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INLAND Rote Armee Fraktion, un libro racconta la banda Baader Meinhof tra cinema e storia

Cinema

Paolo Nizza

 Edito da Bietti Edizione, il primo studio al mondo a esplorare l’intero universo audiovisivo generato da o ispirato alla RAF, il gruppo terroristico attivo in Germania dal 1970 al 1998. Un accurato e autorevole volume impreziosito dal contributo di registi, giornalisti, saggisti cinematografici, storici, avvocati, scrittori, poeti e docenti di diritto penale, documenti con gli interventi di registi, registi, giornalisti, saggisti cinematografici, storici, avvocati, scrittori, poeti e docenti di diritto penale

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Claudio Bartolini e Ilaria Floreano, rispettivamente direttore e condirettrice sono due autentici capitani coraggiosi. Per il numero 18 di INLAND, quaderni di cinema, rivista periodica di cultura cinematografica, hanno scelto di affrontare un territorio periglioso e poco battuto. INLAND. Quaderni di cinema #18 Rote Armee Fraktion è infatti il primo studio al mondo a esplorare l’intero universo audiovisivo generato da o ispirato alla RAF, Rote Armee Fraktion, il gruppo terroristico attivo in Germania dal 1970 al 1998, fondato da Andreas Baader, Ulrike Meinhof e Gudrun Ensslin. E una volta lette le 348 pagine, possiamo soprannominare Claudia, Ilaria e la redazione di Bietti “i Cavalieri che fecero l’impresa. Perché il libro è un’epifania di contenuti illuminanti, inediti e appassionanti.

Le foto segnaletiche dei prinicpali componenti della Banda Baader Meinhof - ©Getty

Precisione e intuizione

La precisione danza con l’intuizione in questo libro che cataloga il caos. Grazie ad anni di lavoro e ricerca, migliaia di pagine lette, chilometri di pellicole visionati, ore di conversazioni ascoltate, parimenti agli artisti responsabili delle opere musive di Galla Placidia, il libro posiziona ogni tessera al suo proprio posto. Il risultato è un mosaico di parole e di fotografie dalla forza abbacinante. Dall’alfa all’omega, la storia della Rote Armee Fraktion si manifesta attraverso film di finzione, documentari, reportage, telegiornali, video-interviste. L’idea semplice, eppure rivoluzionaria, scelta dagli autori e quella di chiedere a un legale di scrivere di diritto penale, a una poetessa di parlare di poesia, a una drammaturga di chiarire uno spettacolo teatrale. Quindi tanti saluti ai laureati con lode in tuttologia, agli imperiti velleitari dell’ultima ora e financo agli arroganti parrucconi. La pedanteria e l’ignoranza non abitano queste pagine.

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La Banda Baader Meinhof dall’alfa all’omega

Come si evince dalla visione di La banda Baader Meinhof (Der Baader Meinhof Komplex) film del 2008 diretto da Uli Edel, in Germania le fiamme dell’ira divampano il 2 giugno del 1967, La visita dello scià di Persia Mohammad Reza Pahlav e della sua consorte Farah Diba non genereranno un incendio visto da lontano. La coppia imperiale si dirige verso la Deutsche Oper di Berlino per assistere ad una rappresentazione del Flauto Magico (la musica di Mozart è sovente il tappetto musicale di eventi epocali sugli schermi e nella realtà) I manifestanti contestano la presenza del dittatore con un’overture di slogan urlati e uova lanciate. Il servizio d’ordine, composto da elementi del Savak, risponde a colpi di mazze e bastoni, La polizia tedesca carica i manifestanti. Durante gli scontri, un agente si lancia all’inseguimento di quello che viene identificato come il “capo degli agitatori”, insieme all’ispettore in borghese Karl-Heinz Kurras, del primo reparto della polizia politica. È proprio quest’ultimo che fa fuoco da distanza ravvicinata con una pistola calibro 7,65 senza sicura, colpendo alla testa e uccidendo sul colpo lo studente tedesco Benno Ohnesorg, che per la prima volta partecipava a una manifestazione. Quella morte innesca la miccia di una deflagrazione durata 28 anni; dal 14 maggio del 1970, data in cui Andreas Baader, Ulrike Meinhof, Gudrun Ensslin e Horst Mahler fondarono La Rote Armee Fraktion ("Frazione dell'Armata Rossa) all’aprile del 1998, quando una lettera, recapitata alla Reuters, dichiarava: “Quasi 28 anni fa, il 14 maggio 1970, nacque la RAF con un'azione di liberazione. Oggi concludiamo questo progetto. La guerriglia urbana nella forma della RAF fa adesso parte della storia.”

