Il regista iraniano vincitore della Palma d’oro a Cannes 2025, è stato condannato in contumacia a un anno di carcere per propaganda contro lo Stato. La sentenza include un divieto di viaggio di due anni. A renderlo noto è stato il suo avvocato, Mostafa Nili, che ha già annunciato l’intenzione di ricorrere in appello
Jafar Panahi, uno dei cineasti più celebrati del cinema iraniano, è stato condannato in contumacia a un anno di carcere per “attività di propaganda contro lo Stato”. La notizia arriva da Teheran, dove la magistratura ha emesso la sentenza che prevede anche un divieto di viaggio per due anni. A renderlo noto è stato il suo avvocato, Mostafa Nili, che ha già annunciato l’intenzione di ricorrere in appello
Una carriera tra premi e censure
Panahi, 65 anni, conosce bene il prezzo della sua indipendenza artistica. Arrestato più volte, sottoposto a divieti e restrizioni, non ha mai smesso di raccontare il suo Paese. A maggio ha conquistato la Palma d’oro a Cannes con “Un semplice incidente”, mentre a ottobre ha ricevuto il premio alla carriera alla Festa del Cinema di Roma. Due riconoscimenti che parlano chiaro: il suo cinema continua a essere un punto di riferimento internazionale, nonostante le pressioni interne.
Approfondimento
Un semplice incidente, trama e cast del film di Jafar Panahi al cinema
Un maestro che sfida la censura
Autore di film diventati simbolo, come “Il cerchio” (Leone d’Oro a Venezia nel 2000), “Taxi Teheran” (Orso d’Oro a Berlino nel 2015) e “Tre volti”, premiato a Cannes nel 2018, Panahi ha costruito una carriera in equilibrio tra creatività e rischio. Le sue opere, girate spesso in condizioni proibitive, raccontano la vita quotidiana e le contraddizioni dell’Iran, sfidando apertamente la censura. La nuova condanna non è solo un atto giudiziario: è il segnale di una battaglia culturale che non si ferma. Il cinema, per Panahi, resta un’arma di libertà.