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The Shrouds, David Cronenberg tra sesso e morte, lutto e complotto. La recensione del film

Cinema
Paolo Nizza

Paolo Nizza

TRAILER The Shrouds - Segreti sepolti
CINEMA
TRAILER The Shrouds - Segreti sepolti
00:01:30 min

Al cinema in Italia dal 3 aprile, il nuovo lungometraggio del cineasta canadese è un ipnotico ed enigmatico viaggio alla scoperta cognizione del dolore. Tra sudari ipertecnologici, paranoie complottiste, un’opera che centrifuga la spy story, l’attrazione erotica dei corpi e uno humour nerissimo di stampo surrealista. Con Vincent Cassel, Diane Kruger, Guy Pearce, Sandrine Holt, Elizabeth Saunder

La nuova carne non riposa qui. In The Shrouds – Segreti sepolti. L’augurio di lunga vita su cu si chiudeva VIdeodrome si è trasfigurato in un singhiozzo. Il nuovo film di David Cronenberg, nelle sale cinematografiche italiane a partire da giovedì 3 aprile, è una delirante, suggestiva, crudele marcia funebre. Un sulfureo requiem orchestrato tra fisica e metafisica. Un’opera generata da una perdita. Carolyn Zeifman, la donna con cui il regista era sposato da più di 40 anni e deceduta nel 2017 in seguito a un tumore. Ma il lungometraggio non è un’elaborazione scandita da 24 fotogrammi al secondo. E, altresì, un algido compendio di decomposizione, un documentario di finzione sulla “morte al lavoro” per usare la celebre definizione che Jean Cocteau diede del cinema. Tra avatar e telecamere digitali, un invito alla consapevolezza che certi dolori non se ne andranno mai.

"Il dolore fa marcire i denti"

“Grief is rotting your teeth”. (Il dolore sta facendo marcire i denti”). Il dolore del lutto ti sta facendo marcire i denti. E questo l’incipit di Shrouds- Segreti sepolti. E i denti in questione appartengono a Karsh, business man e imprenditore di grande successo. Disperato per la dipartita della sua consorte Becca, l’uomo ha creato GraveTech, una tecnologia rivoluzionaria e disturbante che consente ai vivi di monitorare in tempo reale i propri cari defunti avvolti in sudari hi-tech. Tuttavia, una notte, molte tombe, inclusa quella della moglie di Karsh, vengono misteriosamente violate. Con l’aiuto della sorella di Becca, Karsh cerca di scoprire l’identità dei profanatori.

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Tra cimiteri e ristoranti

“La morte non è niente. Sono solamente passato dall'altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l'uno per l'altro lo siamo ancora. "Parola di Sant’ Agostino da Ippona. David Cronenberg, invece, è un regista di Toronto, ateo ed esistenzialista. Eppure, risultano così vicini e al tempo stesso così lontani. Perché i defunti continuano a esistere nelle nostre menti e spesso proiettiamo le lore ombre sugli altri. E il lungometraggio esplora il territorio periglioso e affascinante del lutto, con modalità sorprendenti, perturbanti, vivide come sempre accade nella filmografia del cineasta canadese. Elegante con le sue nuance di grigi e blu, con un ristorante vista cimitero come appettizer offre Korean Beef Tartar, e Grilled Ocropus, la pellicola miscela l’essenziale design made in Japan con la putrescenza ad alta definizione.

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eros e thanatos

Al solito David Cronenberg, resta uno dei pochi registi in grado di filmare l’eros seguendo le leggi del desiderio e non quelle del marketing o dell’algoritmo. Perché per citare il protagonista Krash: “Google si può ingannare”, la libido, invece no. Diane Krueger è un voluttuoso simulacro di sessualità, sia in versione onirica e cicatriziale (Crash docet) sia in carne e ossa nei panni di Terry, la sorella della moglie defunta. Senza dimenticare la dirompente carica erotica di Sandrine Holt nei panni di una Tycoon non vedente, mentre Guy Pearce è un ambiguo  Otello 2.0 in chiave nerd.

La morte nell'epoca della sua riproducibilità  tecnica

Vincent Cassel (con un look e un haircut assai simile a quello del regista), affronta il ruolo più parlato di tutta la sua carriera, E in generale scorrono fiumi di parole per tutte le due ore di The Shrouds. Ma non c'entrano i Jalisse e l’opera non è nient’affatto verbosa. Solo che gli esseri umani sovente cercano conforto nel linguaggio. Come se le frasi potessero lenire la perdita. Ma certo l’immagine replicata all’infinto di chi abbiamo amato e perduto può prosciugare quel mare di dolore in cui rischiamo di annegare. In fondo, la GraveTech è la morte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica.

Squarciare il sudario

Quella bocca spalancata e urlante, parimenti al ritratto di papa Innocenzo X dipinto da Francis Bacon con cui il protagonista si manifesta sullo schermo, le macchine anatomiche del Principe di Sansevero custodite a Napoli, il volo di una luminosa falene financo Bodies…The Exhibition la mostra di dissezioni di corpi umani plastinati The Shrouds centrifuga pittura, scultura, fotografia e film nel segno di Andre Bazin. Il cinema, quindi, permette di arrestare il tempo, è una sorta perpetua sacra sindone. Ma Cronenberg va oltre, squarcia il velo funerario. Con frizzi e lazzi degni dell’antologia dello humour nero curato dal surrealista Andre Breton, Cronenberg sbertuccia la nostra l’ossessione per il controllo. Perché per l’essere umano è insostenibile l’indifferenza dell’universo nei confronti del nostro destino; siamo vuoti a perdere, ma non possiamo accettare che la morte non abbia una spiegazione. Sicché il film sciorina tutti i cliché cari ai complottisti di ogni età, razza e religione, tra hacker russi, ecoterroristi, servizi segreti cinesi.

Il corpo è la realtà

Senza mai diabolizzare la tecnologia che di per sé non è né buona, né cattiva, il film ribadisce il concetto che il corpo è la realtà Come recita una battuta chiave: per gli ebrei il corpo deve decomporsi lentamente in modo che l’anima ossessionata da quel corpo che ama, riluttante a lasciarlo andare, che ha visto il mondo solo attraverso gli occhi di quel corpo, abbia il tempo di separarsene in modo graduale di dirgli addio e poi di ascendere la cielo”.

 

Abbracciare il mistero

Ça va sans dire, The Shrouds è un enigma, una vertigine, un sogno a cui è necessario abbandonarsi. Un labirinto in cui perdersi, senza lambiccarsi troppo. La ricerca ossessiva di una spiegazione, di una verità assoluta e inconfutabile potrebbe risultare infruttuosa e frustrante. Forse è più virtuoso ricordare i versi di Thomas Eliot: “Noi/moriamo con chi muore: guarda/ essi partono, e noi andiamo con loro./ Noi nasciamo con chi muore:/ guarda, essi ritornano e ci portano con loro». Meglio quindi abbracciare il mistero, il piacere, la paura, connettersi alle visioni uniche, magnetiche di uno degli ultimi grandi maestri della settima arte e goderne pienamente. Il cinema è anche questo.

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