Iddu, la recensione del film con Elio Germano ispirato al boss Matteo Messina Denaro

Cinema
Paolo Nizza

Paolo Nizza

Liberamente ispirato a fatti realmente accaduti, una riflessione, sulle note della colonna sonora firmata da Colapesce, su quanto la mafia e le sue modalità abbiano contaminato la nostra società. Nel cast anche Toni Servillo e Barbora Bobulova

"La mafia è bella. Frate', la mafia è giusta", cantava Jake La furia in Inno Nazionale. Parole con ogni probabilità condivise da criminali protagonisti di Iddu, presentato in concorso alla 81.ma Mostra del cinema di Venezia, e dal 10 ottobre nelle sale cinematografiche italiane. La realtà, nel caso del lungometraggio firmato da Fabio Grassadonia e Antonio Piazza è un punto di partenza, non una destinazione. Certo la latitanza di Matteo Messina Denaro tracima in ogni inquadratura. Tuttavia, il film sceglie percorsi inesplorati, strade nuove e tortuose. L’arte interpreta, trasfigura la realtà, non si limita a fotocopiarla con una macchina Xerox. E grazie anche alla suggestiva  colonna sonora firmata da Colapesce,  il lungometraggio trasfigura la storia recente in una beffarda e amara parabola che rimanda a certe pellicole di Elio Petri.

Iddu, la trama del film

Scontato un periodo di detenzione per il reato di mafia, Catello Palumbo, politico di lungo corso, ha perso ogni cosa. Nel momento i cui Servizi Segreti italiani gli chiedono di collaborare per catturare il suo figlioccio Matteo, ultimo grande latitante di mafia in circolazione, Catello afferra al volo l'occasione per rimettersi in gioco. Uomo scaltro dalle infinite maschere, infaticabile prestigiator in grado di mutare la verità in menzogna e viceversa, Catello crea un unico e decisamente improbabile e forbito scambio epistolare con il latitante, del cui triste vuoto emotivo cerca d’approfittare. Una scommessa che con uno dei criminali più ricercati al mondo comporta un certo rischio…

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Il latitante che legge L'Ecclesiaste

“E tutto vidi nella creazione di Dio/Ma a ogni cosa che esiste/A tutto quel che accade sotto l sole/Un senso l’uomo non riesce a dare/Lì sopra gli uomini si affaticano/Senza poter trovare /E il sapiente che dice di sapere/Neppure lui riesce a trovarlo. Sono versi tratti da Qohélet, meglio noto come L’Ecclesiaste. È il libro preferito di Matteo. Anche i mafiosi leggono. E pure parecchio, visto che ammazzare il tempo in quei bunker in cui sono soliti occultarsi è complicato. Come riportato dalla cronaca, pare che i pizzini inviati dal boss fossero assai forbiti. La cultura come diversivo. Ancora una volta, il narcisismo di sentirsi superiori agli altri, ciarlando di Dostoevskij. Eppure, i protagonisti di Iddu non mancano di umanità. Perché non sono mostri, ma purtroppo esseri umani.

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Tra Amleto e l'Efebo di Selinunte

In Iddu, Elio Germano è grandioso nel vestire gli occhiali e i panni di un efferatissimo Padrino Don Giovanni, con qualcosa in comune con il principe Amleto. Perché c’è del marcio in Danimarca e pure in Sicilia. Un mafioso che nella latitanza si diletta in puzzle raffiguranti l’isola in cui è nato. Ma nel passatempo, come nella vita, alla fine manca sempre un tassello. Di contro Servillo, con tanto di riporto molto anni 70, è l’incarnazione perfetta del saltimbanco erudito. L’ex preside convinto di poter governare il mondo come faceva con la sua scuola. Ma sopravvalutarsi è diventato il nostro sport nazionale, più praticato del calcio. Aveva ragione Walter Siti quando nel romanzo Il Contagio la modalità criminale si è ormai diffusa in ogni ceto sociale. Tra infami, massoni, agnelli sacrificali, si staglia, maestosa, la statua dell’Efebo di Selinunte. Come scriveva Sallustio, i miti non furono mai, ma sono sempre. Sicché sulle note della colonna sonora firmata da Colapesce, contaminata da hit tamarre come I’m not Scared, il film aumenta la sua potenza, grazie a un cast femminile di prim’ordine composto da Barbara Bobulova, Daniella Marra, Antonia Truppo. E alla fine, l’interrogativo che tutti ci poniamo è come ha fatto Matteo Messina Denaro a sparire per quasi 30 anni. Come diceva Riccardo Riccardo Pazzaglia in Quelli della notte. “Ah, saperlo!".

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