La figlia primogenita del grande attore è morta lo scorso agosto, ma la notizia è stata diffusa solo ora. Attrice, produttrice e attivista, ha lasciato un segno nel mondo dello spettacolo e dell’impegno sociale
Susan Kendall Newman, figlia dell’iconico attore Paul Newman e della sua prima moglie Jacqueline Witte, è morta il 2 agosto scorso all’età di 72 anni. La notizia, però, è stata resa pubblica solo in questi giorni. Secondo quanto comunicato dalla famiglia, il decesso è stato causato da “complicazioni dovute a problemi di salute cronici”. Un addio discreto, in linea con lo stile riservato che ha sempre contraddistinto la vita di Susan, lontana dai riflettori ma profondamente legata al mondo dell’arte e dell’impegno civile.
Cinema, teatro e una carriera dietro le quinte
Nata a New York nel 1953, Susan aveva mosso i primi passi nel teatro, recitando in produzioni dentro e fuori Broadway. Il suo debutto cinematografico più noto risale al 1978, nel film “Voglio tenerti per mano” (I Wanna Hold Your Hand) di Robert Zemeckis, dove interpretava Peggy Sue, una delle ragazze in delirio per i Beatles durante la loro storica apparizione al The Ed Sullivan Show. Aveva già recitato l’anno prima in “Colpo secco” (Slap Shot) accanto al padre, e nel 1978 era apparsa anche in “Un matrimonio” (A Wedding) di Robert Altman. Ma il suo talento non si è fermato alla recitazione: nel 1980 ha prodotto “La scatola delle ombre” (The Shadow Box), adattamento televisivo diretto da Paul Newman e interpretato da Joanne Woodward, seconda moglie dell’attore. Il progetto le valse una nomination agli Emmy.
L’impegno sociale e la memoria del fratello
La morte del fratello Scott, avvenuta nel 1978 per overdose, segnò profondamente Susan. Da quel momento decise di dedicarsi alla prevenzione delle dipendenze, entrando nella Scott Newman Foundation, fondata dal padre proprio in memoria di Scott. In qualità di direttrice esecutiva, promosse campagne educative e progetti di sensibilizzazione, ottenendo riconoscimenti da diverse organizzazioni nazionali. La sua attività si estese anche alla produzione culturale: realizzò audiolibri per bambini tratti da classici della letteratura, ricevendo persino una nomination ai Grammy Awards. “Non ho mai cercato di essere famosa come mio padre. Volevo solo fare qualcosa che avesse un senso”, dichiarò in un’intervista.