L’ultima notte di Amore, Pierfrancesco Favino in un riuscito noir. La recensione del film

Cinema
Paolo Nizza

Paolo Nizza

È al cinema dal 9 marzo il lungometraggio diretto da Andrea Di Stefano. Un dolente poliziesco crepuscolare ambientato in una Milano inedita e pericolosa. Nel cast Linda Caridi, Antonio Gerardi e Francesco Di Leva

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È un viaggio al termine delle tenebre L’ultima di notte di Amore. Una discesa agli inferi di una Milano per male. Dopo essere stato presentato con successo all’ultimo Festival del Cinema di Berlino, Il film è arrivato nelle sale cinematografiche italiane dal 9 marzo. Il protagonista è Pierfrancesco Favino. Un attore dal talento raro e sempre sorprendentemente versatile, come dimostra la sua performance attoriale in questa pellicola diretta con autorevolezza e passione da Andrea Di Stefano, attore di successo passato dietro la macchina da presa e regista di Escobar (2014) e The Informer - Tre secondi per sopravvivere (2019). Un’opera che scava nell’anima dei personaggi e non si limita a scimmiottare malamente gli action thriller d’oltreoceano. Un poliziesco in cui si respira le atmosfere brumose di certi indimenticabili polar francesi tipo I Senza nome o Flick Story. Un esempio  virtuoso ed efficace di come si possa ripensare a un genere in cui i cineasti italiani sono stati maestri per decenni.

L'ultima notte di Amore,  la trama del film

In L’ultima notte di Amore, il poliziotto non è marcio, come teorizzato da Fernando di Leo nel cult con Luc Merenda uscito nel 1974. Franco Amore è un caso da manuale di nomen omen. Un servitore dello Stato con trentacinque anni di onorata carriera. Un agente ligio che non ha mai sparato a nessuno. Un esponente delle forze dell’ordine a cui mancano ventiquattro ore prima di andarsene in pensione. Il discorso di commiato è bello che pronto. La festicciola in casa organizzata dalla moglie Viviana pure. Ma si sa: gli uomini fanno progetti e gli dèi ridono. Quello che doveva essere un facile espediente per arrotondare lo stipendio, un banale transfer in auto dall’aeroporto al centro, si trasfigura in trappola mortale. Tra mafia cinese e carabinieri forse corrotti, il poliziotto si ritrova, suo malgrado, in alto mare, come cantava Loredana Bertè. E la partita con il destino si gioca tutta in un’infausta notte senza fine.

 

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L’ultima notte di Amore, l’intervista a Pierfrancesco Favino

Da Pierfrancesco Favino a a Linda Caridi, il cast del fllm

“Mi ha fatto prendere un colpo”. Questa è la prima frase pronunciata da Franco Amore. Eppure, il poliziotto è semplicemente appena entrato nella propria abitazione. Un party a sorpresa assume la forma di un imprevisto agguato domestico. Sicché già si evince tutta la fragilità di un essere umano finito in un gioco più grande di lui. Ma grazie alla sceneggiatura e all'indubbia bravura di Pierfrancesco Favino, l’agente prossimo alla pensione non è il solito loser, l’underdog con il gene del fallimento custodito nel proprio DNA. È solo un funzionario onesto alle prese con un dilemma morale.  In fondo, il film ci pone un interrogativo a cui è complesso rispondere. Cosa saremmo disposti a fare per proteggere la nostra famiglia? Soprattutto se sei un agente sovrappeso, con l’orecchino per sembrare trendy, e hai sposato una donna più giovane di te, calabrese, bravissima a cucinare le melanzane e che forse guarda troppe serie tv. Ma pure in questo caso, grazie al talento di Linda Caridi, la consorte di Franco non è una un figurina bidimensionale, la routinaria e sottomessa compagna dell’agente di polizia, Centrata anche la figura del poliziotto Dino, collega e miglior amico di Franco che ha il volto di Francesco DI Leva. Dopo Nostalgia di Mario Martone, l’attore torna  recitare al fianco di Favino e dimostra di essere un interprete a 360 gradi. Indimenticabile pure la prova di Antonio Gerardi che già aveva incantato nel ruolo del magistrato Antonino Di Pietro nella serie tv 1992 e nelle successive stagioni 1993 e 1994. In questo caso nei panni d Cosimo, traffichino sempre in bilico  sul filo del rasoio dell’illegalità, dona uno spessore unico a un personaggio che, probabilmente, interpretato da qualcun altro si sarebbe trasfigurato in una stanca, guittesca macchietta.

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L’ultima notte di Amore, trailer del thriller con protagonista Favino

Basta quella panoramica iniziale sul cielo minaccioso di una metropoli che poi scopriremo essere Milano per comprendere che L’ultima notte di Amore rappresenta una visione originale e potente all’interno di un cinema italiano sovente confinato in angusti bilocali con bagno e cucina. Il film mira in alto, ma senza strafare. E quei tunnel, quei pertugi, quegli angoli bui di una Milano un tempo da bere, ma che ora digerisce tutto, diventano la cartina di tornasole di un buio che, inesorabile quanto la morte, si avvicina.  Forse Il personaggio di Favino è davvero un eroe, la mitica carpa, celebrata dalla mitologia giapponese, capace di nuotare controcorrente e trasformarsi in drago dalla vita eterna. Ma in fondo non è così importate. Magari I cattivi riposano in pace, per citare il capolavoro di Kurosawa, e i sogni, al solito, muoiono all’alba. Eppure, fotogramma dopo fotogramma, ti affezioni ai naufraghi di questa dolente odissea metropolitana. E speri che quella cascata di diamanti finisca nelle tasche giuste. Solo chi cade può risorgere e quindi, come recita il titolo di un bellissimo noir americano con Kirk Douglas, Pietà per i giusti.

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