Black Barbie, 11 cose da sapere sul docu che racconta la storia della prima Barbie nera

Cinema

Camilla Sernagiotto

Credits: Netflix

Il documentario prodotto da ShondaLand, in anteprima su Netflix dal 19 giugno 2024, traccia la storia delle bambole nere della Mattel e sottolinea il profondo impatto della loro assenza iniziale sui bambini, spiegando perché la rappresentazione conta così tanto

Si intitola Black Barbie ed è il film documentario scritto e diretto da Lagueria Davis, la cui zia lavorava alla Mattel e ha sostenuto fortemente la bambola rivoluzionaria dalla pelle nera.

È stato presentato in anteprima al SXSW alla fine del 2023 e ora è approdato finalmente su Netflix (visibile anche su Sky Glass, Sky Q e tramite la app su Now Smart Stick), dove è disponibile in streaming dallo scorso 19 giugno.

 

Netflix e ShondaLand hanno acquisito i diritti mondiali per Black Barbie. ShondaLand è la casa di produzione televisiva fondata e diretta da Shonda Rhimes (infatti la parola si compone del suo nome, Shonda, e land, ovvero "terra”).
Il documentario esplora la storia della prima Barbie nera, introdotta nel 1980, 31 anni dopo la Barbie originale, e al contempo segue la storia delle tre donne afroamericane che lavoravano alla Mattel e che hanno promosso fortemente il giocattolo.

 

Diretto da Lagueria Davis, Black Barbie è stato presentato in anteprima al SXSW del 2023, registrando un grande consenso. Dopo quella premiere di successo, Shonda Rhimes e Betsy Beers si sono unite al team come produttrici esecutive, nell'ambito dell'accordo generale di Shondaland con Netflix, e ora questo film è sulla piattaforma di streaming.

"Black Barbie è una validazione per mia zia, Kitty e Stacy, per essere viste e ascoltate in un'azienda dove spesso veniva zittiti. Black Barbie è anche una validazione per noi filmmaker, per tutti coloro che hanno lavorato al film, per essere stati visti e ascoltati in questa industria”, ha spiegato la regista Lagueria Davis.  

 

Scopriamo le cose più interessanti e importanti che bisogna sapere sul documentario.

01 La prima 'Black Barbie' era molto più di una semplice bambola

Il nuovo documentario esplora il perché la prima “Black Barbie” è stata molto più di una semplice bambola. La grandezza di questo film, infatti, non sta solo nel ricostruire a livello storico l’introduzione della variante dalla pelle nera nella “scuderia” delle Barbie: questo documentario spiega in maniera dettagliata, intelligente e profonda per quale motivo la prima bambola che rappresenta le bambine, le ragazze, le donne e, in generale, le persone nere sia stata importantissima a livello psicologico e sociale.

L’opera esamina a fondo la storia che sta dietro alla Black Barbie, più che quella che sta “davanti”. Sonda il suo impatto sulla rappresentazione nel mondo dei giocattoli e nella cultura in generale.

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02 La zia della regista lavorava alla Mattel

Nei primi minuti del suo nuovo film documentario, la scrittrice e regista Lagueria Davis fa visita a sua zia, Beulah Mitchell. A casa di Mitchell, esplorano una stanza piena di scatole di bambole impilate fino al soffitto.

Davis era curiosa di capire perché sua zia amasse così tanto quei giocattoli, e quando scoprì il ruolo della zia nella creazione della prima Black Barbie, capì che c’era una storia da raccontare. “Lei aveva una storia, quindi volevo subito approfondirla," ha spiegato Davis in un'intervista rilasciata alla CNN.

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03 Il film presenta le storie delle donne nere che lavoravano alla Mattel

Black Barbie racconta le storie delle donne nere che lavoravano alla Mattel, prima tra tutte la zia della regista, Beulah Mitchell, la quale ha lavorato in questa azienda per oltre quattro decenni, iniziando la sua carriera nel 1955 sulla linea di assemblaggio.

 

Lei era una delle poche persone nere impiegate lì all'epoca. Da bambina, era affascinata dalle bambole, come ricorda nel documentario, ma data la mancanza di bambole nere all'epoca, non le era mai venuto in mente che potesse mai avere una bambola nera.

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04 Interventi di Shonda Rhimese e della ballerina Misty Copeland

Il documentario inframezza la storia delle donne nere che lavoravano dalla metà degli anni Cinquanta alla Mattel a interventi vari, come quelli di Shonda Rhimese e della ballerina Misty Copeland.

