Opera, il futuro nei grandi spazi

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Bruno Ployer

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I sovrintendenti tornano allo streaming e pensano ai palasport

Teatri chiusi, la lirica si trasferisce di nuovo in rete, con la previsione che questa parentesi non sarà breve. “Io non credo che la sospensione delle nostre attività finirà il 24 novembre- ci dice Fulvio Macciardi, sovrintendente del Teatro Comunale di Bologna e vicepresidente dell’ANFOLS, l’associazione che riunisce 12 fondazioni lirico-sinfoniche italiane-. Non sapere cosa si farà tra un mese è per noi molto complicato visto che progettiamo con 2, 3 anni di anticipo. Anche nell’immediato la situazione è difficile. C’è tutto il mondo degli artisti, che vivono dei compensi che prendono per le serate di spettacolo e che ora, con l’annullamento degli spettacoli, hanno reddito zero. Per loro non esiste cassa integrazione, non esistono ammortizzatori sociali.”


Quanti sono i lavoratori del settore?

“Nel campo delle fondazioni lirico-sinfoniche più di 5000 lavoratori sono direttamente interessati, poi ce ne sono altrettanti nell’indotto. Ci sono tanti lavori oscuri, ma per noi fondamentali, come la sartoria, il trucco, gli acconciatori. Sono operatori che hanno l’ingaggio solo per le serate di lavoro: nel diritto del lavoro si chiamano lavoratori intermittenti perché lavorano per brevi periodi, ma con continuità.  Dopo l’estate avevamo cominciato un percorso di ripresa, ma l’evoluzione della situazione sanitaria e a seguire le decisioni del Governo sono state una doccia fredda.”

E come vi state preparando per il futuro?


“Stiamo pensando a forme diverse di streaming da presentare sulle diverse piattaforme per rappresentare com’è la vita all’interno di un teatro. Poi stiamo cercando di proseguire i lavori di preparazione: ci portiamo avanti per essere pronti a presentare i nuovi spettacoli appena si potrà.  Devo dire che nel pubblico il desiderio di presenza è molto forte. La sera precedente la chiusura, a Bologna abbiamo spostato lo spettacolo al PalaDozza, con successo di pubblico. Forse questa nostra scelta di delocalizzare in uno spazio molto ampio un teatro del ‘700 storico come il nostro, che ha spazi molto angusti, potrebbe essere una scelta interessante, soprattutto pensando alla bella stagione e alla possibilità di sfruttare arene e spazi all’aperto. Sono operazioni in cui dobbiamo uscire da schemi precostituiti e pensare anche a modalità differenti."

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Quindi in futuro vedremo sempre più opera nei palasport?

"Credo che ci sarà sempre un mix, il patrimonio italiano dei teatri d’opera è assolutamente insostituibile, ma questa è sicuramente una ipotesi. Il problema è che la delocalizzazione comporta anche investimenti. Stiamo chiedendo sostegni non per la gestione dell’ordinario, ma proprio per pensare un futuro diverso, visto che la pausa che abbiamo già avuto e che si ripresenta adesso non è episodica. Non potremo tornare alla presentazione ordinaria di spettacoli tra uno o due mesi, ma forse tra sei mesi, un anno. Nel frattempo non dobbiamo spegnere le nostre voci, ma rimanere aperti. Pensiamo che le nostre attività siano necessarie a un certo tipo di vita e di comunità, però sono necessari investimenti per portare il teatro in posti alternativi.  Non è all’ordine del giorno ma potremmo portare la lirica anche negli stadi. Pensi a quanta distanza di sicurezza sarebbe garantita, ma servirebbe un grande investimento nell’impianto di diffusione sonora. Ciò che fa l’Arena di Verona è in questo caso un esempio. Impiegare gli spazi lasciati liberi dallo sport per avvenimenti culturali incontrerebbe anche la soddisfazione del pubblico. Sarebbe però un percorso che dovrebbe necessariamente essere sostenuto dalle municipalità e del Ministero. Da soli, i teatri non ce la farebbero."

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Torniamo allo streaming. Crede che sia sufficiente?

"Personalmente credo che lo streaming che sostituisca in maniera analoga e paritaria lo spettacolo dal vivo abbia fatto il suo tempo. Può essere interessante per far vedere produzioni storiche o altri progetti, come un docufilm sul quale stiamo già lavorando sul dietro le quinte di uno spettacolo."

Quali saranno i primi spettacoli che proporrete?

"Quelli già pronti, credo dell’Arena di Verona e del Petruzzelli di Bari. Sono spettacoli di musica sinfonica. La lirica arriverà per fine novembre-dicembre. Uno spettacolo d’opera prodotto per lo streaming ha costi molto elevati e in questo momento è impensabile investire solo per la rete."

Quindi cartelloni annullati…

"Per ora cartelloni annullati, con un enorme punto di domanda per dicembre, il mese in cui molti teatri inaugurano la stagione. Proprio le inaugurazioni dovrebbero essere in streaming, perché sono un appuntamento per la comunità. Certo, lo spettacolo non sarà come quello del teatro. Sarà sicuramente dal vivo, ma in forma semi-scenica, con l’orchestra in buca e i cantanti con alcuni costumi e alcuni movimenti.  Non abbiamo intenzione di fermarci, vogliamo mantenere vivo il nostro lavoro."

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