"The Apprentice - Alle origini di Trump", il film sugli esordi del tycoon: 5 curiosità
CinemaDal 17 ottobre la pellicola, diretta dall'iraniano-danese Ali Abbasi, è nelle sale italiane. Dalla trama, fino alle polemiche: ecco cosa sapere su uno dei film più discussi dell'ultimo periodo
Arriva il 17 ottobre, nelle sale italiane, il film The Apprentice - Alle Origini di Trump, diretto dall'iraniano-danese Ali Abbasi. Dalla trama al cast, passando per le polemiche: ecco tutte le curiosità sulla pellicola.
La trama e il cast
Il film si concentra su un Donald Trump che non ha ancora 30 anni, ma che vuole già diventare il re dell'immobiliare di New York City. In un club esclusivo viene notato da Roy Cohn, un avvocato celebre per aver mandato alla sedia elettrica i Rosenberg. Cohn vede nel giovane Trump un suo alter ego alle prime armi, e Trump farà presso l'avvocato quell'apprendistato nell' "arte di fare affari" basato su alcune regole fondamentali: attaccare sempre, negare tutto, e non ammettere mai una sconfitta. Ma con il passare del tempo l'allievo supererà il maestro, in cinismo e mancanza di scrupoli. Il film, presentato in anteprima lo scorso maggio a Cannes, dove si è guadagnato una standing ovation di 8 minuti, ha un cast eccellente: c’è Jeremy Strong nel ruolo di Roy Cohn, mentre Sebastian Stan interpreta Trump. Maria Bakalova sarà Ivana Trump.
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Un film di "mostri"
"È un film di mostri. È un film di Frankenstein. Si tratta della creazione di un mostro da parte di un altro mostro", ha detto Strong, a Variety, parlando della pellicola. "È una fortuna che esca adesso, ma non è un incidente", ha aggiunto l'attore che dà il volto a Cohn. Poi, parlando del suo personaggio, come riporta Ap, ha aggiunto: "La sua sfida alla realtà e la sua negazione della realtà, per me sono le componenti distintive di ciò che ha instillato nel suo allievo modello. È un'eredità di menzogne, bugie, negazionismo e l'aggressiva ricerca della vittoria come unica misura morale".
Stan ha ascoltato le registrazioni di Trump 24 ore su 24
"Come si può interpetare la persona più famosa del mondo?", si è chiesto Sebastian Stan quando si è dovuto cimentare nel ruolo di Trump. Ma, come scrive Usa Today, l'attore, dopo aver parlato con il regista Abbasi, si è sentito "rassicurato che sotto tutto quel rumore c'era qualcosa che era importante esplorare. Vale a dire, perché le persone fanno quello che fanno?". Tre mesi prima di iniziare le riprese del film, Stan ha iniziato ad ascoltare le registrazioni di Trump 24 ore su 24: "È diventata una routine tanto quanto respirare", ha raccontato. "Sia che mi lavassi i denti, preparassi la colazione o salissi in macchina, lo ascoltavo. Stavo davvero cercando di catturare il suo modo di parlare". L'attore guardava anche i cinegiornali di Trump con sua moglie Ivana, "il modo in cui entrava nelle sale da ballo e nelle serate di gala e faceva questa sorta di sguardo 'Blue Steel' attraverso l'obiettivo della telecamera", ha aggiunto, riferendosi al film di Ben Stiller del 2001, Zoolander.
Prima di Abbasi film proposto ad altri registi
Prima che Ali Abbasi accettasse di lavorare al film, la sceneggiatura di Gabriel Sherman sarebbe stata proposta a diversi nomi noti della regia, tra cui anche Clint Eastwood e Paul Thomas Anderson. A raccontarlo è stato proprio lo stesso Abbasi, a Le Figaro: "I produttori di The Apprentice avevano difficoltà a trovare il regista giusto che rischiasse la sua carriera. Paul Thomas Anderson disse di no. Anche Clint Eastwood. Dovevano valutare il rischio economico".
Le minacce di Trump e la replica del regista
Il film - che negli Usa è uscito l'11 ottobre - ha attirato fin dalla sua gestazione le critiche del Tycoon. Steven Cheung, portavoce della campagna di Donald Trump, aveva dichiarato a Variety nei mesi scorsi: "Questo film è pura diffamazione, non dovrebbe vedere la luce e non merita neanche di stare nella sezione ddv a metà prezzo di un videonoleggio prossimo alla chiusura". E poi: "Faremo una causa per affrontare le palesemente false affermazioni di questi presunti cineasti. Questa spazzatura è pura finzione che sensazionalizza le bugie che sono state da tempo sfatate". Il regista Ali Abbasi, sulla questione, ha però sempre ribadito: "Questo non è davvero un film su Donald Trump, è un film sul sistema e su come funziona il sistema". Abbasi, durante la conferenza stampa a Cannes, aveva anche dichiarato: "Non penso necessariamente che questo sia un film che a Trump non piacerebbe. Non penso necessariamente che gli piacerebbe. Penso che ne rimarrebbe sorpreso. Mi offrirei di incontrarlo dove vuole e parlare del contesto del film, fare una proiezione e fare una chiacchierata dopo, se questo è interessante per qualcuno della campagna di Trump". Sul caso si è espresso anche lo sceneggiatore Gabriel Sherman: "Non volevamo fare polemica politica. Trump potrebbe esistere solo nel contesto di questo sistema molto americano dove il successo, il denaro e il potere contano più dell’integrità e della decenza. Viviamo in un mondo in cui la verità è relativa, i fatti sono solo una competizione tra diverse narrazioni, dove la realtà è ciò che dici, piuttosto che ciò che realmente è, dove la cosa più importante nella vita è vincere. E il modo per vincere è attaccare i tuoi nemici e non ammettere mai di avere torto, non tirarsi mai indietro, raddoppiare sempre. Spero che il pubblico capisca che The Apprentice è un ammonimento su ciò che accade quando una persona decide che l'unica cosa che conta nella vita è vincere. Penso che sia un modo corrosivo, tossico e distruttivo di avvicinarsi al mondo. Spero che questo film aiuti il pubblico a capire che questo è il mondo in cui viviamo, ma non è l’unico modo di vivere".