Oppenheimer, l'intervista a Christopher Nolan per la première del suo film a Londra. VIDEO

Cinema
Denise Negri

Denise Negri

L'atteso film di Christopher Nolan è stato presentato in Inghilterra poche ore prima che scattasse lo sciopero degli attori. Una pellicola sulla storia dello scienziato che contribuì a testare la bomba atomica e che arriva al cinema in Italia alla fine di agosto. Abbiamo incontrato il regista di Dunkirk e Tenet

E’ stato l’ultimo tappeto rosso svolto in tempo massimo.

Anticipato di un’ora per permettere agli attori di parteciparvi, si concludeva così l’attività promozionale di uno dei film più attesi della stagione: Oppenheimer di Christopher Nolan, girato in 70 mm e mostrato alla stampa e al pubblico invitato al cinema IMAX a Waterloo, Londra.

In sala in Italia dal 23 agosto, la pellicola è stata quasi travolta dallo sciopero degli attori, che si unisce a quello in corso dai primi di maggio degli sceneggiatori e che ha fatto repentinamente cambiare i piani.

Disponibile alle interviste il regista britannico di “Interstellar”, “Dunkirk” e “Tenet”, che in questa occasione racconta la vita dello scienziato americano considerato uno dei padri della bomba atomica, insieme agli scienziati del “Progetto Manhattan”.

Un cast che vede tra i protagonisti Cillian Murphy, Robert Downey Jr, Emily Blunt e Matt Damon.  

 

 

LE PAROLE DI CHRISTOPHER NOLAN

 

Quale aspetto di questa storia l’ha maggiormente coinvolta?

 

"Credo che la storia di Oppenheimer sia drammatica tanto quelle che ho raccontato fino ad ora per il grande schermo.

Naturalmente per me l’aspetto più interessante è stato concentrarmi sul gruppo scienziati che hanno lavorato al “Progetto Manhattan”.

Nel momento in cui lui e i suoi colleghi si sono trovati a testare la bomba atomica non potevano davvero eliminare con certezza il dubbio che spingendo quel bottone avrebbero potuto distruggere il mondo intero.

Non avevano idea di quali reazioni a catena avrebbero potuto scatenare.

Nonostante questo hanno dovuto prendere una decisione e questa cosa “mi risuonava nella mente”, ci ho pensato per molto tempo.

Così quando ho deciso di fare il film ho pensato che avrei voluto provare a portare il pubblico nella sua testa. Volevo far stare lo spettatore in quel momento esatto in cui fu testata la bomba e cercare di capire come possa essere stato fare quel test in cui c’era comunque appunto la possibilità che ci fossero conseguenze catastrofiche".

 

Il suo film riflette anche sulle conseguenze emotive sullo scienziato e a tratti si ha quasi l’impressione che ne sia stato schiacciato dai sensi di colpi.

 

"Credo che la sua storia racconti molto bene cosa significhi convivere con le conseguenze delle tue azioni. Dopo il 1945 e dopo lo sgancio delle bombe su Hiroshima e Nagasaki, Oppenheimer fu sempre estremamente attento a quello che diceva o sul come si esprimeva. Non si scusò mai, non si espose mai e non parlò mai delle sue responsabilità personali sui test della bomba.

Tutte le sue azioni, tutto quello che fece, nei modi in cui cercò di influenzare la politica così come nei suoi pubblici annunci, a me hanno dato l’impressione di un uomo che fosse estremamente consapevole delle conseguenze delle sue azioni e in qualche modo si sentisse in colpa. Tutto questo per me era molto avvincente e ho trovato che fosse una grande storia per un film".

 

Come sempre nei suoi film, anche qui la musica è una grande protagonista della scena. In questo film particolare però anche il silenzio ha un ruolo centrale. Come ha “giocato” con questi due elementi opposti?

 

"Il silenzio per me è molto importante così come il riuscire a “usarlo” e a integrarlo con gli effetti speciali sonori e la musica che naturalmente porta con se molte emozioni e porta il pubblico dentro a un film. Sappiamo che nello spazio c’è silenzio e ho pensato che volevo in qualche modo usare l’effetto del silenzio ed è stata una delle mie ambizioni nel film, creare questo contrasto sonoro e “riempire” alcune immagini con il silenzio".

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