 

Intervengono nel documento anche la schermitrice olimpionica Ibtihaj Muhammad e la congressista Maxine Waters, tra gli altri. Ricordiamo inoltre che Shonda Rhimes (la cui casa di produzione, Shondaland, ha acquisito il documentario al SXSW Film Festival l'anno scorso), Copeland e Muhammad hanno tutte avuto delle Barbie modellate sulle loro sembianze.

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05 La zia della regista ha incoraggiato la Mattel a creare una Barbie nera

È stata proprio la zia della regista di questo film a incoraggiare, tra il 1960 e il 1961, Ruth Handler, fondatrice della Mattel, a creare una Barbie nera. Questo viene definito come un “atto di rivoluzione” dalla professoressa Patricia A. Turner dell'UCLA, interpellata nel documentario.

Quando all’inizio degli anni Sessanta Beulah Mitchell incoraggiò la fondatrice di Mattel, lei rispose "vedremo," come ricorda Mitchell nel documentario.

06 Ci sono state bambole nere ma non erano Barbie

Negli anni Sessanta, Mattel fece uscire bambole nere, come “Christie” e “Nurse Julia”, ma non erano Barbie. Christie veniva presentata come un personaggio secondario di “Barbieland,” mentre Nurse Julia era una bambola-celebrità ispirata all'attrice e cantante Diahann Carroll.

07 La Black Barbie arriva grazie alla prima designer nera assunta in Mattel

La vera Black Barbie divenne realtà solo decenni dopo, quando l'azienda assunse Kitty Black Perkins nel 1976 come sua prima designer nera.

 

La Black Barbie fu finalmente lanciata nel 1980, e il design creato da Kitty Black Perkins era completamente opposto alla Barbie che la gente conosceva. La bambola era caratterizzata da labbra piene, naso largo, colori audaci e una capigliatura afro.

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08 Kitty Black Perkins: “La bambina nera doveva giocare con qualcosa che le somigliasse”

"Quando ho disegnato questa bambola, c'era bisogno che la bambina nera avesse qualcosa con cui giocare che le somigliasse”, spiega la designer Kitty Black Perkins nel documentario. "Volevo che riflettesse l'aspetto totale di una donna nera”, aggiunge.

09 L’importanza del “marchio Barbie associato a una bambola non bianca”

"Barbie è un marchio così onnipresente e iconico. È importante sapere che il marchio Barbie poteva essere associato a una bambola non bianca”, ha spiegato Aaliyah Williams, produttrice del documentario, in una recente intervista rilasciata alla alla CNN.

 

"Avere Barbie nere rafforza il fatto che essere neri è fantastico e meraviglioso, e che le donne nere sono splendide. Non che avere bambole nere fosse l'unica ragione per cui mi sentivo così, crescendo”, ha continuato Williams. “Mi sono sempre sentita come, 'wow, sono splendida. Vengo da persone splendide.' Non l'ho mai messo in dubbio... Ma penso che avere una bambola che ti somiglia potrebbe aiutarti, quindi ben venga!”

10 La Black Barbie ha avuto un enorme successo

"Posso ancora sentire quella sensazione di gioia che ho provato quando sono stata introdotta per la prima volta alla Black Barbie”, ha detto Yolanda Hester, professione storica, definendo la bambola "un riconoscimento della tua esistenza e del fatto che sei qui e che sei valorizzata”.

 

Molte donne nere che vengono intervistate nel documentario ricordano di aver giocato con bambole bianche e di aver cercato di cambiare l’aspetto dei capelli e degli occhi delle loro bambole perché queste potessero assomigliare di più a loro. Altre persone hanno raccontato che i loro genitori davano loro solamente bambole nere per giocare.

 

Nonostante il marketing e la pubblicità siano stati limitati, la Black Barbie ha venduto molto, secondo il documentario. Quella bambola pionieristica ha portato a un intero mondo di bambole nere, che includevano la linea di bambole Shani (in varie sfumature) e una bambola per il 30° anniversario della designer Stacey McBride-Irby, che appare anche nel documentario.

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11 L’impatto che le bambole possono avere sugli ideali di bellezza

Il documentario non tralascia un altro aspetto importante: l'impatto che le bambole possono avere sui giovani e come possono rafforzare le idee e gli ideali di bellezza.

 

La Mattel per lungo tempo è stata oggetto di critiche per la mancanza di diversità adottata nel corso degli anni e, anche, per le proporzioni corporee impossibili della Barbie.

Negli ultimi anni, il marchio Barbie si è ulteriormente ampliato e diversificato, offrendo bambole con diversi tipi di corpo, carriere e disabilità fisiche.

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