Anne Frank, la mia migliore amica: film sulla storia vera dell'amicizia con Hannah Goslar

Cinema

Camilla Sernagiotto

Basata sull'amicizia vera tra Anne Frank e Hannah Goslar, è disponibile da oggi sulla piattaforma di streaming la commovente pellicola che racconta la storia di un legame profondissimo. Da Amsterdam ai tempi dell'occupazione nazista fino allo straziante ricongiungimento in un campo di concentramento, il racconto viene proposto da un punto di vista inedito. Si tratta dell'adattamento del libro pubblicato pochi anni fa da Goslar, ancora in vita e oggi 92enne

Anne Frank, la mia migliore amica è il film di Netflix da oggi disponibile sulla piattaforma di streaming (visibile anche su Sky Q e tramite la app su Now Smart Stick) che ricorda la tragica storia di Anna Frank raccontandola da un punto di vista inedito: quello dell'amicizia vera tra lei e Hannah Goslar.
Forse non tutti sanno che la migliore amica di Anna Frank ha rischiato la vita pur di cercare di aiutarla nel campo di concentramento in cui entrambe erano detenute. Purtroppo ciò è accaduto poco prima che Anna morisse.

A poche ore dalla Giornata della Memoria, Netflix rende disponibile una pellicola che ruota attorno alla storia di un legame profondo, di un'amicizia indissolubile, sullo sfondo del terribile, disumano, atroce orrore che va sotto il nome di Shoah.

Nel corso della storia si è cercato di dar voce alle indicibili storie del più buio capitolo dell'umanità in molti modi: miniserie, film, webserie, libri, fumetti e spettacoli teatrali, in quasi ogni maniera e con quasi ogni forma è stata presentata la storia di Anne Frank.  Esiste addirittura una webserie su YouTube in cui si immagina che Anne sia una vlogger.

In molti hanno cercato di raccontare una delle storie più difficili da narrare. Una storia così struggente che una sola penna poteva raccontarcela: quella della stessa autrice. La sua storia ci è arrivata sotto forma del suo diario personale, quell'immortale "cara Kitty".

Il regista Ben Sombogaart, che dirige questa nuova pellicola, ha scelto di dare un taglio differente, raccontandoci la vicenda da una prospettiva diversa, un punto di vista che in pochi conoscevano.
A essere la narratrice non è più Anna Frank ma l'adolescente ebrea che ha fatto davvero di tutto per cercare di salvare la sua amica, dimostrando enormi coraccio e lealtà.

Hannah è ancora in vita e oggi, all'età di 92 anni, vive a Gerusalemme. La sua penna ci ha raccontato questa vicenda, un po' come fece decenni prima la sua Anna. Due Anna, una scritto Anne e l’altra Hannah. Poche lettere differenziano questi due nomi.
Quest'ultima qualche anno fa ha messo nero su bianco i suoi dolorosi ricordi nell'omonimo libro da cui questo film è stato tratto.

La storia

Negli anni Trenta Hannah Goslar e Anne Frank sono state costrette a lasciare la Germania nazista. Assieme alle loro famiglie hanno cercato rifugio ad Amsterdam e qui le due ragazze, che si conoscevano fin dai tempi dell'asilo, si sono dovute allontanare per forza maggiore.

Nel film le seguiamo durante i primi anni della Seconda Guerra Mondiale. Anne e Hannah vanno a scuola assieme, in una scuola ebraica. Benché siano costrette a portare la stella a sei punte ben visibile sui vestiti, tentano di condurre un'adolescenzail più normale e spensierata possibile, nonostante le circostanze rendano molto difficile non avere pensieri. Ma con quella forza propria dei giovani, cercano di sorridere alle avversità senza mai perdere quell'ottimismo che le aiuterà a vivere il peggior incubo della storia dell'uomo. Un incubo tale da far venire meno proprio questa parola: uomo.


Le due ragazze si perdono di vista per un triennio, quando la famiglia Frank è costretta a rifugiarsi in un nascondiglio per non essere deportata.
Il destino ha voluto che, poco prima della liberazione, si rivedessero per un'ultima volta: nel campo di concentramento di Bergen-Belsen, luogo in cui Anne morirà poco dopo aver incontrato la sua amica.

