Nell’ambito delle Giornate degli Autori è stato presentato a Venezia il documentario di Giovanna Taviani, dedicato alla tradizione popolare del racconto orale e a chi ancora oggi si dedica all’antica arte della narrazione. SEGUI LA DIRETTA
“Io sono lo sguardo del film, la sua voce narrante, perché questo film è prima di tutto un mio cùnto di gioia e di dolore, dedicato alla mia infanzia e alla mia memoria. Un viaggio di formazione dalla vita alla maturità, che ha inizio nel liquido amniotico del ventre materno, e finisce sotto le viscere della terra, nelle profondità del mare, dove i miti del mio passato tornano a riposare in mezzo alle ceneri di mio padre e mia madre”.
Così Giovanna Taviani, apprezzata documentarista che ha messo in luce il suo talento con opere come Ritorni e Fughe e approdi, ha raccontato la sua ultima fatica. Cùntami è stato presentato a Venezia la sera di giovedì 2 settembre, nell’ambito delle Giornate degli Autori, e ha colpito per la maestria della regista nel padroneggiare le tecniche proprie del documentario e per l’originalità di sguardo.
Viaggio per la Sicilia a bordo di un furgone rosso - tanto che non pare impropria l’etichetta di road movie – Cùntami va alla ricerca dei nuovi narratori orali che ancora oggi si richiamano all’antica tradizione del cùnto e dei cantastorie locali.
Non è però, quella di Giovanna Taviani, una nostalgica spedizione alla ricerca di un passato che non c’è più, bensì una riscoperta di radici ancora vive che, capaci proprio come certi alberi di superare la prova dei secoli, sono ancora oggi utili per raccontare il presente (“perché non è vero”, dice uno dei cantastorie protagonisti, “che questa è una terra che non vede, non sente, non parla. Questa è una terra che, grazie alle nostre parole, vede, sente e parla”).
Cùntami è allo stesso tempo un viaggio alla ricerca di una forza universale – quella delle storie della tradizione popolare – e una quest del tutto personale, intimamente connessa con la biografia della figlia di Vittorio Taviani.
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Una riscoperta, quindi, di racconti collettivi e di memorie intime, in qualche modo interconnesse fra loro. È il potere delle Storie, quelle con la S maiuscola, che permette la fusione di elementi in antitesi come il passato e il futuro, l’antico e l’attuale, il personale e l’universale. Del resto, Giovanna Taviani si era già dimostrata, in Fughe e approdi, capace di connettere il proprio vissuto a una dimensione generale.
A rendere unico il documentario sono però i suoi veri eroi: non tanto gli Ulisse, i Don Chisciotte e gli Orlandi più o meno furiosi protagonisti delle grandi narrazioni, quanto i cantastorie a cui Giovanna dà voce. Sognatori che al pari dei personaggi da loro raccontati possono apparire fuori dal tempo, ma che con la loro dignità, necessità di condivisione e volontà di trovare un ponte fra tradizione popolare ed espressione individuale dimostrano come anche in un mondo destrutturato sia possibile gettare i rami al cielo, pur rimanendo con le radici ben salde nel terreno.