Ghemon, il nuovo cammino è Scritto nelle Stelle

Musica

Fabrizio Basso

Ghemon fotografato da Andrea Nose Barchi

Quando è Scritto nelle Stelle significa che non puoi sottrarti. E così è per Ghemon che col suo nuovo disco (Carosello Record/Artist First) si racconta come mai accaduto prima. L'INTERVISTA

(@BassoFabrizio)

Che si tratti di un disco fondamentale non solo per Ghemon ma anche per la musica di questi anni lo ho capito subito perché lo ho ascoltato ben tre volte orima dell'intervista. Le parole usate dall'artista di Avellino sono stratificate, come quando su una tela si applicano più colori. E ognuno offre una diversa sfumatura. E' un disco consapevole Scritto nelle Stelle perché è prima di tutto un appuntamento con se stessi. Ne abbiamo parlato al telefono.

Attesa alta e lavoro importante.
E' il sesto disco e il mio comincia a essere un percorso importante, molto lungo e strutturato. Qui ho messo tutte le spezie di cui disponevo, Scritto nelle Stelle riassume tutte le cose che io sono musicalmente parlando.
Non è però un punto di arrivo.
Certo che no. Magari in futuro farò un disco da crooner ma questo è un album versatile. E' un disco positivo di un periodo positivo della mia vita. Bisogna sapere destinare l’arte anche a raccontare cose positive.
Anche musicalmente ti diverti: funky, pop, rap...
Mi piace muovermi su più piani, usare tutti i colori presenti sulla tavalozza. Non sono una cosa sola.
Le prime canzoni rivelano una sottile linea di fragilità. Le hai sconfitte?
Sotto molti punti di vista ho vinto, ci sono aspetti che si possono migliorare anche maturando come persona. Per usare una metafora calcistica devi saper calciare i rigori decisivi. Se sai di essere fragile su determinate cose poi quando le affronti non ti spaventa.
Parole sincere, trasparenti.
E' importante che dica la verità, le persone hanno visto che sono onesto. Mi torna più comodo dire la verità perché le bugie comportano un'altra persona che vive in te cui si aggiunge lo sforzo di memoria per reggere la menzogna.
In Un’anima ci sono paura del fallimento e sindrome dell’impostore: cosa rappresentano?
La ho scritta al piano ed è quella che mi piace di più. La paura del fallimento c’è stata anche preparando questo disco. Ma meno male che c'è altrimenti avrei calcolato tutto e sarei un robot. In passato la reazione non mi veniva facile, aiuta l’esperienza. E' anche il motivo per cui ci ho messo molto a finire il disco, perché c’è tanta roba. Cerco sempre la formula nuova.
E la Sindrome impostore?
Fai l’artista ma devi fare pace con la quotidianità. Io mi immagino che arriva la polizia dell’arte e rivuole indietro tutto quello che ha fatto. Lo spunto di riflessione è che non si è sempre coscienti del proprio talento.
In Buona stella parli dei casini della vita quotidiana: hai messo ordine?
L'ordine è fondamentale per la mia sopravvivenza. Anche la mattina, la cura, farmi la barba, vestirmi e mettermi il profumo anche per stare in casa. Studio pianoforte. Mi piace avere la giornata schedulata e amare la stanchezza che mi aspetta alla fine della giornata. Una domenica tutto si è fermato per tre ore, ero fisso sul social, sul pc e ho attraversato un tempo ancora più lento. Lì ho compreso che se mi abbruttisco il tempo non passa più veloce.
Il covid 19 ci cambierà?
Che sarà di noi....gli uomini tendono a dimenticare velocemente. La parte sensibile al mondo che è stata sollcitata da questo ceffone migliorerà. Gli altri staranno come sono o peggioreranno.

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