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Alone Vol 4, continua il suggestivo viaggio sonoro di Gianni Maroccolo

Musica

Fabrizio Basso

Il lockdown non ha fermato Gianni Maroccolo che è uscito con Alone vol. IV, con la partecipazione di Don Backy, Matilde Benvenuti, Giorgio Canali, Flavio Ferri dei Delta V, Umberto Maria Giardini, L’Aura, Luca Martelli, Teho Teardo e Stefano "Edda" Rampoldi. L'INTERVISTA

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Il lockdown (GLI AGGIORNAMENTI - LO SPECIALE) cristallizzava il mondo ma non Gianni Maroccolo che ha interpretato il tempo sospeso come una dimensione di incontenibile creatività. E così dopo Noio volevam suonar, il disco-regalo realizzato durante la quarantena con Edda, Marok ha realizzato anche il quarto capitolo del progetto Alone, ne abbiamo parlato.

La paura del vuoto creativo non ha sconfitto la pienezza creativa.
Doveva essere uno dei momenti più vuoti e invece si è arricchito di belle cose.
Mancano ancora i concerti, però.
Personalmente temo che il pubblico non sia ancora pronto e fiducioso a venire a un concerto, io avrei stesso atteso ancora un attimo.
Dobbiamo riassettarci.
Tutti abbiamo perso qualcosa e molti qualcuno. Ora c'è una piccola opportunità di rinascita. Bisognerebbe rivedere un po’ meglio certe cose.
Eccoci al progetto Alone giunto al quarto volume.
Fa parte di un percorso in solitaria dopo 40 anni dedicati alla musica di insieme. Mi sono chiesto se ha ancora un senso che io faccio musica. A 50/55 anni non si riparte con un gruppo dopo un passato di Litfiba e CSI.
Dunque che è successo?
Ho ritrovato voglie vecchie che avevo e che mai in passato avevo espresso nei progetti di gruppo. Il gruppo vive su qualche passo indietro di ciascuno.
Come hai proceduto?
Ho fotografato il flusso creativo come è, senza arrangiamenti né sovrastrutture. Non ho vincoli. Per quanto sia un viaggio in solitario c’è l’arte dell’incontro. Si sperimenta con colleghi e altri musicisti e si conosce il mondo. Ogni volume viene arricchito da ospiti, amici, musicisti che stimo frutto di mail notturne o telefonate improbabili.
Ci porti nel mondo delle malattie mentali. O presunte tali.
Le mie sono sensazioni non convinzioni. C’è in questa epoca una esasperazione della dualità, si è manichei, o con me o contro di me. Il massimo della sua nefandezza è arrogarsi il diritto di dire chi è normale e chi no. Spesso si è diversi perché non si è come ti vorrebbero.
Una volta bastava dire che una persona pareva strana per seppellirla in un manicomio. E parlo di cento anni fa non migliaia di anni.
Anche oggi basta la parola e si finisce matti. Una apparente stranezza ti porta al trattamento sanitario obbligatorio.
L'elettronica trasmette i lamenti di quelle mura.
L'elettronica serve a trasmettere l’urlo della disperazione, mi serviva a livello di suono, garantisce una certa cadenza ritmica.
La tua esperienza ti ha aiutato.
Dicono che sia un buon bassista ma io mi sento un musicista. Mi piace sonorizzare. Narrare senza l'aiuto del testo. Amo la  musica d'ambiente minimale, mi piace cogliere le note dei suoni.
Ogni ascolto apre nuove porte.
C'è una sorta di comunicazione multistrato. Prima fai un ascolto di sottofondo, poi scavi in profondità e arrivano altre cose e in fondo trovi mondi altri ancora.
Hai coinvolto nel progetto L’Aura.
Ha una voce unica, è identitaria. Spero che mamma Laura torni sul palco.
Lo porterai in tour?
Stiamo ragionando per portarlo dal vivo. Alone è nata come piccola collana editoriale, al IV volume abbiamo capito che una parte live ci sta. La questione è come approcciarlo. Faremo la prova generale a Fabbrica Europa che fanno a Firenze, ci ritroveremo il 12 settembre e iniziamo a sperimentare. Mi piacerebbe suonare in non luoghi musicali, stare al di fuori degli spazi destinati abitualmente ai concerti.
Nuovi lavori?
Sto già pensando al quinto capitolo. L’impegno è notevole con due dischi in un anno. Farò qualche concerto con Edda. Poi resta vivo il progetto Deproducers.