Jamie Lee Curtis ringrazia Halloween: "Senza Laurie Strode nulla sarebbe stato possibile"

Cinema

Manuel Santangelo

In attesa del prossimo e ultimo film della serie "Halloween" (che arriverà al cinema dal 13 ottobre), l’attrice ha reso omaggio al personaggio che l’ha lanciata e ne ha segnato la carriera

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Negli horror si tende a ricordare più i cattivi che i buoni. D’altro canto, nella maggior parte dei casi, questi ultimi ci vengono proposte come personalità piane e bidimensionali, assolutamente meno affascinanti degli antagonisti che ne mettono in pericolo l’esistenza. Poi, per fortuna, esistono le eccezioni in grado di uscire da qualunque trito cliché. Un esempio in questo senso è sicuramente il personaggio di Laurie Strode che, ormai da quasi mezzo secolo, combatte contro il terribile Michael Myers in un duello alla pari senza esclusione di colpi. Ora che con il film Halloween Ends, la saga horror sembra ormai arrivare alla sua una degna conclusione, anche Jamie Lee Curtis si sente pronta a lasciare il ruolo che l’ha lanciata. Un addio agrodolce per l’attrice, che rimane comunque piena di gratitudine verso la “sua” Laurie.

Quel piccolo ufficio in Cahuega Boulevard 

Prima di Halloween - La notte delle streghe, Jamie Lee Curtis veniva vista dal mondo del cinema solo come una figlia d’arte. Non aveva in curriculum significative esperienze per proporsi come attrice. Eppure qualcuno ebbe il coraggio di puntare su di lei, regalandole il ruolo di protagonista in un horror a basso costo che avrebbe fatto poi la storia del cinema: “Ogni singolo dettaglio della mia vita è venuto fuori da quel piccolo ufficio in Cahuega Boulevard a Hollywood, che aveva le dimensioni di due sedie, quando John Carpenter e Debra Hill mi scelsero”, ha raccontato l’interprete di Laurie Strode al New York Comic Con davanti a cinquemila fan. Nell’occasione Jamie Lee Curtis ha reso omaggio a quel personaggio che ne ha rivelato il talento al cinema, spingendosi a dire: “Non avrei avuto niente nella mia vita senza Laurie Strode. Nulla. Non avrei avuto una carriera, non avrei avuto una famiglia”. Un omaggio forse un po’ esagerato ma sicuramente sincero.

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Il prototipo della final girl

Halloween Ends arriverà nelle nostre sale il 13 ottobre e, come fa presupporre il titolo, dovrebbe rappresentare la fine della prolifica serie horror sul terribile Michael Myers. Sebbene Laurie Strode non appaia in tutti i film (e in alcuni venga addirittura interpretata da un’altra attrice), è impossibile non associare la saga a Jamie Lee Curtis e al suo personaggio. Devono averlo pensato anche i responsabili delle ultime pellicole del franchise che, dopo anni di remake più o meno apocrifi, hanno deciso di riprendere il filo con una nuova trilogia legata al primo film datato 1978. In questi ultimi lavori, che dovrebbero mettere un punto definitivo alla storia, abbiamo visto una Laurie più saggia, con una famiglia ma anche con la stessa combattività che ne aveva fatto un’icona istantanea del genere. Oggi siamo abituati a considerare il personaggio interpretato da Curtis come il prototipo della cosiddetta final girl, dandone quasi per scontato l’intrinseca carica innovativa. È bene tuttavia ricordare che, quando apparve sugli schermi, Laurie Strode rappresentava un’autentica novità, sembrando lontana anni luce da qualsiasi precedente stereotipo legato ai personaggi femminili negli horror. Non era frivola, non dimostrava interesse solo per il sesso e aveva una grande empatia verso gli altri. Soprattutto non si limitava a vestire i panni della urlante vittima designata del killer, provando con ingegno e coraggio a contrastarlo. Un ruolo del genere poteva andare solo a una interprete del livello di Jamie Lee Curtis, la quale si trovò subito a rivoluzionare la storia del cinema un po’ come aveva fatto la madre Janet Leigh con Psycho.

Mentre è ormai iniziato il conto alla rovescia per l’atteso scontro finale tra Laurie Strode e Michael Myers prendiamoci del tempo per ringraziare chi ha scritto questo grande personaggio: senza Laurie non avremmo avuto una grande star e soprattutto un piccolo grande passo avanti per l’emancipazione femminile a Hollywood.

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