Stefano Sollima - L’autore del genere, un libro dedicato al regista di Soldado e Adagio

Cinema
Paolo Nizza

Paolo Nizza

Pubblicato da Shatter Edizioni e scritto dal giornalista Moscati, un illuminante saggio sul cineasta che ha diretto le serie tv Romanzo Criminale e Gomorra. Un volume prezioso che rievoca i fasti del cinema di genere italiano dagli anni Sessanta agli Ottanta e analizza la filmografia di Sergio, regista, sceneggiatore, critico cinematografico e drammaturgo, padre di Stefano

“Trovo che la cosa più interessante sia sempre quella di capire come l’azione modifica o influenza il tuo personaggio. L’azione per l’azione a me non piace, è una cosa che mi irrita: non farei mai un film dove c’è soltanto azione". Sono parole pronunciate da Stefano Sollima davanti alle telecamere di Sky TG24 in occasione dell’uscita della serie tv ZeroZeroZero. E anche Massimo Moscati, scrittore, giornalista direttore editoriale, docente, nell’eccellente saggio pubblicato da Shatter Edizioni, dipinge un ritratto preciso e appassionato del cineasta romano in cui nessuna affermazione risulta fine a sé stessa. Anzi, con un’illuminante intuizione il libro ci offre un’attenta e sorprendente analisi del cinema di genere italiano; dall’horror alla fantascienza, dal western al thriller, dalla spy story al poliziottesco (con l’esclusione della commedia). Grazie a questa splendida introduzione, comprendiamo appieno il parere di Sollima che compare sulla quarta di copertina «È cinema di genere, ma evoluto: intrattenimento che fa riflettere, impegnato politicamente - seppure non esplicitamente -, ritratto della società».

Da Sergio a Stefano Sollima, di padre in figlio

“Ci sono due cose durature che possiamo lasciare in eredità ai nostri figli: le radici e le ali.” Diceva il giornalista e scrittore americano William Hodding Carter II. La citazione si sposa come un’oliva in un martini cocktail per illustrare i capitoli riservati a Sergio Sollima, padre di Stefano. Dai Western come La Resa dei conti alla spy story Agente 3S3 - Passaporto per l'inferno, da La città violenta con Charles Bronson (a cui Moscati ha dedicatato uneccellente monografia) al thriller Il diavolo nel cervello, dall’omaggio al polar Revolver alla serie tv Sandokan con Kabir Bedi, l’analisi ci rende partecipi dell’ambiente in cui è cresciuto Stefano, e non a caso , il libro riporta queste frasi del registra di Suburra,: "Quei set erano una specie di parco giochi, ti svegliavi la mattina e arrivavi sul set dove trovavi centinaia di adulti che facevano le stesse cose che facevi tu. Tu imitavi la pistola con il dito e andavi a cavallo con la scopa e quelli avevano il cavallo che nitriva e la pistola che sparava davvero. Sono quelle le immagini infantili ad avermi spinto a fare il mestiere di oggi (…) del set ero la mascotte. I reparti facevano a gara per adottarmi. Gli attori perdevano tempo con me. Non ho mai avuto il mito delle star. Ne vedevo il lato intimo, umano e personale”.

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Nessuna retorica, niente cinismo. Zero compiacimento. Sollima interpreta il cinema nella sua accezione primigenia. Immagini in movimento 24 fotogrammi al secondo. Questa lucidità applicata a mondi oscuri, sordidi, violenti ha permesso al regista di raccontare storie e personaggi estremi senza mai cadere nell’esaltazione, nel moralismo e nella caricatura. Un cineasta capace di rimboccarsi le maniche e agire. Sollima cavalca la tigre. Non è un certo un piangina come direbbero all’ombra della Madonnina. Sicchè dai romanzi criminali di Il Nero, Il Freddo, il Libanese, Il Dandi, Il Bufalo alle gesta efferate di Ciro l’immortale e della famiglia Savastano nella serie Gomorra, Stefano ha riscritto le regole della fiction italiana e non solo (basti pensare ai complimenti espressi da Nick Pizzolato). Cionondimeno al cinema ha rigenerato il genere con ACAB - All Cops Are Bastards (2012), Suburra (2015), Soldado (Sicario: Day of the Soldado) (2018) Senza rimorso (Without Remorse) (2021) e Adagio (2023). Ha ragione quindi Nico Parente, quando nell’introduzione scrive: "Stefano Sollima contrariamente a molti autori ha saputo in breve  tempo caratterizzare la sua regia, distinguendosi nello stile e nella  forma, adattati per le esigenze ai due mezzi (tv e grande schermo) pur muovendosi sempre liberamente senza necessità di ripetersi o calcare la mano per ricondurre al suo nome il girato”. Non resta quindi che leggere questo volume in attesa che arrivi la miniserie in 4 episodi The Monster sul Mostro di Firenze creata insieme a Lorenzo Fasoli. Siamo certi che sarà una un evento da non perdere.

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