Gli spiriti dell'Isola, tra follia e amicizia. La recensione del film con Colin Farrell
CinemaEsce oggi al cinema la surreale commedia drammatica fimata da Martin McDonagh, che rende omaggio al teatro dell’assurdo di Beckett e al folklore irlandese. Vincitore di 3 Golden Globe (Miglior film, Miglior attore, Migliore sceneggiatura) e candidato a 9 premi Oscar
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La verde Irlanda si colora di rabbia. Ambientata agli inizi del Millenovecento, tra Inishmore Island e Achill Island, The Banshees of Inisherin - Gli Spiriti dell’Isola è una storia di ordinaria amicizia che si trasforma in una storia di straordinaria follia. In concorso alla 79.ma edizione della Mostra del cinema di Venezia, dove ha vinto il premio per la miglior sceneggiatura, la pellicola mette in luce tutte le peculiarità della filmografia di Martin McDonough: dalla passione travolgente per il teatro (si è aggiudicato tre Laurence Olivier Award, un Drama Desk Award ed è stato candidato quattro volte ai Tony Awards) alla predilezione per i personaggi imprevedibili, borderline, svalvolati. Basti pensare a 7 psicopatici o a Tre manifesti a Ebbing, Missouri, premiato proprio al Lido nel 2017 con il premio Osella per la miglior sceneggiatura. Insomma, un cineasta che ama immergersi nelle zone più oscure e perigliose della psiche umana, ma sempre con un’efficace dose di ironia e distacco. E per quest’ultima fatica ha scelto di riunire Colin Farrell e Brendan Gleeson, la coppia di killer protagonisti di In Bruges - La coscienza dell'assassino, l’opera che nel 2008 ha segnato il debutto di McDonagh dietro la macchina da presa.
Samule Beckett e Gli Spiriti dell'Isola
Samuel Beckett vive e lotta insieme a noi in Gli spiriti dell'Isola. Ma questa volta non c’è nessun finale di partita e nessuno sta aspettando Godot. Si assiste, invece allo stupore del pastore Patraic. Uomo dai gusti semplici che non sa farsi una ragione del fatto che il suo amico Colm non voglia più saperne di essere suo amico. Perché in omaggio al teatro dell’assurdo non saranno mai chiarite le vere motivazioni della fine di questo rapporto. Perché a Martin McDonagh, interessa raccontare gli effetti e non tanto le cause degli accadimenti. Così, tra una pinta di birra rigorosamente scura e un’afflitta canzone tradizionale irlandese accompagnata dal violino d’ordinanza, l’opera mette in scena una stravagante commedia umana. In un crescendo rossiniano di dialoghi esilaranti e surreali, lentamente il plot assume i toni della tragedia. La violenza fa capolino e il riso si trasfigura in pianto.
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Gli Spiriti dell'isola, il cast del film
Come sempre accade nei film diretti da McDonagh, il cast rasenta la perfezione, la forma aurea dell’arte della recitazione. A partire da Colin Farrell. L’attore mette nell’armadio il suo innegabile sex appeal per calarsi anima e corpo in Patraic Súilleabháin, insipido e ottuso bietolone con una smaccata vocazione per le banalità. Ma la scommessa vinta sta nel non ridurlo a una corriva macchietta, ma a un essere umano che per quanto nutra sentimenti primari ed elementari, soffre come se non ci fosse un domani per la subitanea indifferenza del suo amico. Da antologia pure la performance di Brendan Gleeson. Nei panni di Colm Doherty, che vorrebbe mettere fine al vuoto cicaleggio del Bla bla bla" quotidiano, alla dittatura “del più e del meno”, per comporre una canzone da ricordare, prima di dover affrontare l’inevitabile, Brendan risulta perfetto. Al pari di Barry Keoghan che interpreta il matto del villaggio, a cui riesce però a dare una patina dolente e intensa. Certo nessuno dei personaggi di The Banshees of Inisherin conduce un’esistenza felice, e si comprende perché Siobhan (Kerry Condon), la sorella di Patraic, desideri fuggire da quella landa desolata. Solo che, come recita il vecchio adagio: “Gli uomini fanno progetti e gli Dei Ridono". Sicché nel sorriso terrificante di un’anziana Banshee, che pare una delle streghe del Macbeth, si legge la profezia che nessuno può sfuggire al proprio destino. Siamo prigionieri di noi stessi e pure se tendiamo la mano per aiutarci rischiamo di ritrovarci con le dita amputate.
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Gli spiriti dell'Isola, un film da Oscar
Con le sue 9 nomination all' Oscar 2023 (miglior film, miglior regista a Martin McDonagh, miglior attore a Colin Farrell, miglior attore non protagonista a Brendan Gleeson, miglior attore non protagonista a Barry Keoghan, miglior attrice non protagonista a Kerry Condon, migliore colonna sonora a Carter Burwell, miglior sceneggiatura originale a Martin McDonagh, miglior montaggio a Mikkel E. G. Nielsen) Gli Spiriti dell'isola è un'amara, caustica rifelssione sulla follia dell'essere umano. Un film che passa dal tramonto all'alba e viceversa, per ricordarci quanto siamo imperfetti e contraddittori. Tra amene dissertazioni sullo sterco d'asina e sulle personalità più importanti del XVII secolo, il film si apre sulla statua di una madonna, silente testimone di un amicizia che muore e si chiude su quanto il cane sia ancora il miglior amico dell'uomo.. E non saranno né la gentilezza, nè una schidionata di pinte di birra scura consumate al pub a impedire agli abitanti del globo terraqueo, a continuare ad aspettare Godot.