Addio a Livio Macchia, la voce gentile del beat italiano che fondò i Camaleonti

Musica
Giuditta Avellina

Giuditta Avellina

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Si è spento a 83 anni Livio Macchia, bassista, cantante e colonna dei Camaleonti. Dalla Milano beat al successo sanremese, ha attraversato decenni di musica italiana con garbo, talento e coerenza. La sua voce ha segnato un’epoca, tra armonie vocali e successi senza tempo come L’ora dell’amore ed Eternità.

Capelli ricci, baffoni a manubrio, un’estetica riconoscibile e quell’identità musicale di chi non aveva mai davvero abbandonato il palco — nemmeno con la malattia, nemmeno a 83 anni. Pochi giorni prima della sua morte, Livio Macchia era tornato a suonare per celebrare i 60 anni dei Camaleonti, la band che aveva fondato nel 1965 e con cui aveva attraversato intere stagioni della musica italiana. Il concerto, intitolato “Livio Macchia & Friends” e tenutosi a Roca Nuova, nel Salento, terra delle sue origini, è stato il suo ultimo abbraccio al pubblico. Un’esibizione che oggi risuona come un addio gentile e irripetibile.

Una vita tra basso, armonie e pop italiano

Nato a Melendugno (Lecce) nel 1941, Macchia fu tra i protagonisti della scena beat italiana negli anni Sessanta. Con i Camaleonti, formazione nata a Milano, conquistò il grande pubblico grazie a un mix di vocalità armonica e raffinatezza melodica. Fu lui a firmare – come bassista e cantante – alcune delle pagine più amate del pop italiano: L’ora dell’amore (1967), Applausi (1970), Eternità (presentata a Sanremo con Ornella Vanoni), Io per lei e Sei diventata nera.

I Camaleonti non furono solo un gruppo di successo, ma una presenza costante nella cultura popolare italiana per oltre mezzo secolo. Livio Macchia ne è stato il cuore discreto, il punto fermo tra i molti cambi di formazione, capace di tenere insieme spirito beat e sensibilità melodica.

L'ultimo concerto, pochi giorni fa

Nonostante le condizioni di salute compromesse da una malattia incurabile, Livio Macchia aveva deciso di salire un’ultima volta sul palco per festeggiare i 60 anni della sua creatura musicale. Il concerto si era trasformato in un omaggio affettuoso, sia da parte dei colleghi che del pubblico, accorso a salutarlo in una delle location simboliche del Salento. Un ritorno, e un addio.

Negli anni più recenti aveva preso parte a diverse tournée revival, rimanendo legato al repertorio beat e alla scena musicale che aveva contribuito a fondare, senza mai cercare i riflettori ma trovando sempre una risposta affettuosa da parte dei fan.

Il saluto dei fan e del mondo musicale

Il suo volto mite, la voce inconfondibile e il suono del basso hanno accompagnato più di una generazione. Oggi lo piangono gli appassionati della musica italiana e chi ha vissuto quegli anni di fermento tra dischi in vinile, jukebox e Festival di Sanremo. I messaggi di cordoglio arrivano da artisti, colleghi e semplici ascoltatori che hanno condiviso ricordi e canzoni sui social.

Livio Macchia non cercava il clamore, ma ha lasciato un segno. Una voce gentile, ma tenace. Un musicista capace di attraversare sei decenni senza mai tradire la propria identità. Il suo ultimo concerto è diventato il suo testamento più sincero: salire sul palco, nonostante tutto, per dire grazie alla musica e a chi lo ha amato.

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