Giornata della memoria, i film sulla Shoah in programmazione su Sky Cinema

Cinema

Alessio Accardo

In occasione dell’annuale commemorazione delle vittime della Shoah, che ricorre il 27 gennaio, Sky Cinema Due propone una maratona commemorativa con 8 film, tra cui la prima visione THE SONG OF NAMES - LA MUSICA DELLA MEMORIA, che hanno raccontato la persecuzione e il genocidio degli ebrei e gli orrori perpetrati dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale.  

Ispirandosi al romanzo La lista di Schindler di Thomas Keneally che si basava a sua volta sulla vera storia dell’industriale tedesco Oscar Schindler, che mise a rischio la propria vita e la propria carriera per salvare migliaia di ebrei da un tragico destino, nel 1993 Steven Spielberg gira Schindler’s List; un film epocale, incensato dalla critica e premiato dal botteghino, che ottenne ben 12 nomination agli Oscar, vincendo 7 statuette. Un capolavoro di tecnica cinematografica e di spessore etico e politico, che commosse gli spettatori di tutto il mondo, divenendo una delle pietre miliari della storia del cinema contemporaneo.

Alcuni anni dopo, nel 2000, l’Italia che con le leggi razziali aveva contribuito in maniera non irrilevante al genocidio del popolo ebraico nei campi di sterminio nazisti, decise di istituire il “giorno della memoria”, per ricordare le vittime dell'Olocausto, delle leggi razziali e coloro che hanno messo a rischio la propria vita per proteggere i perseguitati ebrei, nonché tutti i deportati militari e politici italiani nella Germania nazista. Dopo un lungo dibattito politico su quale fosse la data migliore per tale commemorazione (si pensò anche al 16 ottobre del 1943, la data del rastrellamento del ghetto ebraico di Roma), si optò per il 27 gennaio del 1945, giorno in cui le truppe dell'Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz, nei quali i nazisti vollero realizzare la cosiddetta “soluzione finale”, tesa ad annientare il popolo ebraico.

Il 1º novembre del 2005, anche l'Assemblea generale delle Nazioni Unite decide di individuare quella data per commemorare le vittime della Shoah: una celebrazione utile a conservare la memoria di uno degli eventi più tragici della nostra storia recente, affinché non si ripetano mai più: la “Giornata della Memoria”.

 

Giornata della Memoria, La programmazione di Sky

Sky Cinema, da sempre sensibile al tema, ha da tempo provveduto ad adeguarsi, celebrando la Giornata della Memoria con una serie di appuntamenti ad hoc. Quest’anno ce ne sono due distinti e congiunti: una collezione on demand, chiamata “Settimana della Memoria” e disponibile dal 24 gennaio; quindi, naturalmente il 27 stesso, una maratona commemorativa con 8 film, che hanno raccontato la persecuzione e il genocidio degli ebrei e gli orrori perpetrati dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale.

Si comincia alle 8.45 con il dramma bellico con Harvey Keitel La guerra di Sonson, in cui un giovane avvocato ebreo diventa l'orgoglioso leader della Resistenza contro le truppe naziste. A seguire, Il bambino con il pigiama a righe; film tratto dal best-seller di John Boyne che racconta la commovente storia d’amicizia fra Bruno, figlio di un gerarca nazista, e il coetaneo ebreo Shmuel, prigioniero in un campo di concentramento. Quindi Conspiracy – Soluzione finale con Kenneth Branagh e Stanley Tucci, film premiato con 2 Emmy e 1 Golden Globe che racconta come nel 1942 i leader nazisti si riunirono nei pressi di Berlino per pianificare lo sterminio degli ebrei. Ancora, la pellicola tratta dal romanzo di Joseph Joffo, Un sacchetto di biglie, emozionante storia di due fratellini ebrei nella Francia occupata dai nazisti. Dunque, Schindler’s List, di cui in parte già abbiamo detto, interpretato da Liam Neeson, Ben Kingsley e Ralph Fiennes. La toccante storia tratta dal romanzo di Diane Ackerman, La signora dello zoo di Varsavia, in cui Jessica Chastain e il marito sono i custodi dello zoo della città che offrono un nascondiglio a centinaia di ebrei. E, infine, il legal drama La verità negata, dove Rachel Weisz è una scrittrice ebrea che nel 1996 intraprende una battaglia legale contro un negazionista della Shoah, interpretato da Timothy Spall.

Il film in prima visione è The Song of Names – La musica della memoria, con Clive Owen e Tim Roth, che racconta la storia di un legame indissolubile, nato durante la Seconda guerra mondiale.

 

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THE SONG OF NAMES – LA MUSICA DELLA MEMORIA

Presentato in anteprima al Toronto Film Festival, The Song Of Names – La Musica Della Memoria, è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo scritto da Norman Lebrecht, diretto dal regista canadese François Girard (già noto per Il violino rosso con Samuel L. Jackson; film vincitore del Premio Oscar® per la miglior colonna sonora nel 2000), il quale ha dichiarato di aver scelto di aderire al progetto per mantenere vivo il ricordo degli orrori del nazismo. Un esercizio di memoria storica utile a neutralizzare i sentimenti di indifferenza, se non proprio di revisionismo, che albergano talvolta presso le nuove generazioni, sulle quali parrebbe esser calata una coltre di oblio. E lo fa a partire da un titolo tanto originale quanto evocativo, che rimanda alla tradizione ebraica, nella quale assegnare il nome alle cose, agli esseri umani e persino a sé stessi ha una importanza fondamentale. Nel film ciò accadrà attraverso la musica; in particolare grazie al violino, uno strumento che ha segnato in maniera indelebile il tragico percorso del popolo ebraico.

