The Warrior, la recensione del film con Zac Efron e Jeremy Allen White

Cinema
Vittoria Romagnuolo

Vittoria Romagnuolo

©IPA/Fotogramma
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La pellicola di Durkin ambientata nel mondo del wrestling è una drammatica saga familiare animata da uomini in lotta contro sé stessi e contro un sistema duro come l'acciaio dove la forza, la fortuna e la bruciante mancanza d'amore aprono crepe destinate a far crollare anche i più forti. Nel cast, l'attore di "The Bear", Lily James e Efron nel ruolo più ambizioso della sua carriera

Per il pubblico che ha amato i Von Erich e ne ha seguito le gesta alla tv o a pochi metri dal ring su cui hanno sferrato colpi letali, la storia dei wrestler tra i più importanti negli Usa si rispecchia nelle loro imprese sportive.
Per Sean Durkin, regista e autore della sceneggiatura di The Warrior, pellicola nelle sale italiane dal 1°febbraio, invece, è la famiglia con le sue dinamiche strettissime e contorte, il nodo che spiega il senso delle vite di Fritz, Kevin, Kerry, David e Mike Von Erich, atleti professionisti ma soprattutto uomini in lotta contro sé stessi e contro un sistema duro come l'acciaio.
Nell'anno di Barbie e di Povere Creature!, titoli che hanno mostrato al grande pubblico spiragli di una realtà possibile tutta al femminile, The Warrior, che si presenta a tutti gli effetti come un film su wrestling e una saga familiare, è un altro racconto che mostra le crepe di una società dominata da una cultura in cui gli uomini non piangono ma incassano i colpi e si rialzano in fretta. Tutti interi, oppure no.

 

La trama: la storia vera dei fratelli Von Erich

Fritz Von Erich, nato Adkisson, ha affidato ai suoi figli la missione di portare a casa i titoli e le cinture che lui non è riuscito a conquistare quando era un lottatore. Cresciuti dal padre con la convinzione che le vittorie e il successo avrebbero allontanato i disastri, le sciagure e la povertà dalla loro casa nel Texas, Kerry, David, Mike e Kevin Von Erich, soprattutto quest'ultimo, il più disciplinato (interpretato da un Zac Efron trasfigurato per gli allenamenti durissimi cui si è sottoposto), crescono e si rafforzano senza perdersi mai di vista, felici di rischiare l'osso del collo sul ring per ottenere l'approvazione del patriarca. L'unico interesse dei giovani Von Erich, oltre al wrestling, è stare insieme, per questo accolgono nel gruppo il promettente Kerry la cui scintilla si consuma presto, non prima di aver scavalcato Kevin, messo nell'angolo dal padre ad aspettare il suo turno.
La sfortuna o una maledizione, come pensa Kevin, inizia ad accanirsi contro i Von Erich che perdono David, poi Mike, poi Kerry, tutti incapaci di sostenere il peso di una famiglia (di un mondo?) che li vuole vincenti ad ogni costo. Tra fantasmi e speranze, tocca a Kevin raccogliere le briciole di un'esistenza in cui gloria e amore sono i fattori di un gioco a somma zero.

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L'ambizione, l'amore spassionato, la forza disperata della gioventù, la religione e la superstizione, la pace silenziosa dei ranch del Texas, la sfida e la fortuna, la bruciante mancanza d'affetto dei padri per i figli, il dolore di un vuoto che nessuno sforzo può colmare. Questi i temi di The Warrior, un'epopea tragica basata su una storia vera davanti alla quale molte storie di finzione non riuscirebbero a reggere il confronto.
Girato con inquadrature spesso strettissime, che ci fanno entrare nella pelle e nei desideri dei personaggi, la pellicola di Durkin è caratterizzata da un'estetica curatissima che, dalla fotografia ai (finti) filmati d'epoca, trasporta immediatamente lo spettatore nell'America degli anni Ottanta, un tuffo al cuore per chi li ha visti e per chi non c'era, sulle note dei Blue Öyster Cult e di quelle composte ad hoc sulla scorta del soft rock del tempo da Richard Reed Parry degli Arcade Fire.
Inutile dire che in una storia di così intensa le interpretazioni sono tutte incredibili. Dagli attori meno navigati, come Stanley Simons (Mike), a quelli che già hanno già recitato in ruoli interessanti, vedi Harris Dickinson (David) visto in Triangle of Sadness, a Lily James nei panni della moglie di Kevin, Pam, fino all'acclamato Jeremy Allen White (Kerry).
Il posto d'onore spetta a Efron, mai così convincente nel corpo di Kevin, un guscio fortissimo che racchiude un cuore stritolato dalla presa dell'artiglio di ferro (“Iron Claw”, la mossa ideata da Fritz, da cui viene il titolo originale). A trentasei anni Zac Efron ha trovato in questo personaggio dolente il ruolo che a un attore capita una volta nella vita. Snobbato dall'Academy, condivide con Kevin il destino di chi deve guardare lo show ai margini dei riflettori, per questa stagione almeno.

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