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Dalla prima alla terza generazione

Tra documentari e lungometraggi, sono oltre 30 le opere recensite nel libro. Alcuni titoli risultano inediti in Italia, tuttavia la lettura del libro porta a una proficua rilettura di pellicole come Germania in autunno, Anni di Piombo (Leone d’oro alla mostra di Venezia), La banda Baader Meinhof (candidato ai Premi Oscar come miglior film straniero), La terza Generazione, Il silenzio dopo lo sparo (Orso d'argento alla Berlinale per la migliore attrice)., Stammheim - Il caso Baader-Meinhof (vincitore dell’Orso d’oro). Senza contare l’inestimabile valore aggiunto delle interviste a Stefan Aust giornalista, sceneggiator autore di un testo seminale del calibro di Il gruppo Baader-Meinhof. Storia della Rote Armee Fraktion (in Italia edito da Bietti) e ai registi Margarethe von Trotta, Volker Schlöndorff. Last but not least, le carte di identità, preziosi dossier che scandagliano la vita e le azioni dei principali componenti della Baader Meinhof della prima, seconda e terza generazione.

Una guida agli anni di piombo tedeschi

Dai sette volti (o mezzo) di Gudrum Ennslin di Ilaria Floreano, a Ulrike Meinhof: la scrittura degli oppressi di Emilio Quadrelli, da Edgar Reitz, rinnegare la Heimat di Barbara Rossi a Berlino 2005 -Regarding Terror: The RAF-Exhibition di Claudio Bartolini, ogni capitolo di questo quaderno colpisce nel segno, porta termine la propria missione. Senza apologie, pregiudizi o astruse teorie complottiste, il testo è una mappa preziosa per orientarsi in una galassia per certi versi ancora plumbea vista la natura di quegli anni, Una guida completa, redatta con passione e competenza capace di spaziare dalla ricostruzione del processo di Stammheim alla recensione firmata da Pier Maria Bocchi di The Revolution is My Boyfriend, il cult movie queer di Bruce La Bruce

Un libro necessario

Paragrafo, dopo paragrafo, le parole si animano, le immagini si stagliano nitide, come fotografie sviluppate nella camera oscura. Un viaggio in un mondo devastato  tra le proteste contro la guerra in Vietnam, l’incendio ai grandi magazzini Kaufhaus & M. Schneider di Francoforte, il passaggio di Ulrike Meinhof dal giornalismo alla lotta armata, la morte per  inedia da Holger Meins, in seguito ad un lungo sciopero della fame, i  suicidi nel carcere di Stammheim di Andreas Baader, Gudrun Ensslin e Jean Karl Raspe, Il dirottamento del volo Lufthansa 181, il sequestro  presidente della Confindustria tedesco-occidentale Hanns-Martin Schleyer e  le similitudini con il rapimento di Aldo Moro. Eventi che il cinema, la televisione, la letteratura hanno raccontato con stili e forme differenti e che il quaderno Inland numero 19 ha magnificamente raccolto. Un esaustivo e prezioso sussidiario illustrato perché non tutto può essere ridotto in una manciata di caratteri su X o in una storia su Instagram. Insomma, un libro necessario.