Arriva al cinema dal 23 settembre il film di e con Nanni Moretti, "Tre Piani". Presentato in anteprima e in concorso al Festival di Cannes, nella pellicola anche Margherita Buy, Alba Rohrwacher e Riccardo Scamarcio. Conflitti, ossessioni e solitudini in una palazzina del centro di Roma in cui si muovono personaggi spaesati che faticano a trovare la loro giusta dimensione. Un film in cui, come dice lo stesso regista, solo le figure femminili sono in grado di "ricucire gli strappi della vita".
E’ il primo film che Nanni Moretti dirige partendo da un soggetto non originale.
In “Tre Piani” infatti il regista ha deciso di adattare l’omonimo romanzo di Eskhol Nevo alla sua visione di cinema, partendo con un cambio di città e spostando da Tel Aviv a Roma quella palazzina in cui, tra metafore, diversi livelli di coscienza freudiana e ossessioni per verità e giustizia, si muovono i personaggi.
Il film presentato in concorso al Festival di Cannes dopo il fermo per la pandemia e la “corte” della Mostra del Cinema di Venezia, aveva ricevuto elogi ed applausi ma anche qualche critica soprattutto mossa dai più “fedeli” al tocco di Moretti, che qui non sempre sembra arrivare puntuale.
Protagoniste sono tre famiglie borghesi che abitano nello stesso palazzo, ognuna alle prese con le proprie ossessioni, solitudini, fallimenti e un senso di giustizia che, quando estremizzato, si fa gabbia e oppressione.
Uno spaccato umano incerto e volitivo in cui spiccano figure femminili più pronte al cambiamento e alla messa in gioco del proprio futuro rispetto agli uomini.
Nel cast, oltre a Moretti, anche Margerita Buy, Alba Rohrwacher, Riccardo Scamarcio, Elena Lietti e Adriano Giannini, tra gli altri.
LE PAROLE DI NANNI MORETTI
Signor Moretti il suo personaggio ha un incredibile senso del dovere e della giustizia, che se da una parte lo rendono un uomo encomiabile dall’altra lo rendono quasi “orribile”. Cosa ne pensa?
“Si (Vittorio) è terribile per certi aspetti. Io trovo che in questo film i personaggi maschili siano un po' inchiodati dentro loro stessi.
Uso un verbo che non mi piace per nulla ma che forse rende l’idea, direi che sono “incistati” dentro le loro ossessioni (come il personaggio di Scamarcio), la loro rigidità (il personaggio che interpreto io) o la loro disinvoltura (quella del personaggio di Giannini).
Ognuno di loro è convinto di avere ragione e per questo stanno fermi e inchiodati, non si muovono. Al contrario invece i personaggi femminili hanno un’altra propensione verso gli altri e cercano di ricucire e di sciogliere i conflitti.
Vittorio è monolitico e terribile nel suo rigore, talmente terribile che c’è per due terzi della storia, perché sarebbe stato molto difficile e complicato portarlo avanti fino alla fine del film”.
Volendo dare vari significati metaforici ai “tre piani” del film, secondo lei quale è il più difficile abitare?
“Direi il terzo, ossia quello del super-io, dove il proprio dover essere ti schiaccia e non ti permette altro che seguire i tuoi schemi.
S' direi che il più difficile è l’ultimo piano, quello da cui appunto il personaggio di Margherita (Buy) scappa”.
Un’ultima domanda legata all’attualità: auspica che venga allargato almeno all’80% l’ingresso nelle sale cinematografiche, come si sta ipotizzando in questi giorni?
“In Francia da due mesi e mezzo c’è la capienza al 100%. Naturalmente mi piacerebbe, e lo dico come spettatore, esercente, regista e produttore.
Vediamo perché bisogna comunque continuare a fare attenzione.
A Cannes più di due mesi fa durante il Festival, con mascherine e varie protezioni, avevamo attorno 3000 persone. E’ evidente che la Francia ha fatto scelte diverse. Vediamo cosa succede da noi e asseconderemo le decisioni che verranno prese”.
MARGHERITA BUY DESCRIVE DORA, IL SUO PERSONAGGIO
Margherita il tuo personaggio è costretto a compiere una scelta terribile.
Come ne viene fuori?
“Anche Dora è una persona apparentemente bloccata nella sua vita, nella sua decisione, anche se si intravedono delle pieghe nella sua dimensione.
E’ una madre che non può e non dovrebbe essere costretta a fare la scelta che farà.
È comunque un personaggio, in cambiamento, in evoluzione e questa è la sua bellezza. Sia Nanni che l’autore (Nevo) hanno dato alle donne questa capacità di mettersi in discussione, di capire e rifare qualcosa che può essere ricostruito.
Dora nel film vive all’ultimo piano del palazzo e riesce comunque a riavvicinarsi a quello che sarebbe potuto essere se avesse fatto scelte diverse.
Per fortuna in parte ci riesce e proprio questo secondo me è il suo aspetto più bello.”
ALBA ROHRWACHER E’ MONICA
Possiamo in qualche modo dire che la tua “Monica” è il personaggio emotivamente più libero e sincero?
“Una sera, durante le riprese, ho mandato a Nanni un messaggio per dirgli che volevo molto bene a Monica. Via via che la “conoscevo” mi sono fatta conquistare dalla sua condizione di solitudine forzata, mi sono fatta intenerire tanto da sentirmi sempre al suo fianco. Abbiamo deciso con Nanni di dare una vena di disordine a “Monica” anche attraverso il colore rosso dei suoi capelli.
Man mano che il film cresce è evidente come lei faccia sempre più fatica a mettere ordine nella sua vita perché si sente sempre più sola, smetterà di prendersi cura di se stessa tanto che alla fine la vediamo con i capelli lunghissimi, quasi come fosse una pianta che non viene mai potata, mai curata da nessuno.
Mi piace molto pensare che anche nel mio personaggio comunque, nonostante il suo spaesamento, ci sia la possibilità di un ritorno alla normalità. Anche lei risorge dalla sua condizione”.
SINOSSI DI "TRE PIANI"
Al primo piano di una palazzina vivono Lucio, Sara e la loro bambina di sette anni, Francesca. Nell’appartamento accanto ci sono Giovanna e Renato, che spesso fanno da babysitter alla bambina. Una sera, Renato, a cui è stata affidata Francesca, scompare con la bambina per molte ore. Quando finalmente i due vengono ritrovati, Lucio teme che a sua figlia sia accaduto qualcosa di terribile. La sua paura si trasforma in una vera e propria ossessione.
Al secondo piano vive Monica, alle prese con la prima esperienza di maternità. Suo marito Giorgio è un ingegnere e trascorre lunghi periodi all’estero per lavoro.
Monica combatte una silenziosa battaglia contro la solitudine e la paura di diventare un giorno come sua madre, ricoverata in clinica per disturbi mentali.
Giorgio capisce che non potrà più allontanarsi da sua moglie e sua figlia. Forse però è troppo tardi.
Dora è una giudice, come suo marito Vittorio. Abitano all’ultimo piano insieme al figlio di vent’anni, Andrea. Una notte il ragazzo, ubriaco, investe e uccide una donna. Sconvolto, chiede ai genitori di fargli evitare il carcere. Vittorio pensa che suo figlio debba essere giudicato e condannato per quello che ha fatto. La tensione tra padre e figlio esplode, fino a creare una frattura definitiva tra i due.
Vittorio costringe Dora a una scelta dolorosa: o lui o il figlio.