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L’amore che riesce a combattere l’orrore

Nonostante l'orrore e il male siano gli inevitabili protagonisti di questa pellicola, come lo sono in qualunque film dedicato a questo tema, Anne Frank – La mia migliore amica riesce a far sì che l’amore, il sentimento che sta alla base dell'amicizia, riesca a combattere l'orrore.
È interessante anche vedere per la prima volta Anna Frank come un’adolescente descritta dagli occhi di una sua coetanea. Il ritratto di Anna che esce da questo film è lo stesso che l'autrice del libro a cui si ispira offre al mondo: Anna Frank è una teenager come tante altre. In lei si annidano saggezza e anche tanta voglia di ridere; è spiritosa, divertente. Nel film diretto da Sombogaart la vediamo interpretata dall'attrice Aiko Beemsterboer.

A impersonare Hannah c’è Josephine Arendsen. L'amica è più introversa rispetto ad Anne. Diventa la sua confidente, custodendo segreti, desideri e sogni di una ragazza come tante altre che purtroppo la storia non ha reso una ragazza come tante altre. Sappiamo bene il destino a cui Anna Frank è andata incontro, assieme a tantissime altre persone che sono state vittime del capitolo più buio, nero, indicibile e vergognoso della storia moderna.
La pellicola racconta la "microstoria" di due ragazze, mentre sullo sfondo la grande Storia, quella con la S maiuscola, viene deturpata da altre due tristemente celebri S maiuscole.

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Un film per un target giovane

Con la scelta di raccontare questa storia dal taglio adolescenziale, legato alle protagoniste teenager, il regista ha preso una decisione ben precisa: non vuole entrare negli orrori della Shoah.
Le tematiche su cui il film di Netflix si basa sono quelle più "leggere", tali da essere apprezzate da un pubblico giovane. L'amicizia innanzitutto ma pure quel coraggio che Hannah dimostra, arrivando a mettere a repentaglio la sua stessa vita nel tentativo di salvare una delle persone a lei più care, fanno di questo film un manifesto dell'umanità.

Il messaggio che ne esce è che soltanto i rapporti umani possono salvarci, in qualunque contesto: dall'inferno all'impero del male puro, passando per crisi mondiali come quella che stiamo vivendo, l'amicizia, l'amore e l'empatia sono gli unici antidoti. Se nel caso di Anna Frank l'amicizia non ha potuto salvarle la vita, ha comunque salvato le anime di chi l’ha vissuta.

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Le parole di Hannah Goslar

“Ero solo una bambina quando conobbi Anne, che aveva sei mesi meno di me. Non ricordo molto della prima volta che la vidi. So solo che mi è piacque. Ci eravamo incontrate una prima volta all’asilo ma la nostra amicizia si rafforzò anni dopo a scuola. In classe, non appena ci rivedemmo, ci abbracciammo. Entrambe le nostre famiglie avevano lasciato la Germania per sfuggire alla follia di Hitler. Vivevamo vicine e il nostro primo incontro avvenne nel 1934. Ci incontrammo in un negozio di alimentari. Mia madre e la madre di Anne, ricordo, cominciarono a parlare tedesco perché nessuna delle due conosceva l’olandese. Anne era con lei. Il giorno dopo, quando la rividi all’asilo, la riconobbi di schiena e corsi ad abbracciarla. Da allora, divenimmo amiche. A scuola, anni dopo, Anne tra una lezione e l’altra scriveva su un diario, che proteggeva da sguardi indiscreti. Tutti le chiedevano cosa scrivesse ma la risposta era la stessa per tutti: non sono affari tuoi! Era una bambina come le altre, normale. Quella che era speciale era la sorella Margot: era molto bella, una brava studentessa e anche molto obbediente. Io e Anne eravamo l’esatto contrario. Mia madre avrebbe detto: Dio sa tutto ma Anne ne sa ancora di più! Con il trascorrere degli anni, ci perdemmo di vista. Quando la rividi nel campo di concentramento, provai sentimenti contrastanti. Ero felice di rivederla ma al tempo stesso triste. Speravo si fosse salvata scappando in Svizzera. Quando fui catturata dai nazisti nel giugno 1943, avevo solo 14 anni. Entrai con i nonni, mio padre e la mia sorellina. Ne uscii solo con mia sorella. Solo dopo la fine della guerra, seppi della morte di Anne. Ero ancora ricoverata in ospedale quando ricevetti la visita di Otto Frank. Fu lui a dirmi che entrambe le sue figlie non erano sopravvissute”, queste sono le parole di Hannah Goslar, rilasciate in una recente intervista.

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