Il 19 gennaio 2001 usciva in Italia il secondo film del regista britannico, all'epoca ancora 29enne: un noir complicatissimo, con un montaggio straordinario, in cui sono già chiari i temi e le ossessioni dei vent'anni successivi
Non è stato certo il primo film a scomporre e sezionare una storia in flashback e flashforward (da Rapina a mano armata di Kubrick in giù, se ne potrebbero scrivere volumi). Non è stato nemmeno il primo noir a mettere al centro della scena un anti-eroe disturbato, ben lontano dallo stereotipo del cavaliere senza macchia e senza paura. E non è stato neanche il primo thriller a provocare esplicitamente lo spettatore, mirando a confonderlo per poi infilzarlo con un finale a effetto (il capostipite del genere, almeno per quanto riguarda i tempi recenti, è indubbiamente I soliti sospetti). Però Memento è stato tutte queste cose insieme: un gioco intelligente – e anche un po' delirante – che ci accompagna nell'abisso psichico e fisico di un uomo perduto, cui è rimasta una sola ragione di vita che sconfina nell'ossessione.
Temi classici del noir, che il 29enne Christopher Nolan avrà ancora modo di sviluppare nei vent'anni successivi. Per il suo secondo film (il primo a colori dopo l'interessantissimo Following, datato 1998), Nolan si affidò a un racconto (Memento Mori) di suo fratello Jonathan che fu pubblicato nel marzo 2001, dopo l'uscita del film. Presentato a Venezia e in tanti altri festival in giro per il mondo, Memento passò pressoché inosservato all'uscita in sala, diventando un cult solo negli anni successivi grazie al passaparola e ai dvd e guadagnandosi due nomination agli Oscar per la sceneggiatura originale (vinse Gosford Park) e per il montaggio (vinse Black Hawk Down). Oggi è indubbiamente una pietra miliare del genere, nonché il primo biglietto da visita di uno dei registi che stanno caratterizzando questo secolo di cinema.
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Rompicapo
L'asso nella manica di Memento sta naturalmente nella sua scrittura: non semplicemente una vicenda lineare complicata da un montaggio non cronologico, ma un thriller concepito “al contrario”, già pensato in quel modo in fase di scrittura, in modo tale da piazzare il colpo di scena a metà storia. E se queste righe vi sembrano troppo contorte, forse potete aiutarvi con questo grafico pubblicato su Wikipedia dal dottor Steve Aprahamian, che mette a confronto lo svolgimento della trama in ordine cronologico con il modo in cui è montata nel film.
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Sì, ma di che parla?
Giusto, la trama! L'ex detective assicurativo Leonard Shelby (Guy Pearce) è sulle tracce dell'uomo che ha ucciso sua moglie in un'aggressione domestica in cui lui ha riportato danni irreparabili: in pratica, una perdita della memoria breve che gli impedisce di assimilare nuovi ricordi – facce, nomi, oggetti, situazioni – per più di cinque minuti. Leonard è stato costretto a tatuarsi tutte le informazioni di cui ha bisogno (cos'è successo alla moglie, le iniziali del responsabile, la sua professione...) per alimentare la sua ragione di vita, che è la caccia al colpevole; inoltre va sempre in giro con una Polaroid per scattare foto e prendere appunti su tutte le persone che incontra nel corso delle sue indagini, che potrebbero aiutarlo ma anche ostacolarlo.
I tatuaggi
Una delle immagini più forti di Memento è il corpo di Guy Pearce – che per girare questo film si sottopose a una drastica cura dimagrante – usato come bloc-notes ricolmo di facts utili alla causa. Nolan ricorda allo spettatore queste informazioni centellinandole con sapienza, ripetendocele ogni tanto ma senza essere ridondante. Certo, è necessaria una buona dose di sospensione dell'incredulità per capire come faccia Lenny – la cui memoria breve si “resetta” ogni cinque minuti – a riprendere subito il filo del discorso anche quando è vestito e non ha uno specchio a portata di mano...
Colore e bianco/nero
Un'altra trovata molto brillante che Nolan utilizza per aiutare lo spettatore a orientarsi in un montaggio così contorto è l'alternanza di scene a colori e in bianco&nero: i due piani narrativi procedono avvicinandosi tra di loro lungo tutto il film, fino a unirsi nella scena finale. E se avete sgranato gli occhi di fronte alle formidabili sequenze “al contrario” di Tenet, in Memento c'è qualcosa di molto simile nella scena sui titoli di testa: una mano agita una Polaroid, ma ottiene l'effetto contrario a quello previsto...
L'ordine giusto
Nel DVD del film, dopo una specie di caccia al tesoro multimediale, si può avere accesso a una versione di Memento montata in ordine cronologico: nulla di più che un divertissement, visto che Nolan ha sempre sconsigliato qualunque visione del film diversa da quella “originale”. Potete trovarla anche su Youtube.
Spoiler!
Se non avete mai visto Memento, potete proseguire con la lettura a vostro rischio e pericolo. Ma la rivelazione finale del film è anticipata da una manciata di fotogrammi, quasi un messaggio subliminale, nell'ultimo flashback su Sammy Jankis, di cui Lenny sta raccontando la storia al telefono con un misterioso interlocutore. Dopo aver causato involontariamente (e inconsapevolmente) la morte della moglie, Sammy è seduto in una clinica psichiatrica, ignaro di ciò che gli succede; un'infermiera gli passa davanti e, prima che l'inquadratura torni su Lenny al telefono, si fa in tempo a vedere che...
Lo stesso medico
La precisione e l'attenzione ai dettagli di Nolan è fuori discussione, e allora sentite qui: il medico che sottopone Sammy Jankis a un test per verificarne il difetto alla memoria breve, al minuto 31 di Memento, è lo stesso che visita Bruce Wayne (Christian Bale) al minuto 31 di Il cavaliere oscuro – Il ritorno. Di entrambi i personaggi non si conosce il nome, ma solo che a interpretarlo è l'attore Thomas Lennon: Leonard Shelby e Batman fanno forse parte dello stesso universo narrativo?
Hello?
In America l'assegnazione dei numeri di telefono segue degli schemi ideati e decisi dal North American Numbering Plan, un'organizzazione che già negli anni Sessanta decise che, qualora in un'opera di fiction (romanzi, film, serie tv...) si fosse utilizzato un certo numero di telefono, doveva essere preceduto dal prefisso 555, inesistente nella realtà. Così in molti film americani compaiono numeri di telefono fittizi dal prefisso 555: nel caso di Memento, è curioso come il numero di telefono di “Teddy” (Joe Pantoliano), 555-0134, sia lo stesso di Marla Singer (Helena Bonham-Carter) in Fight Club di David Fincher, uscito l'anno prima.