Il Gattopardo, stasera in tv il film di Luchino Visconti: 15 curiosità sul cult del cinema

Cinema
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Introduzione

Questa sera, lunedì 18 agosto 2025, Rai 3 propone alle 21.20 la versione restaurata de Il Gattopardo, il celebre film del 1963 diretto da Luchino Visconti. Si tratta di un’opera monumentale che, a oltre sessant’anni dalla sua uscita, continua a essere considerata una pietra miliare della storia del cinema italiano. Il restauro è stato curato dalla Cineteca di Bologna, permettendo di riportare sullo schermo tutta la potenza visiva di un racconto ambientato negli anni cruciali dell’Unità d’Italia.

 

La pellicola trae ispirazione dal romanzo omonimo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, pubblicato nel 1958, due anni dopo la morte dell’autore.

Una storia che intreccia memoria familiare e Storia nazionale, e che ancora oggi conserva intatta la sua forza. Non a caso, nel 2025, Netflix ha dato vita anche a una serie ispirata al romanzo, con protagonisti Kim Rossi Stuart e Deva Cassel, figlia di Monica Bellucci.

 

Scopriamo di seguito le 15 curiosità relative al film diretto dal grande Luchino Visconti, una pellicola che è presto (anche se non immediatamente, come vedremo di seguito tra le varie curiosità) diventata una pietra miliare del grande schermo tricolore. 

Quello che devi sapere

Una trama che racconta la fine di un’epoca

Il cuore del film Il Gattopardo ruota intorno alla figura del principe Fabrizio Corbera di Salina, interpretato da Burt Lancaster. Siamo nel 1860, subito dopo lo sbarco dei Mille a Marsala: l’aristocrazia siciliana si trova costretta a fare i conti con un inevitabile declino. Con malinconico distacco, don Fabrizio osserva l’avanzare di una nuova borghesia che si appropria di potere e ricchezze, sancendo la fine di un mondo.

Il nipote Tancredi, impersonato da Alain Delon, incarna il cinismo necessario a sopravvivere nei mutamenti storici. A lui si deve la celebre frase “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”, simbolo dell’adattabilità tutta siciliana davanti a governi e dominazioni sempre diversi. Di fronte, il principe risponde con amarezza: “E dopo sarà diverso, ma peggiore”.

La vicenda si snoda anche attraverso le vicende amorose: Tancredi, pur avendo mostrato attenzione per Concetta, figlia del principe, sceglierà di sposare Angelica, interpretata da Claudia Cardinale, attratto tanto dalla sua bellezza quanto dal patrimonio della famiglia Sedara.

Un capolavoro premiato e discusso

Al suo debutto, Il Gattopardo conquistò la Palma d’Oro al 16º Festival di Cannes. Eppure il successo non fu uniforme: se in Italia la pellicola sbancò al botteghino con oltre 12 milioni di spettatori, negli Stati Uniti andò incontro a un clamoroso insuccesso, complice anche un montaggio ridotto senza il consenso di Visconti.

 

Criticato inizialmente da parte della sinistra italiana, che vedeva nel romanzo di Tomasi di Lampedusa un’ideologia “politicamente conservatrice”, il film col tempo è stato completamente rivalutato. Oggi gode di un prestigio internazionale indiscusso: su Rotten Tomatoes ha il 98% di recensioni positive, mentre su Metacritic raggiunge il punteggio perfetto di 100. Martin Scorsese lo ha inserito tra i suoi dodici film preferiti di sempre.

Un capolavoro premiato e discusso
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Un set imponente e un budget fuori controllo

La produzione del film fu tutt’altro che semplice. Dopo il grande successo editoriale del romanzo, i diritti furono acquistati dal produttore Goffredo Lombardo della Titanus. La regia inizialmente fu affidata a Mario Soldati e poi a Ettore Giannini, entrambi sostituiti per contrasti creativi, fino all’arrivo di Luchino Visconti.

Visconti immaginava fin dall’inizio un kolossal e, nonostante i richiami del produttore, non badò a spese. Fu proprio l’ingaggio di una star hollywoodiana come Burt Lancaster a garantire la distribuzione negli Stati Uniti, condizione necessaria per contenere i rischi finanziari. Ma il film arrivò comunque a costare quasi tre miliardi di lire, contribuendo al tracollo della Titanus come casa di produzione.

Le riprese tra Sicilia e set ricostruiti

Per garantire autenticità, Visconti volle girare molte scene in Sicilia. Tuttavia, non sempre i luoghi originali erano utilizzabili: la residenza dei Salina, ad esempio, venne ricostruita a Villa Boscogrande. Il borgo di Donnafugata fu rappresentato da Ciminna, dove venne addirittura innalzata da zero la facciata del palazzo del principe, in soli 45 giorni.

La celebre scena del ballo, lunga oltre 44 minuti, fu girata invece a Palazzo Valguarnera-Gangi a Palermo. Le sale vennero arredate con mobili, arazzi e quadri autentici, prestati da famiglie nobiliari e persino da Gioacchino Lanza Tomasi, figlio adottivo dello scrittore. L’illuminazione naturale delle candele, voluta da Visconti, rese quell’atmosfera indimenticabile ma impose turni massacranti a centinaia di comparse.

Le riprese tra Sicilia e set ricostruiti
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Il doppiaggio e le tensioni sul set

Anche il doppiaggio conobbe non pochi contrasti. Burt Lancaster fu affidato alla voce di Corrado Gaipa, mentre Alain Delon a Carlo Sabatini. Claudia Cardinale, inizialmente disponibile a farsi doppiare, si infuriò quando scoprì che non tutti gli altri attori sarebbero stati doppiati da interpreti siciliani, come promesso da Visconti.

