A un mese dall’inizio dalla prima Esposizione Universale nel mondo arabo, si alza il sipario su eventi e contenuti del Padiglione Italia. Il regista premio Oscar che ha realizzato il film dedicato alla celebrazione delle 15 Regioni partner (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Umbria e Veneto), che è al centro del percorso espositivo, racconta il suo lavoro.
Un’Italia da Oscar
Le bellezze artistiche e paesaggistiche, le eccellenze del Saper Fare degli artigiani e delle aziende manifatturiere che il mondo identifica con il Made in Italy in un progetto nato da un’idea del Direttore Artistico del Padiglione Italia Davide Rampello: oggi viene diffuso il trailer del film, frutto delle riprese realizzate nei mesi scorsi dal Premio Oscar con Indiana Productions. “Mi è venuto subito in mente Pierpaolo Pasolini, che nei suoi scritti a proposito dell’Italia e della cultura italiana e delle nostre tradizioni, scriveva sulla nostalgia della perdita del lavoro nelle campagne, del saper fare con le mani” questo l’incipit di Salvatores nello spiegare l’idea che c’è alla base del suo lavoro e continua…” È un Paese che si basa molto sul lavoro con la natura, i suoi asset sono il saper coltivare, il saper cucinare, il saper costruire, siamo una delle potenze industriali ma la nostra tradizione, secondo me deve rimanere legata a sapere fare il pane, per esempio”. Così il regista, volto disteso e sorridente:” e allora ho pensato che attraverso le mani gli uomini fanno le cose e mi è venuto in mente Sebastião Salgado, un suo bellissimo lavoro che si chiama “La mano dell’uomo”, cioè cosa l’uomo può saper fare con le mani. Le prime immagini che mi sono venute in mente di questo film, sono proprio le facce, le mani, i particolari del lavoro. Abbiamo quindi deciso di girare il film privilegiando questo aspetto. Abbiamo cercato di far sentire attraverso le immagini i profumi del grano e della farina, l’atmosfera del lavoro in una fabbrica. Ci siamo ritrovati a girare per il Paese, che cambia continuamente, secondo la latitudine, nel giro di pochi Km è come se ti ritrovassi in un altro posto, addirittura con un’altra cultura, un’altra cucina, a volte con un’altra lingua. Questo che può essere un problema, si rivela un grande vantaggio perché un Paese così non c’è da nessuna altra parte”.
Uno fatto di Stile
“Ho pensato che girare il film in bianco e nero gli avrebbe dato una dimensione più universale, quasi sacrale”. Il cineasta nel suo racconto sottolinea: “Non le immagini che siamo abituati a vedere con i nostri occhi, noi viviamo in un mondo colorato, ma qualcosa che ci costringa a concentrarci su quello che stiamo vedendo e che nello stesso tempo lo ponga fuori dal tempo”. Abbiamo scelto anche di rimanere stretti su quello che si stava facendo, si vedranno gli ambienti, si vedranno i posti dove le persone lavorano ma sostanzialmente cosa stanno facendo, anche in maniera molto minimale usando degli obiettivi macro, speciali, passeremo dalle donne in Piemonte che fanno i tajarin ai meccanici di macchine super tecnologiche……Ho scoperto delle cose meravigliose che non conoscevo, mi sono innamorato ancora di più di questo Paese”. Gabriele Salvatores conclude affermando: “Se noi fossimo un pochino più fieri di quello che sappiamo fare e consapevoli della nostra capacità, probabilmente staremmo meglio tutti”.
Il film dal primo di ottobre sarà al centro del percorso espositivo del Padiglione Italia