Eiffel, la recensione del film Sky Original con Emma Mackey e Romain Duris

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Barbara Tarricone

La storia dell’uomo che progettò e costruì la torre Eiffel e dell’amore proibito che gli diede ispirazione per realizzare il monumento che cambiò Parigi per sempre. In prima tv assoluta, lunedì 14 febbraio alle 21.15 su Sky Cinema Uno, in streaming su NOW e disponibile on demand

Arriva finalmente lo Sky Original Eiffel e  la grande storia d’amore tra Emma Mackey e Romain Duris. In prima tv assoluta,Lunedì 14 febbraio alle 21.15 su Sky Cinema Uno, in streaming su NOW e disponibile on demand 

Ci sono voluti due anni per costruire uno dei monumenti più iconici dell’intero pianeta: la torre Eiffel, ma ce ne sono voluti venticinque per portare al cinema le motivazioni, l’ispirazione e la storia dell’uomo che la disegnò: Gustav Eiffel.

Conosciuto come un uomo tutto di un pezzo, potremmo dire d’acciaio, d’altronde aveva, assieme a Eugène Viollet-le-Duc,  da poco costruito la struttura per un’altra icona architettonica, il regalo  della Francia agli Stati  Uniti, la Statua della Libertà; Gustav Eiffel non era inizialmente intenzionato a candidarsi per disegnare il monumento che doveva erigersi su Parigi durante la fiera mondiale del 1889 .

Al momento pareva infatti più interessato ad occuparsi di quella che sarebbe diventata la rete metropolitana della capitale francese. Che cosa lo fece cambiare idea e disegnare un progetto allora avveniristico come la torre che porta il suo nome? Cherchez la  femme.

Eiffel, la storia di un film e di una passione

Eiffel, diretto da Martin Bourboulon, ha infatti una teoria: ad ispirare l’uomo,  interpretato da Romain Duris, di cui la storia ci ha tramandato prosaiche conversazioni  epistolari con la madre a cui affidava il ruolo di cupido, per trovargli una moglie “che sia una brava donna di casa, che non mi dia troppo sui nervi, mi sia relativamente fedele e che mi dia cinque figli”,  ad ispirarlo dunque a realizzare uno dei capolavori architettonici più riconosciuto al mondo fu un amore perduto: Adrienne Bourgès nel film Emma Mackey . Nella sceneggiatura,  scritta da Caroline Bongrand, Thomas Bidegain, Martin Bourboulon, Natalie Carter e Martin Brossollet su un soggetto che circola dal 1997 e che aveva attirato le attenzioni del regista Luc Besson, che nel 2000 ne avrebbe fatto un  film con protagonisti Gérard Depardieu and Isabelle Adjani;  infatti Eiffel e Adrienne si ritrovano  vent’anni dopo la loro folgorante passione. 

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Un inguaribile romanticismo lo porterà quindi a riannodare i fili dell’amore folle, o quantomeno a trasformarli nei piloni e travi di metallo che a ben guardare formano una lettera  maiuscola dal significato ben preciso e un monumento "che possa essere accessibile a tutti, senza distinzione di classe” . Una frase, che gli sceneggiatori fanno pronunciare ad Eiffel durante una cena in cui ritrova a tavola, l’amore perduto, ora  sposata ad un uomo influente, e che  si riallaccia al loro passato sfortunato,  erano infatti stati impossibilitati a sposarsi per la loro differenza di status sociale. 

Nulla di storicamente accertato c’è in questa affascinante teoria, comunque impersonata bene dai due  fotogenici protagonisti, documentate sono invece le accuse dei detrattori del monumento. Capeggiati dagli scrittori Guy de Maupassant  e Alexadnre Dumas tra gli altri, intellettuali e artisti dell’epoca si scagliarono contro la costruzione di quello che definivano un monumento  “inutile e mostruoso”.

Inizialmente la torre Eiffel doveva essere demolita vent’anni dopo la sua costruzione, è rimasta invece  in piedi raccogliendo milioni di visitatori di ogni estrazione e provenienza sociale, ogni anno.

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