The song of names si svolge nel corso del tempo tragico della Storia del ‘900 e delle piccole storie dei suoi ignoti protagonisti, su di un piano cronologico prima scomposto e poi ricomposto grazie all’uso di continui flash-back e flash-forward. Inizia a metà del secolo scorso, dopo la fine degli orrori della guerra; in sovrimpressione appare una didascalia, Londra 1951, mentre una voce fuori campo commenta immagini d’epoca di automobili battute dalla pioggia scrosciante: “talvolta si dice che la distanza più breve cosi come quella più lunga nell’arte sia tra il molto buono e il davvero eccezionale. Stasera David Eli Rappaport supererà questo confine. Stasera si terrà il suo primo concerto su un palcoscenico internazionale.”

E invece, quasi a contraddire le parole appena udite, Martin, un adolescente biondo e segaligno, cammina nervosamente nel foyer del teatro costatando che il virtuoso violinista, appena annunciato dalla voice over, è sparito nel nulla. Il teatro è gremito, gli orchestrali pronti ma di David Eli detto Dovidl non v’è traccia. E così, il padre adottivo è costretto ad annunciare la défaillance dell’interprete tanto atteso in quel consesso così prestigioso, tra notabili dell’epoca e giornalisti del Times. Dopo questo preambolo, in medias res, scorrono i titoli di testa: la storia può cominciare, anche quella con la “esse” maiuscola.

Ora la vicenda si è spostata in avanti di 40 anni, quando il ragazzino che avevamo visto prima passeggiare febbrilmente nei corridoi del teatro degli anni ’50, è diventato un uomo sessantenne, è diventato Tim Roth. Ora Martin scribacchia dai banchi della giuria di un concorso musicale, in cui si misurano alcuni giovani talenti. La vista di un violinista scatena in lui il flusso di memoria che, grazie a un flashback di oltre 50 anni, ci fa ripiombare ai tempi della sua prima adolescenza, nell’Inghilterra della vigilia del secondo conflitto mondiale, quando davanti ai suoi occhi si esibisce il giovanissimo David\Dovidl. È un giovane talentuoso che la famiglia di Martin decide di adottare per sottrarlo alle persecuzioni razziali che già si abbattono su quella Polonia nella quale, dopo la distruzione del ghetto ebraico di Varsavia, i genitori di Dovidl vengono deportati nel campo di concentramento di Treblinka.

Dopo un comprensibile attrito iniziale, i due giovani ebrei iniziano a fraternizzare, negli anni più cupi del ‘900 che punteggiano la vicenda: dall’occupazione della Polonia da parte della Germania nazista (atto bellico che darà la stura alla tragedia della Seconda guerra mondiale) fino agli attacchi aerei sull’Inghilterra, tra i macabri ululati delle sirene che annunciano la necessità di ripararsi nei rifugi antiaerei. Come in Germania anno zero di Rossellini, Martin e Dovidl camminano sgomenti tra le macerie dei palazzi distrutti dalla guerra, e fanno la tragica scoperta della morte: trovano un corpo dilaniato, martoriato. I loro sguardi si fanno immediatamente seri, gli occhi cupi, il contegno improntato ad una coscienziosità da adulti. È la guerra, che li costringe a crescere di punto in bianco; in un “coming of age” nel quale i due ragazzi scoprono assieme anche i pruriti dell’eros, il gusto proibito della prima sigaretta, e vagheggiano il loro primo Bar mitzvah.

Un altro balzo in avanti ci aiuta a capire che grazie a un dettaglio che solo lui riesce a cogliere, Martin\Roth si convince di essere sulle tracce dell’amico misteriosamente scomparso in quel teatro londinese di tanti anni prima E comincia così la sua detection sulle tracce di Dovidl, la sua investigazione privata a spasso nel tempo. Un viaggio intercontinentale che non può che ripartire proprio dalla Polonia, da dove scopre che Dovidl era scappato, ancora una volta, abbandonando il vecchio violino e un amore nuovo. Quindi New York, dove finalmente lo trova, in un appartamento borghese di Brooklyn, trincerato dietro a un barbone da ortodosso che cela il viso quasi irriconoscibile di Clive Owen.

Finché, in un’altalena sinusoidale di emozioni, dentro a un viaggio nel tempo tra le pagine chiare e soprattutto scure del ‘900, ci imbattiamo nella sequenza più straziante, quella che riguarda la “canzone dei nomi” che dà il titolo al film; e che diventa un inno alla memoria degli oltre 5 milioni di ebrei scomparsi, una preghiera lamentosa e straniante che ti scuote come uno schiaffo. Perché, come spiega un dialogo del film: “la peggiore paura degli ebrei nei campi di sterminio non era la morte, ma che morisse tutta la famiglia e non restasse nessuno a tramandarne la memoria”.

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