Cilea, ha fondato nel 2011 l’Orchestra Filarmonica della Calabria di cui è direttore principale.

Come avete scoperto questi manoscritti?

Per caso. Dovevamo aprire una sede del conservatorio a Palmi per fare corsi di musica per bambini. Abbiamo visitato la Casa della Cultura e l’assessore ci ha raccontato che lì erano custoditi spartiti di opere inedite di Francesco Cilea. Gli abitanti della cittadina lo hanno sempre saputo, è un patrimonio che gli stessi eredi del celebre compositore hanno lasciato in eredità al Comune dopo la sua scomparsa, 70 anni fa. Ma nessuno li ha mai studiati.  

 

Cosa avete trovato?

C’è un concerto per violoncello e orchestra di archi che sarebbe l’unico del Novecento. Molta musica da camera, che ha già destato interesse tra i musicisti della Scala. Un’opera lirica inedita, La Tilda, di cui è rimasta solo la parte per pianoforte, starà a noi provare a ricostruire la parte dell’orchestra. C’è davvero un patrimonio da scoprire e recuperare che al giorno d’oggi è inestimabile, considerando che il repertorio della musica classica è ormai completamente esaurito e sperimentato.

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Cosa l’ha colpita di più?

L’ordine quasi maniacale. Beethoven, Brahms, Bach erano tutti molto disordinati perché in realtà non pensavano che le cose che scrivevano fossero importanti. Invece Cilea sembra quasi un ingegnere, ha una cura nella scrittura incredibile. Speriamo ci sia di aiuto per decifrare i suoi spartiti. In questo lavoro di recupero mi sta aiutando il compositore di fama internazionale Raffaele Cacciola, che si sta occupando della  catalogazione e della valutazione di manoscritti, spartiti, partiture e bozze.

Oltre all’ordine, quali sono gli elementi che lo caratterizzano come compositore?
Aveva una predilezione per la lirica e una grande abilità nell’uso del contrappunto. Per dare un’idea della sua musica potremmo dire che è molto più vicino a Puccini che a Verdi.

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Il maestro Filippo Arlia
Il maestro Filippo Arlia

Perché Francesco Cilea è poco conosciuto?
E’ molto amato dai melomani ed è stato interpretato da tenori come Enrico Caruso, primo interprete del Lirico di Milano, fino a Pavarotti con l’Arlesiana. E’ certamente il compositore calabrese più noto al mondo ma in Italia abbiamo dei colossi rispetto ai quali ha avuto meno fortuna. Forse anche perché abbiamo poco di lui. Conosciamo solo l’Adriana Lecouvreur e poco altro. Ma c’è tutto un mondo da scoprire e chissà che questa operazione di recupero non aiuti a restituirgli il giusto peso e valore.

 

Da calabrese ne sarebbe orgoglioso….
Certamente, c’è uno spirito anche patriottico in tutto questo. La Calabria è l’unica regione che non ha un teatro stabile. E’ una regione che non ha solo difficoltà nella sanità ma anche nelle infrastrutture, nei trasporti e, appunto, in ambito culturale. Le risorse per intervenire ci sono e bisogna farlo.

 

Non c’è un teatro ma un’orchestra sì…
Nel 2011 ho fondato la Filarmonica con i migliori diplomati dai conservatori. Si pensi che nella sola Calabria ci sono tra i 5 e i 6 mila ragazzi che frequentano il conservatorio.

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E’ un numero molto alto, perché allora la musica classica resta distante dai giovani?
Perché non la ascoltano. Abbiamo sempre trattato i teatri come qualcosa di vecchio e antico e questa è la conseguenza. Bisogna trovare una via di mezzo iniziando dalla scuola. In Germania i ragazzi studiano i loro compositori esattamente come accade per gli autori in letteratura. Qui in Italia non accade. Ma non è vero che ai giovani non piace la musica classica, semplicemente non la ascoltano. Così come non conoscono il jazz, i gospel, il soul.

 

I social possono essere un modo per avvicinare i ragazzi a questo mondo?
Sì, sicuramente. E’ anche vero che i musicisti non passano molto tempo sui social perché non ne hanno presi da prove e ore e ore di studio.

A proposito di web… cosa pensa degli streaming che con i teatri chiusi per l’emergenza sanitaria restano l’unico modo per poter fare concerti?

 

C’è una problematica molto grande: l’assenza della quarta parete, del pubblico. Senza gli spettatori non è la stessa cosa, né a teatro e né nello sport. Credo che questo aspetto sia stato sottovalutato anche dal ministro Franceschini. Non si può mettere il teatro sullo stesso piano del cinema perché in quest’ultimo caso cambia solo il modo di fruizione dello spettacolo ma non il lavoro degli artisti. Per chi sale su un palcoscenico invece è diverso perché non andiamo in differita, non c’è niente di registrato. E’ tutto live. E in quella diretta una parte fondamentale è data dallo scambio con il pubblico.  

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