Gene Hackman trovato morto in casa insieme alla moglie Betsy Arakawa e al cane

Cinema
Paolo Nizza

Paolo Nizza

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L'attore Premio Oscar 95enne è stato trovato accanto alla pianista 63enne con cui era sposato nella loro casa di Santa Fe. Con loro anche il cane. Sulle cause della morte c'è un'indagine in corso, nessun segno evidente di atto criminale sul luogo. Per la polizia di Santa Fe la tragica fine di Hackman e della moglie è da considerare "sospetta"

Gravissima perdita nel mondo del cinema. Gene Hackman, attore 95enne con una lunghissima carriera, è stato trovato morto accanto alla moglie, la pianista classica Betsy Arakawa (63 anni), mercoledì 26 febbraio nella loro casa di Santa Fe Summit. A dare conferma del decesso è stato lo sceriffo della contea di Santa Fe, Adan Mendoza, aggiungendo che con i due è stato trovato anche il corpo del loro cane. 

Col passare delle ore aveva preso corpo l’ipotesi che potesse trattarsi di un avvelenamento da monossido di carbonio. Ma la polizia ha dei dubbi e ha parlato di “morti sospette”. In corso le indagini (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI). 

Un mito della storia del cinema

Hackman ha interpretato più di 100 ruoli, tra cui quello di Lex Luthor nei film di Superman negli anni '70 e '80 e ha recitato anche in film di grande successo La giuria e The Conversation. La sua ultima apparizione sul grande schermo risale al 2004, quando interpretò Monroe Cole in Welcome to Mooseport
Il cinema perde così un mito. Eugene Allen Hackman, noto ai più come Gene con due premi Oscar, quattro Golden Globe (di cui uno alla carriera), due BAFTA, un Orso d'argento e una schidionata di altri riconoscimenti, ha segnato la storia della settima arte con interpretazioni che andrebbero studiate alla moviola da chiunque voglia seriamente intraprendere la carriera di attore. Un antidivo per eccellenza, ispido, ruvido, brusco ma al tempo stesso capace in Frankenstein Junior di Mel Brooks, nel ruolo dell’eremita non vedente Abelardo, di offrirci una delle scene più esilaranti mai apparse sul grande e piccolo schermo.

 

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Da Marine nella vita a Investigatore al cinema

Probabilmente anche in virtù dei quattro anni e mezzo trascorsi nel corpo dei Marines come radio operatore (ci era entrato all’età di 16 anni), Gene Hackman si è calato alla perfezione nei panni di uomini duri, dai modi spicci, ma non privi di ironia e sarcasmo. Basta pensare all’epocale investigatore Jimmy "Papà" Doyle di Il braccio violento della legge, il capolavoro firmato da William Friedkin nel 1971. Grazie a quel ruolo vinse una strameritata statuetta come protagonista. Ed è impossibile dimenticare la brutalità e l’ossessione di quel poliziotto, tutto instinto, dal whisky facile e dalla passione feticista per le ragazze con gli stivali.

La conversazione, tra jazz e paranoia

Tuttavia, Gene non è stato soltanto il duro, il militare massiccio e incazzato. In La conversazione (1974), Hackman, grazie al genio di Francis Ford Coppola che centrifuga il cinema di Michelangelo Antonioni con la spy story, riesce a dare una nota dolente e credibile alle paranoie di Harry Caul, un investigatore privato ed esperto di intercettazioni. Perennemente protetto da un impermeabile trasparente. Un uomo divorato dalla solitudine, anaffettivo, asociale, traboccante di nevrosi, eppure dolce e ispirato quando suona il sassofono nel suo appartamento con in sottofondo le note imperiture di dischi di musica jazz. E quel finale, in una casa  sventrato, è il requiem di un'anima persa che non aveva paura della morte ma dei morti.                  

Il Lex Luthor che non ti aspetti

“Dedicato ai cattivi, che poi così cattivi non sono mai”, cantava Loredana Bertè. E Gene Hackman di villain ne ha interpretati parecchi. Ma non è mai stato macchiettistico o banale nel rappresentare il male. Persino nei panni di Lex Luthor, nel primo Superman griffato da Richard Donner riesce a sparigliare le carte del cinecomic. Senza la consueta pelata del celebre mad doctor ma con un parrucchino e un ascot al collo , ci regala battute cult come questa: “Signorina Teschmacher, alcuni leggono Guerra e pace e pensano che sia solamente un libro di avventura, altri leggono gli ingredienti su una cartina di chewing gum e scoprono i segreti dell'universo”.

Lo sceriffo più cattivo del mondo

"Ça va sans dire", il malvagio per cui Hackman è entrato dell’empireo dei villain della storia del cinema è lo sceriffo Little Bill Daggett di Gli spietati. Non a caso, per merito di una performance mostruosa, si è portato a casa un Oscar come miglior attore non protagonista. E pensare che la prima scelta di Clint Eastrwood era John Malkovich, che rifiutò la parte. Senza contare che Gene non era molto convinto di recitare in questo feroce western, perché sua figlia aveva espresso il desiderio di non vederlo più in ruoli eccessivamente violenti. Ma per nostra fortuna, la star cambiò idea.

Un titano della recitazione

"Da dove vengo? Dove sto andando? Cosa voglio? Queste tre semplici cose possono portarti lontano come attore”. Con questo aforisma di pura schiettezza, Gene Hackman spiegava l’evoluzione della sua luminosa e volitiva carriera. E ora non ci resta che rivedere i tanti titoli di una star anomala e unica. Capace di passare con disinvoltura dal Buck Barrow, sodale della coppia Bonnie e Clyde in Gangster Story, al presidente degli Stati Uniti sadico bugiardo di Potere Assoluto.  Un divo, pieno di (auto)ironia, in grado di divertire gli spettatori con il personaggio del facoltoso, ottuso  e attempato satiro di Hearhbreaker - Vizio di Famiglia e di farsi odiare nella parte  del corrotto giudice William B. Tensy di La Giuria, uno dei suoi ultimi ruoli. Nel 2004 si ritirò  dalle scene e ribadì il concetto con queste parole: "Gli agenti non vogliono che lo dica, nel caso succeda qualcosa di buono, ma sono ufficialmente in pensione. Nessun dubbio a riguardo.". Un titano della recitazione inimitabile e di cui ormai si è perso lo stampo. Meno male che ci restano i suoi film. Da Mississippi Burning - Le radici dell'odio a I Tenenbaum, da Uccidete la colomba bianca ad Allarme Rosso, da Tutto in una notte a Get Shorty, un epifania di personaggi da antologia

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