Mostra del cinema di Venezia, Salvatore Mereu porta in concorso il vento della Sardegna

Cinema

Barbara Ferrara

L'unico film italiano in concorso alla 19esima edizione delle Giornate degli Autori di Venezia, liberamente tratto da 'Il vento e altri racconti' di Antonio Cossu, verrà presentato al Lido il 7 settembre alle ore 17. Con 'Bentu', in sala a partire dal 15 distribuito da Viacolvento, il regista sardo rende merito alla lentezza di un tempo che abbiamo ormai dimenticato, nell'eterna sfida tra uomo, natura e modernità

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Liberamente tratto da 'Il vento e altri racconti' di Antonio Cossu, il sesto lungometraggio di Salvatore Mereuè l'unico film italiano in concorso alla 19esima edizione delle Giornate degli Autori di Venezia, e di cui protagonista è una Sardegna arcaica senza orpelli, insieme a un vecchio contadino (Peppeddu Cuccu) e un giovane ragazzo (Giovanni Porcu). Bentu, in italiano Vento, è un racconto (senza tempo) sul tempo e sull'attitudine ormai in disuso a viverlo nella consapevolezza del qui e ora; senza fretta, né distrazioni, in totale armonia con l'ambiente che ci circonda e le sue regole. L'ultima fatica del regista sardo è la storia del rapporto tra Raffaele e Angelino, i due personaggi principali, una storia ambientata negli Anni 50 che si nutre di pazienza e di attese e si fa metafora dell'eterna sfida tra uomo, natura e modernità

le parole del regista

"Leggendo il racconto di Antonio Cossu che ha ispirato questo film ho ritrovato molti dei temi a me cari. Il mondo dell’infanzia prima di tutto, quello del tempo sospeso, della sfida dell’uomo con la natura, del difficile approdo alla modernità quando ci sono i sedimenti di una grande civiltà arcaica che resiste. Ma Bentu è anche la storia di un’amicizia, di una relazione umana, quella tra il vecchio Raffaele e il piccolo Angelino, che matura attraverso l’apprendistato, l’iniziazione, e viene vissuta in condizione di totale isolamento in un luogo e in un tempo dove anche l’arrivo di una trebbia può essere salutato come il passaggio di una cometa".

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Dietro la pellicola sceneggiata da Mereu, che da anni alterna la sua attività principale a quella di insegnante di educazione all’immagine, c'è il frutto dell'esperienza didattica che il regista porta avanti da dieci anni con gli allievi del corso di laurea magistrale in Produzione multimediale dell'Università di Cagliari. E per i quali, così come ci racconta Luca Noce, scenografo di Bentu, Mereu sul set è stato un vero e proprio mentore. "Sono felice e orgoglioso di aver firmato la scenografia del nuovo film di Mereu, e altrettanto per aver collaborato con una troupe parzialmente costituita da studenti rivelatisi più che all'altezza della situazione, e per i quali Mereu è stato quasi un padre". Dopo aver lavorato anche per Assandira (fuori concorso a Venezia nel 2020), abbiamo chiesto a Noce che tipo di viaggio è stato questo di Bentu e in che modo la scenografia si è inserita in un contesto così autentico e ridotto all'essenza. "La scenografia è quasi trasparente, rispecchia la povertà e accompagna la verità del racconto, un racconto a mio avviso molto poetico. Il viaggio che ho vissuto attraverso il film è stato all'insegna della natura, non ricordavo neppure quanto bello fosse camminare immersi in un mare di grano mosso dal vento. E' stato come tornare bambino, indietro nel tempo, all'età del nostro piccolo-grande attore Giovanni".

 

la trama del film

Raffaele ha appena raccolto il suo piccolo mucchio di grano che sarà la provvista di un anno intero. Per non farsi trovare impreparato, da giorni dorme in campagna, lontano da tutti, in attesa che il vento arrivi e lo aiuti a separare finalmente i chicchi dalla paglia. Ma il vento non ne vuole sapere di farsi vedere. Solo Angelino viene a trovarlo ogni giorno per farlo sentire meno solo. Un giorno, forse, quando sarà grande, Raffaele potrà prestargli la sua indomita cavalla e lui potrà finalmente cavalcarla. Ma Angelino non vuole aspettare.

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