Everything, Everywhere All At Once: la recensione

Cinema

Letizia Rogolino

@I Wonder

I Daniels ci invitano in un viaggio eccentrico e delirante tra i multiversi e non possiamo che arrenderci alla follia e al divertimento

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Allacciate le cinture perchè con “Everything Everywhere All at Once” I Wonder Pictures vi offre un biglietto di sola andata per un viaggio spassoso ed elettrizzante tra infiniti universi dal 6 ottobre al cinema. I Daniels, registi dello stravagante “Swiss Army Man” in cui Paul Dano parlava e andava in giro con un Daniel Redcliffe versione zombie, tornano sul grande schermo con un film altrettanto delirante e irriverente che non lascia indifferenti. I personaggi attraversano folli multiversi con una sceneggiatura dalle possibilità illimitate e una creatività infinita. “Non ci sono regole” recita una battuta del film e suona come un avvertimento che i registi hanno deciso di tradurre in immagini, dialoghi e sensazioni.

La sinossi
 

Evelyn Wang, interpretata da Michelle Yeoh, gestisce una lavanderia a gettoni con il marito Waymond, il mitico Ke Huy Quan che i figli degli anni ’80 ricorderanno come Data dei “Goonies” e il piccolo Shorty di “Indiana Jones e il Tempio Maledetto”. Evelyn non ha un buon rapporto con la figlia Joy e il padre anziano che vive con loro non sembra condividere le sue scelte di vita e la ritiene una fallita che non termina mai quello che inizia e conduce una vita approssimativa e mediocre. Un giorno la famiglia sull’orlo di una crisi personale ed economica, si reca agli uffici dell’agenzia delle entrate e l’incontro con una impiegata burbera e minacciosa interpretata da una magistrale e irresistibile Jamie Lee Curtis, darà il via a un viaggio allucinato e imprevedibile tra multiversi e realtà parallele infinite. Evelyn può scegliere finalmente chi essere e trovare il modo di sconfiggere il villain Jobu Tupaki, una figura malvagia e potente che vuole distruggere tutti gli universi per sempre.

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@I Wonder

Un viaggio allucinato ed esplosivo

“Everything Everywhere All At Once” è una frenetica corsa tra le probabilità dell’esistenza: mignoli incredibilmente forti, procioni che guidano cuochi come una versione orientale di Ratatouille, pietre parlanti, marsupi letali, mani con dita a forma di hot dog, tutto è concesso e possibile e lo spettatore non può che esclamare ripetutamente “Cosa?”, mentre la mandibola cede e gli occhi strabuzzano di fronte a scene assurde, tra il grottesco e il comico. Come una fusione di Sliding Doors, Matrix e i film wuxia senza limiti, il film dei Daniels prende vita grazie a una sceneggiatura ricca di idee, alcune strambe e disturbanti, altre geniali e divertenti. Un vortice che risucchia lo spettatore in un trip dinamico ed esplosivo: ci si sente a bordo di una montagna russa impossibile da fermare. Dovrebbe esserci un avviso per chi soffre di epilessia all’inizio di questa avventura a briglia sciolta che, se presa per quello che è, diverte, sorprende e sconvolge. I Daniels scelgono un’anarchia di generi e non risparmiano l’azione che si prende il suo spazio con numerose scene di combattimento coreografiche e ipnotiche. Arti marziali, rallenti che puntano sull’effetto ironia e outfit eccentrici dei personaggi coinvolti che colorano il film e gli donano quell’aspetto fumettistico da cinecomics.

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Everything, Everywhere All At Once
@I Wonder

Agli attori è stato chiesto molto, ma riescono a reggere le numerose versioni dei loro personaggi in modo impeccabile e carismatico. In un multiverso della follia Yeoh, Quan e Hsu accettano la sfida e si lasciano guidare e travolgere dagli eventi, mantenendo la loro identità e portando sullo schermo dei ruoli molto fisici ed empatici. All’interno di uno schema narrativo delirante si potrebbe perdere ogni tanto la bussola e non riuscire a collegare tutti i riferimenti e i dettagli della trama, ma i temi affrontati sono molteplici, dalla depressione alla fine di un matrimonio, il rapporto madre-figlia, l’accettazione del diverso, e la realizzazione personale. Al centro la domanda che tutti ci poniamo in momenti diversi della vita: “Siamo diventati la versione migliore di noi stessi?” o possiamo ancora cambiare, migliorare e trovare il nostro io imprigionato in un universo diventato, con gli anni, sempre più difficile da raggiungere? Un film ambizioso che provoca e si diverte a rompere gli schemi, ma se si trova la giusta flessibilità mentale e si è disposti a lasciarsi andare senza chiedersi troppo “perchè” e “come” il divertimento è assicurato.

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