La pellicola, scritta e diretta da Roberto Andò, vede l’attore napoletano interpretare Gabriele Santoro, un professore la cui vita viene cambiata dall’arrivo del giovane Ciro .Il film fuori concorso come film di chiusura della 78° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia uscirà al cinema il 4 novembre distribuito da 01 Distribution
Silvio Orlando è il protagonista del film Il bambino nascosto, basato sull’omonimo romanzo di Roberto Andò. La pellicola è stata presentata alla settantottesima edizione del Festival di Venezia (qui lo speciale) che tra poche ore annuncerà i nomi dei suoi vincitori.
Il bambino nascosto, l'intervista a Silvio Orlando
L’attore, classe 1957, ha parlato dell’interpretazione e di alcune sfumature del lavoro diretto da Roberto Andò. Il film indaga il rapporto tra il suo personaggio, Gabriele Santoro, titolare della cattedra di pianoforte al Conservatorio San Pietro a Majella, e Ciro, un bambino piombato nella sua vita interpretato dal giovanissimo Giuseppe Pirozzi.
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La relazione tra i due porterà il professore a un viaggio emotivo con l’obiettivo di aiutare il ragazzo.
Silvio Orlando ha dichiarato: “Il mio è un personaggio che tendenzialmente si è inaridito nella vita e quindi non esprime neanche l’arte come dovrebbe perché l’arte muore quando non è condivisa. Poi l’irruzione di questa scheggia di vita in casa lo salva, lo tira fuori da una situazione un po’ depressiva e lo costringe a prendersi delle responsabilità, e anche perché no un’idea di paternità assurda, ma alla fine, in qualche modo, è lui che salva me, più che io salvare lui”.
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In seguito, l’attore ha aggiunto: “Lui mi entra in casa e porta dentro tutta quella che è la tipologia di un bambino di strada, per cui è molto è violento, aggressivo, sulla difensiva e io dal mio punto di vista sono un personaggio molto disincantato, molto sprezzante e poco alla volta ci facciamo un massaggio cardiaco a vicenda, siamo coinvolti in mille cose, io passo la mia musica a lui e lui passa la sua musica a me”.
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Infine Silvio Orlando ha raccontato: "Proprio come dovrebbe essere la vita ma è una forma di cinema e non so quante volte possa succedere nella vita, ma il cinema e il film si interrogano anche su questo, ovvero su come spezzare questa catena di destino che si ripete sempre uguale sia per le persone colte che per le persone del popolo”.