L’ex Genesis entusiasta della nuova versione del suo brano firmata dal trombettista sardo
Da una parte Paolo Fresu. Dall’altra Peter Gabriel. Non necessariamente due musicisti provenienti dallo stesso ambiente, musicale e non. Ma arte, solidarietà e amore per il nostro Paese li hanno portati a stringere uno stretto rapporto. Nei giorni scorsi, il trombettista sardo ha pubblicato una sua nuova versione di “What Lies Ahead” dell’artista britannico, brano che già gli aveva “soffiato” qualche anno fa. A raccontarne la bella storia è stato lo stesso Fresu, trovando in Gabriel una immediata conferma.
La versione di Fresu
«Nella primavera del 2014 chiesi a Peter Gabriel di partecipare con un video alla campagna di raccolta fondi a favore degli alluvionati della Sardegna – ricorda Paolo Fresu – Peter non solo raccolse immediatamente l’invito ma si scusò di averlo mandato tardivamente in quanto stava diventando nonno: “Ho perso la testa” mi scrisse allora, come ci conoscessimo da sempre… La dimostrazione di una grande umanità, oltre che di un grande spessore artistico. Il 21 novembre dello stesso anno tenne un concerto all' Unipol Arena di Casalecchio di Reno alle porte di Bologna alla quale assistettero mia moglie Sonia Peana e il mio collaboratore Luca Devito. Lo raccontarono come uno spettacolo magnifico. Sobrio e poetico nel medesimo tempo. Con una ritmica d’eccezione che coinvolgeva Manu Katche e Tony Levin Ma per tanto tempo mi raccontarono soprattutto del brano di apertura in cui Peter, con il suo pianoforte e con la sua inconfondibile voce, era accompagnato da una meravigliosa violoncellista oltre che dal contrabbasso. Il racconto era così avvincente che acquistammo il concerto di quella sera e diventò uno dei reiterati ascolti di quel periodo. Il brano iniziale si intitolava “What Lies Ahead”, una specie di corale sobrio e profondo che Peter definiva «una sorta di antipasto» per le portate musicali successive condite con brani come “Don’t give up”, “Mercy Street”, “Daddy Long Legs” e “Biko”. Quando nel maggio del 2015 entrai in studio con Omar Sosa per il disco “Eros” proposi di registrare “What Lies Ahead” aggiungendo il violoncello di Piero Salvatori. Il brano non era nel programma delle registrazioni né tantomeno Omar lo conosceva, ma quando glielo feci ascoltare al pianoforte impazzì di gioia. Solo dopo averlo registrato mi posi il problema di chiedere il permesso a Peter scoprendo che il brano, scritto da suo figlio Isaac, era inedito e mai stato registrato ma solo eseguito dal vivo in quel tour. Oggi “What Lies Ahead” è in un disco per noi fortunato dell'etichetta Tǔk Music che coinvolge in veste di ospiti anche Natacha Atlas, Jaques Morelenbaum e il Quartetto Alborada. Quale brano più sensuale e voluttuoso? Al tempo del coronavirus ho chiesto ancora a Peter Gabriel il permesso di poterlo registrare ancora una volta. A casa e da solo, utilizzando la base originale di allora e posizionandovi sopra una nuova tromba dopo cinque anni. Ciò che ci aspetta non lo sappiamo ma siamo coscienti del bisogno di vita e di comunione oltre che di sguardi e di carezze. Le mie di oggi sono in questa nuova versione».
Il permesso di Gabriel
A sua volta, Peter Gabriel ha condivido il brano sui suoi canali social svelando la sua “versione dei fatti”, che ovviamente collima con quella del trombettista sardo. «A volte in tour ho suonato canzoni prima che fossero finite – scrive l’ex Genesis – Credo che il processo sia interessante quanto il prodotto finale. “What Live Ahead” è una canzone che ho sviluppato da una melodia che stava suonando mio figlio Isaac a ancora non avevo ancora finito le parole quando l’ho provata in alcuni concerti del “Back to Front tour”. Sono stato molto sorpreso quando Paolo Fresu mi ha mandato una versione che aveva inciso con alcuni fantastici musicisti con i quali stava lavorando. Loro l’hanno portata in un territorio jazz completamente differente ma era suonata con tale sentimento che ho dato il permesso a Paolo di pubblicarla. Ha davvero un grande cuore».