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Il signore delle formiche, cosa sapere sul film e la vera storia a cui è ispirato

Cinema
Ansa/WebPhoto

La pellicola diretta da Gianni Amelio, in onda su Rai 3 venerdì 17 maggio, racconta la storia di Aldo Braibanti, intellettuale omossessuale processato negli anni '60 perché accusato di aver plagiato un suo studente. Nel cast Luigi Lo Cascio, Elio Germano, Sara Serraiocco e l’esordiente Leonardo Maltese

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Venerdì 17 maggio, va in onda su Rai 3 Il signore delle formiche, film ispirato a una storia vera.

 

“È il caso Braibanti, ma soprattutto la storia d'amore tra un uomo e un ragazzo. Spero tanto che dia coraggio a chi non può averlo, vorrei fosse un film ottimista nonostante parli di una delle pagine più scure della giustizia italiana”. Così il regista Gianni Amelio lo raccontava, alla vigilia della sua presentazione alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2022.

 

Il signore delle formiche racconta la vera storia di Aldo Braibanti, scrittore, filosofo, artista poliedrico, sceneggiatore, regista, curatore di trasmissioni radio e mirmecologo (studioso delle formiche), omosessuale, che negli anni Sessanta finì sotto processo, accusato di aver plagiato un suo studente maggiorenne. Il ragazzo, per volere della famiglia, venne rinchiuso in un ospedale psichiatrico e sottoposto a elettroshock.

Il contesto storico

Il signore delle formiche - che Amelio ha scritto con due giovani autori, Edoardo Petti e Federico Fava - torna indietro nel tempo, fino a quegli anni Cinquanta e Sessanta quando essere omosessuali era ancora considerato contro natura, e tutti tendevano a nasconderlo. Il fascismo, che aveva stigmatizzato quella sessualità, sembrava ormai lontano, ma non abbastanza. Così si colpivano le persone omosessuali - tanto più se intellettuali - attraverso altre forme, come racconta Amelio in questo film. Un film il cui protagonista senza volto è il reato di plagio, abolito solo nel 1981 perché giudicato dalla Consulta: "Una mina vagante nel nostro ordinamento, potendo essere applicata a qualsiasi fatto che implichi dipendenza psichica di un essere umano da un altro essere umano, e mancando qualsiasi sicuro parametro per accertarne l'intensità”. La storia raccontata nel film dice molto di un'epoca in cui gli omosessuali erano “invertiti da curare, come fu detto anche a me in Calabria quando avevo 16 anni", racconta Amelio.

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Il signore delle formiche, la recensione

Il cast

Ne Il signore delle formiche, Aldo Braibanti è interpretato da Luigi Lo Cascio: “Mi sono fatto schifo per non sapere chi è stato Braibanti, nonostante venga dal teatro e abbia studiato: preparare questo personaggio è stato un tuffo in un'epoca diversa, ma che oggi sappiamo leggere bene”. Accanto a lui l’esordiente Leonardo Maltese, che dà il volto allo studente di Braibanti, chiamato nel film con il finto nome di Ettore: "È una scelta - spiega Amelio - perché la sua famiglia vuole essere un simbolo di allora, la madre non è un mostro, per lei l'elettroshock è guarigione, vive all'interno di quella società, non voglio giustificarla ma voglio capirla per il suo tempo". E ancora Elio Germano nei panni di Ennio, giovane giornalista dell'Unità che vuole raccontare il processo a Braibanti senza censure, costi quel che costi, e Sara Serraiocco che interpreta Graziella, una giovane che decide di guidare le proteste. Proteste durante le quali, a un certo punto, appare il volto di Emma Bonino oggi. “Non era neppure nel partito radicale in quegli anni - dice Amelio - Ma io ho preferito il suo volto a quello di una comparsa con l'immagine di Marco Pannella, mi interessava far vedere quanto sono stati importanti in Italia, quanto coraggio hanno avuto. Si deve al Partito Radicale se è stato cancellato nel 1981 il reato di plagio”. 

