Arriva un nuovo riconoscimento per il regista italiano, che coltiva un rapporto speciale con il festival di cinema indipendente ormai da molti anni
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Luca Guadagnino è ormai amatissimo oltreoceano ma, se dovessimo individuare un luogo preciso da cui è iniziata la sua “scoperta dell’America”, quello è lo Utah. Più precisamente Park City, un sobborgo di Salt Lake City che prima di diventare la sede principale del Sundance Film Festival era principalmente conosciuto come meta sciistica. Guadagnino si è già visto celebrare da questa kermesse in tempi non sospetti, ben prima della candidatura all’Oscar per Chiamami col tuo nome, e oggi il rapporto speciale che lega il regista e il Sundance viene ulteriormente certificato da un’onorificenza. Il cineasta italiano sarà infatti insignito dell’International Icon Award all’apertura della prossima edizione a gennaio 2023.
Un premio per le capacità narrative uniche
Il CEO del Sundance Institute Joana Vicente ha spiegato con quale motivazione si è deciso di premiare con il riconoscimento l’autore di A Bigger Splash: “Luca Guadagnino è un vero visionario del cinema e siamo entusiasti di onorarlo con questo premio speciale. Che si tratti di scrivere, dirigere o produrre, ha avuto un impatto innegabile, non solo sulla comunità del Sundance Film Festival, ma sull’industria cinematografica nel suo complesso con le sue capacità narrative uniche”. Il legame tra regista e festival, come anticipato, è molto forte e si perde ormai nel tempo. Già nel 2010, quando Guadagnino era solo un giovane autore al terzo film, il Sundance lo aveva accolto dando spazio al suo Io sono l’amore. Era il 2010 e forse neanche in Italia sembravamo aver a pieno compreso le potenzialità di questo giovane cineasta che, dopo l’esordio nel lungometraggio con The Protagonists, era incappato in un film controverso come Melissa P. La vetrina del Sundance paradossalmente finì per segnalare quindi Luca Guadagnino come nome di spicco da tenere d’occhio allo stesso tempo in patria e all’estero, dove Io sono l’amore venne aiutato anche dalla presenza nel cast di una star come Tilda Swinton (che nel tempo diverrà quasi la musa del regista).
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Sentirsi a casa nello Utah
Guadagnino stesso ha voluto ricordare quanto per lui “dove c’è Sundance c’è casa” per ringraziare del nuovo riconoscimento: “lI Sundance è sempre stato casa per me. Sono stato al festival quattro volte. Ricordo in particolare quanto calorosamente il festival ha accolto Chiamami col tuo nome e come questo ha cambiato la mia vita. Non potrei essere più entusiasta di essere onorato di ricevere questo premio”, ha fatto sapere il cineasta. L’uomo dietro il remake di Suspiria ha ricordato non a caso come Chiamami col tuo nome sfruttò la vetrina del festival di cinema indipendente per eccellenza per segnalarsi all’Academy, iniziando una corsa che avrebbe portato il film a flirtare con l’Oscar. Nel 2020 si era poi presentato a Park City nell’inedita veste di produttore, riscuotendo un discreto successo con The Truffle Hunters. Quest’ultimo documentario era incentrato su degli anziani impegnati nella ricerca del prezioso tartufo bianco d’Alba, un’impresa complicata quasi quanto trovare il successo in America partendo dalla Sicilia. Un traguardo che Luca Guadagnino è riuscito a raggiungere grazie alla sua visione poetica e particolare del cinema, di cui forse nello Utah si sono accorti prima di tutti.