Slay, il documentario per sensibilizzare sull'uso di pelo, pelle e lana nella moda

Cinema
Camilla Sernagiotto

Camilla Sernagiotto

Credits: courtesy of Rebecca Cappelli
slay

Un progetto documentaristico che vuole fare riflettere sul futuro di una moda che non sfrutti con crudeltà gli animali. Questo è ciò che sta a cuore alla regista francese Rebecca Cappelli. “La moda deve diventare cruelty-free: la violenza non è sostenibile”, dice a Sky TG24 la cineasta e attivista per i diritti degli animali francese, autrice di "Slay". Il documentario è disponibile gratuitamente in rete (anche con i sottotitoli italiani) ed è da guardare assolutamente e con attenzione

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Si intitola Slay ed è il documentario appena uscito che vuole fare riflettere sull'uso di pelo, pelle e materiali animali nella moda.
Questo film, presentato in anteprima esclusiva a Milano giovedì 16 febbraio, è diretto dalla francese Rebecca Cappelli, regista e attivista per i diritti degli animali.

“Volevo fare un film che iniziasse la conversazione sugli animali usati e uccisi per la moda. Quando le persone parlano di moda sostenibile ed etica, parlano di questioni ambientali e di lavoratori del settore dell'abbigliamento - il che è molto importante - ma gli animali sono completamente assenti e invisibili”, racconta la cineasta a Sky TG24.
Rebecca Cappelli spiega che l'industria fashion che tratta la pelle degli animali e che afferma che l'uso per la moda di materiali di derivazione animale è sostenibile in verità mente. “Si scopre che non lo è”, ci spiega la regista riferendosi alla presunta sostenibilità dell'utilizzo di pelo, pelliccia, pelle e di qualsiasi materiale di derivazione animale.

Il film Slay è disponibile gratuitamente (anche con i sottotitoli in italiano) sulla piattaforma di eco-streaming WaterBear, ma anche su iTunes e Amazon.

Un progetto lungo e intenso

“Ci sono voluti 3 anni e mezzo di lavoro per realizzare Slay, dal primo giorno di riprese al rilascio” afferma la regista. Il suo documentario indaga sul mercato di pellicce, pelle e lana in sette Paesi, soffermandosi sull'impatto che questo commercio ha sugli animali e non solo: anche sugli esseri umani e sul pianeta. “Quindi è un ambito enorme. È stato difficile trovare dati su scale così massicce e abbiamo dovuto controllare tutto il greenwashing delle industrie di pellicce, pelle e lana, quindi c'era molto lavoro dietro le quinte”, spiega Rebecca Cappelli, raccontandoci la difficoltà nel confrontarsi con la crudeltà verso gli animali su scala così massiccia.

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La regista: “La moda deve diventare cruelty-free: la violenza non è sostenibile”

Molte persone si augurano che la moda diventi al più presto un settore in cui la crudeltà nei confronti degli animali non venga contemplata. Le motivazioni sono così ovvie da sembrare lapalissiane, eppure siamo arrivati al 2023 e non si riesce ancora a dire addio all'impiego di materiali di derivazione animale.

“La moda deve diventare cruelty-free: la violenza non è sostenibile”, dichiara senza mezzi termini la regista di Slay. Parla senza mezzi termini come senza mezzi termini è appunto il suo documentario. Soltanto senza mistificare si riesce a sensibilizzare l'opinione pubblica circa l’urgenza di cambiare rotta nel settore fashion. Anche perché oggi la tecnologia e l'innovazione sono tali da far sì che l’impiego di pelo e pelli vere sia totalmente superfluo.

“Ci sono innovazioni e alternative sorprendenti, i marchi devono allontanarsi da questa idea obsoleta di indossare pelli di animali. E dobbiamo essere in grado di farlo abbracciando materiali che sono anche buoni per il pianeta, rispettando i lavoratori nelle catene di approvvigionamento e, naturalmente, diminuendo la produzione. È totalmente possibile e dipende da noi”, sottolinea Cappelli.

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Un’esperienza forte che ha segnato indelebilmente la cineasta

“È stato tutto intenso: vedere come le concerie in India inquinano le acque e avvelenano le persone, per le pelli che vengono poi esportate in tutto il mondo, essere negli allevamenti di pellicce cinesi, vedere filmati di scuoiatura della pelle che non ho potuto nemmeno mostrare nel film, analizzando la cattura negli Stati Uniti o scoprendo la crudeltà della raccolta della lana in Australia”, ci racconta la regista francese.

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L'impegno di Slay è di tipo etico e anche di sostenibilità ambientale

L'importanza del documentario Slay è enorme e tocca più ambiti. Questo progetto accendi riflettori su molte delle questioni etiche e ambientali associate alla produzione di pelle, lana e pelliccia. Grazie anche al lavoro di attivisti dei diritti degli animali come Rebecca Cappelli e associazioni come la PETA, oggi molti marchi di lusso hanno bandito la pelliccia dalla propria produzione. Tra le Maison che hanno detto addio al pelo animale spiccano i nomi di Chanel, Gucci e Prada.

Ricordiamo che Rebecca Cappelli è stata insignita pochi mesi fa del prestigioso premio Personality of The Year da parte di PETA (acronimo che sta per People for the Ethical Treatment of Animals. Si tratta della famosa organizzazione no-profit a sostegno dei diritti animali).

LÕintervento del ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, alla presentazione del Rapporto DEKRA sulla sicurezza stradale 2022 ÔMobilit  giovaniÕ a Roma, 12 dicembre 2022.   ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI

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Usare materiali animali nella moda non è ecosostenibile

Oltre a essere crudele, l'utilizzo di materiali di derivazione animale nella moda non è nemmeno ecosostenibile, checché ne dicano molte aziende.

È noto infatti come l'allevamento del bestiame contribuisca alla deforestazione in Amazzonia. Le Nazioni Unite stimano che rappresenti il ​​14,5% delle emissioni mondiali annuali di gas serra. Nonostante la pelle impiegata nella moda venga spesso indicata come un sottoprodotto dell'industria della carne a livello alimentare, in realtà è indubbio che la finalità fashion sia una componente essenziale del commercio.
Anche per quanto riguarda il processo di concia (che trasforma le pelli di animali in cuoio) spesso si utilizzano sostanze chimiche che potrebbero contaminare le acque vicine.

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L'uso di pelli alternative

Il documentario Slay vuole promuovere l’utilizzo virtuoso di pelli alternative cruelty-free. Le proposte sono tantissime: vanno da Vegea, una pelle d'uva ricavata dagli scarti dell'industria vinicola, a Mylo, una pelle ricavata da radici di funghi.
Tra i brand di moda più sensibili a questa tematica, spiccano i nomi di Ganni (che si impegna a eliminare la pelle entro la fine dell'anno) e Stella McCartney (vegetariana e figlia di uno dei più celebri vegetariani del mondo, Paul McCartney. L’ex Beatles ha varato assieme alla figlia parecchi progetti di promozione dell’eliminazione della carne dall’alimentazione, e poche settimane fa ha condiviso un brano prodotto assieme al compianto Jeff Beck in cui viene trattata proprio la tematica del consumo di carne dal punto di vista dell'ecosostenibilità).

Di seguito trovate il trailer ufficiale di Slay. Vi ricordiamo che potete guardare gratuitamente il documentario sulla piattaforma WaterBear, dove sono disponibili anche i sottotitoli italiani.

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