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Elio Germano racconta il suo personaggio ne Il signore delle formiche

Chi era Aldo Braibanti

Nato il 23 settemnre 1922, Aldo Braibanti si trasferisce nel 1947 a Castell'Arquato, dove stabilisce nel torrione Farnese un laboratorio artistico che diventa poi uno studio ceramistico e polivalente. Un luogo molto frequentato anche da ragazzi, a cui Braibanti insegna filosofia e arti figurative. Tra i giovani, due diciottenni in particolare si rivelano i discepoli più affezionati ed entusiasti del professore, tanto che uno di loro lo segue poi a Roma all’inizio degli anni Sessanta. È il padre di quest’ultimo a presentare denuncia alla Procura di Roma contro Braibanti con l'accusa di plagio, sostenendo che l’intellettuale avesse convinto il figlio ad abbandonare la famiglia e ad andare a vivere con lui, omosessuale, sottomettendolo completamente alla sua volontà. Braibanti viene arrestato il 5 dicembre 1967 e a nulla serve il tentativo del ragazzo di difenderlo dichiarando di aver scelto quel rapporto: su volontà della famiglia, il giovane viene rinchiuso in un ospedale psichiatrico e sottoposto a elettroshock

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Il signore delle formiche: Luigi Lo Cascio è Aldo Braibanti

Il processo e la condanna

Il 14 luglio 1968 la Corte di Assise di Roma condanna a nove anni di carcere Aldo Braibanti per plagio. Il 27 settembre 1969 la Corte di Assise di Appello riduce la pena a quattro anni (due gli vengono condonati in quanto ex partigiano). Poi, nel settembre 1971, la Corte di Cassazione dichiara definitiva la sentenza, con la quale viene applicato per la prima volta in Italia l'articolo 603 del Codice penale che prevede l'accusa di plagio. “Braibanti, un uomo adulto, volitivo, esperto, sottile, dialettico, controllato, tenace, omosessualmente intellettuale - recita la sentenza - ha un vizio che deve soddisfare e che invade tutto il suo Essere psichico, che lo muove e lo domina; è indubbiamente colto anche se disarmonizzato e non integrato, ma è anche ambizioso, orgoglioso, immodesto; fisicamente svantaggiato, ha per legge di compensazione esaltato - ed è portato a sopravvalutare - le sue doti intellettive. Però è praticamente un fallito: scrive libri che nessuno legge; quasi cinquantenne, vive ancora una vita fatta di miseria, di panini imbottiti, di panni lavati da sé, di carità della madre, del fratello, degli amici. È preda di sete di potere, di dominio di rivincita, professa monismo e anarchismo, combatte la famiglia, società e Stato; disprezza la scuola e la morale; ripudia il conformismo dei più perché i più sono la gente fisicamente, psichicamente e sessualmente sana, normale, hanno cioè quel che a lui è stato negato”.

La chiusura della vicenda legale e gli ultimi anni

In favore di Braibanti si mobilitano moltissimi intellettuali fra cui Alberto Moravia, Elsa Morante, Umberto Eco, Pier Paolo Pasolini, Marco Bellocchio, Adolfo Gatti e Giuseppe Chiari, oltre ai Radicali di Marco Pannella che viene denunciato per calunnia nei confronti del pubblico ministero del processo di primo grado. Solo nel 1981 l’articolo 603 viene abrogato dalla Consulta in quanto non conforme alla Carta costituzionale, e un anno dopo la Corte di Assise di Appello ordina che della condanna inflitta a Braibanti non si faccia più menzione nel suo certificato penale. Il caso Braibanti è legalmente chiuso, ma il professore sin dalla metà degli anni Ottanta finisce per condurre una vita in estreme ristrettezze. Per questo già nel 1987 un gruppo di artisti e uomini di cultura firmano un appello in suo favore e, nel 2006, all'anziano studioso viene concesso il vitalizio della legge Bacchelli. Braibanti muore a Castell'Arquato il 6 aprile 2014.