La pubblicazione postuma del romanzo

Il romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa vide la luce soltanto nel 1958, due anni dopo la morte dello scrittore. La sua vicenda editoriale fu piuttosto tormentata: inizialmente era stato rifiutato da diversi editori, giudicato un testo fuori dagli schemi e difficile da collocare. Solo grazie all’intervento di Giorgio Bassani, che lo curò per Feltrinelli, l’opera arrivò finalmente al pubblico. Fu subito un caso letterario, un successo inatteso che diede voce a un autore fino a quel momento quasi sconosciuto.

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Un Premio Strega conquistato

L’anno successivo alla pubblicazione, Il Gattopardo vinse il Premio Strega, il riconoscimento letterario più importante in Italia. Questo trionfo consacrò l’opera come uno dei romanzi fondamentali del Novecento, capace di coniugare dimensione privata e grande Storia. Il premio contribuì anche a diffondere ulteriormente il libro, che da allora non smise più di essere letto, tradotto e discusso, fino a diventare una pietra miliare della narrativa europea.

Le regie mancate di Soldati e Giannini

Prima che Luchino Visconti prendesse in mano la regia del film, la trasposizione cinematografica fu affidata a due altri nomi. In un primo momento la scelta cadde su Mario Soldati, autore e regista di talento, e successivamente su Ettore Giannini. Entrambi, tuttavia, furono sostituiti per contrasti creativi e per divergenze sulla direzione da imprimere al progetto. Solo con l’arrivo di Visconti il film trovò la sua identità definitiva, diventando una delle più grandi opere del cinema italiano.

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Una sceneggiatura alternativa

Ettore Giannini aveva già messo mano a una sceneggiatura che interpretava Il Gattopardo in chiave diversa. La sua versione puntava in modo particolare sugli eventi del Risorgimento, relegando sullo sfondo le vicende private e i rapporti familiari. Questa scelta non convinse né il produttore né Visconti, che consideravano essenziale il legame tra storia collettiva e dimensione intimista del romanzo. La sceneggiatura venne quindi scartata e il progetto prese una direzione più fedele allo spirito originale di Tomasi di Lampedusa. 

La scelta di Burt Lancaster

Uno degli aspetti più discussi fu il casting del principe di Salina. Per garantire una distribuzione internazionale, la produzione impose la presenza di una star hollywoodiana, elemento cruciale per attrarre investitori e pubblico negli Stati Uniti. Così fu scelto Burt Lancaster, attore già affermato a livello mondiale, che diede al personaggio una presenza scenica imponente e carismatica. Nonostante inizialmente Visconti avesse immaginato altri interpreti italiani o europei, la performance di Lancaster rimase memorabile e contribuì al successo del film.

La scelta di Burt Lancaster
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Scenografie imponenti e set costruiti da zero

Per restituire l’atmosfera del romanzo, vennero realizzati set di straordinaria complessità. A Ciminna, in provincia di Palermo, fu addirittura costruita da zero la facciata del palazzo del principe, completata in appena 45 giorni. Questo lavoro minuzioso servì a garantire la massima autenticità, ma anche a trasformare il film in un’opera di grande impatto visivo. Insieme alle riprese in location reali, queste scenografie contribuirono a rendere Il Gattopardo un vero e proprio affresco storico.

Il celebre ballo tra candele e arredi autentici

La scena del ballo a Palazzo Valguarnera-Gangi è una delle sequenze più celebri della storia del cinema. Lunga oltre 44 minuti, fu girata in condizioni difficili perché Visconti volle che fosse illuminata soltanto da migliaia di candele, così da ottenere una luce calda e vibrante. L’effetto fu straordinario, ma impose turni faticosi e grande impegno tecnico. A rendere la scena ancora più autentica contribuirono arredi e opere d’arte originali, prestati da famiglie nobiliari e dallo stesso Gioacchino Lanza Tomasi, figlio adottivo dello scrittore.

Il celebre ballo tra candele e arredi autentici
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Coreografia e fotografia premiate

Il celebre valzer finale fu curato dal coreografo Alberto Testa, che rese la sequenza un perfetto equilibrio tra eleganza e intensità drammatica. A completare l’opera visiva fu la fotografia di Giuseppe Rotunno, uno dei grandi maestri del cinema italiano. Il suo lavoro fu premiato con il Nastro d’argento, confermando l’altissimo livello tecnico del film. L’uso dei colori, la gestione della luce e la capacità di trasformare le scene in veri quadri d’epoca restano ancora oggi tra i punti più alti della pellicola.

Tra incassi record e riconoscimenti immortali

All’uscita nelle sale, Il Gattopardo ottenne in Italia un successo enorme, diventando il campione d’incassi della stagione 1962-1963 e conquistando milioni di spettatori. Negli Stati Uniti, al contrario, subì tagli di mezz’ora imposti dalla distribuzione, compromettendo l’impatto del film e portando a una fredda accoglienza. Con il tempo, però, la pellicola è stata rivalutata a livello internazionale: oggi figura nella lista dei “100 film italiani da salvare” e rientra nei dodici titoli preferiti da Martin Scorsese, a conferma della sua eredità artistica senza tempo.

Tra incassi record e riconoscimenti immortali
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Un’eredità che non si spegne

Con il suo sguardo sulla fine dell’aristocrazia e sull’ascesa della borghesia, Il Gattopardo resta una riflessione universale sul cambiamento e sull’ineluttabilità della Storia. Ogni proiezione, ogni nuova visione restaurata non fa che confermare la grandezza di un’opera che continua a parlare al presente, pur affondando le radici in un passato lontano.

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