Orlando – My Politicaly Biography, tra Virginia Woolf e trans la recensione del film
CinemaArriva al cinema dal 28 marzo, distribuito da Fandango, il lungometraggio diretto dal filosofo, scrittore e attivista trans Paul B. Preciado. Attraverso il romanzo della scrittrice inglese incentrato su un protagonista che cambia sesso, la pellicola ci racconta il viaggio di 25 persone, dagli 8 ai 70 anni, impegnate nella transizione di genere
“Madame Bovary sono io”.
Con queste iconica frase rispose lo scrittore francese Gustave Flaubert quando gli chiesero chi fosse la protagonista del suo romanzo più famoso. Con Orlando – My Politicaly Biography, nelle sale cinematografiche italiane a partire da giovedì 28 marzo, Paul B. Preciado compie un’operazione ancora più radicale e inclusiva. Paul B. Preciado 100 anni dopo la pubblicazione di Orlando: una biografia di Virginia Woolf, Paul il regista indirizza all’autrice inglese una lettera per avvisarla che il suo personaggio si è incarnato nella realtà: il mondo sta diventando Orlandesco. Sicché il lungometraggio cerca di rispondere a questa domanda: Chi sono gli Orlando contemporanei?” La risposta a questo interrogativo ci viene rivelata, grazie alle testimonianze di 25 persone diverse, tutte trans e non binarie, dagli 8 anni ai 70 anni, che interpretano il personaggio immaginario al centro del romanzo della scrittrice inglese mentre raccontano anche le proprie esistenze , insieme a una serie di sequenze di repertorio del ventesimo secolo che evocano gli Orlando del passato nella loro battaglia per il riconoscimento e la visibilità. Il pubblico, sequenza dopo sequenza scopre gradualmente l’orientamento di Orlando, mentre emerge il ritratto di un essere collettivo con variegati volti, voci e corpi. L’opera segue la medesima struttura del libro di Virginia Woolf: un diario di viaggio nella storia, sia intima che politica.
Diventare ciò che si è
Nessuno, nemmeno il destino, ha paura di Virginia Woolf, in Orlando- My Politicaly Biography. Tant’è che nel film di Preciado, il privato si trasfigura in politico. A partire dal folgorante incipit in cui il regista del film ci folgora con quest’affermazione. "Qualcuno una volta mi ha chiesto, perché non scrivi la tua biografia. Ho risposto la mia biografia l’ha già scritta Virginia Wolf nel 1928." In una festosa epifania di gorgiere, rimmel, rossetti, barbe, gli Orlando dei nostri tempi rivendicano attraverso il dolore e la poesia i propri diritti. Il film ci mostra l’odissea di chi rischia la vita per diventare ciò che è. Ça va sans dire, non si tratta della narrazione di un aristocratico inglese dell’Inghilterra coloniale che si ritrova, ipso facto, nel corpo di una stupenda donna. Per citare i versi del brano “Pharmacoliberarion”che impreziosisce le immagini del film, qui si parla di essere protesica, ma magnetica, sintetica ma mai patetica in definita poetica”, Insomma tra immagini di repertorio in bianco e nero di Christine Jorgensen e Coccinelle, il lungometraggio squarcia l’ipocrisia imperante e immagina un futuro in cui preso atto del crollo del regime patrialcal-colonialista verrà sancita l’abolizione della differenza sessuale alla nascita e della sua registrazione legale e amministrativa. La possibilità di na cittadinanza planetaria e non binaria. Magari con la benedizione della Dea degli Ormoni: (Tristana Gray Martyr ) dwll Dea del Gender Fucking: (Le Filip) E Dea dell’Insurrezione: (Miss Drinks) Come cantava Patty Smith: People have The Power”, al netto di qualsivoglia genere.
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Le parole del regista
“Ho letto per la prima volta il libro di Virginia Woolf quando ero un'adolescente in Spagna, ben prima di sapere che la transizione di genere fosse possibile. Il personaggio immaginario di Woolf mi ha permesso di immaginare la mia stessa vita, di desiderare e incarnare il cambiamento. Con gli anni sono diventato anch’io un Orlando. La mia biografia è fatta della storia collettiva di migliaia di Orlando invisibili. È una storia di lotta all'interno di un regime oppressivo di genere e sesso binario. Essere trans non significa solo passare dalla femminilità alla mascolinità (o viceversa), ma impegnarsi in un processo di "orlandizzazione": un viaggio poetico in cui sia presente un nuovo linguaggio per nominare sé stessi e il mondo. Una transizione di genere è un viaggio trasformativo, un movimento di disidentificazione, una pratica di libertà piuttosto che una mera riproduzione di identità. Così, il film disegna il ritratto di un mondo che cambia e della rivoluzione di genere e non binaria in corso