Auguri David Lynch: cinque film da (ri)vedere per celebrare un genio del cinema

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Simone Soranna

©Getty

Mercoledì 20 gennaio compie 75 anni il regista, sceneggiatore e artista autore americano. Ecco 5 titoli che riassumono il mondo del cineasta di Missoula

Mercoledì 20 gennaio compie 75 anni il regista, sceneggiatore e artista David Lynch, recentemente insignito dell’Oscar® alla carriera consegnato nell’edizione 2020. Per l’occasione, Sky Cinema Due gli dedica la programmazione serale con due film: il road movie con Nicolas Cage, Laura Dern e Willem Dafoe Cuore selvaggio (che fece ottenere a Lynch la Palma d’oro a Cannes) e il mystery thriller denso di enigmi e oscurità Strade perdute con Patricia Arquette e Bill Pullman. Per avvicinarci a questo compleanno d’eccezione, abbiamo preparato un breve percorso, in rigoroso ordine cronologico, mirato a ricordare cinque tappe imperdibili nella carriera del regista.

 

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David Lynch

The Elephant Man (1980)

Tratto dalla vera e struggente storia di Jonathan Merrick, il secondo lavoro di David Lynch è ancora oggi il film più umano e fiabesco della sua carriera. Restaurato lo scorso anno in occasione del quarantesimo anniversario, The Elephant Man non ha perso un grammo della sua magica grazia e del suo spessore satirico. John Hurt è semplicemente perfetto nei pani di un freak costretto ai margini della società e accudito da un dottore (Anthony Hopkins) pronto a rischiare tutto pur di andare oltre le apparenze. Lynch dirige con mano sicura e sguardo sinceramente commosso, aiutato anche da un bianco e nero sinuoso ed elegante che dona alla pellicola un’aura ancor più incantata. Il film ottenne otto nomination agli Oscar ma non vinse alcun premio. 

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Velluto blu (1986)

Dopo il disastro produttivo e commerciale del suo film precedente, Dune (1984), David Lynch torna a dirigere un film più personale che in poco tempo diventerà un vero e proprio cult. Velluto blu contiene molte, se non tutte, le ossessioni del regista. Ambientato nella perfetta e curata provincia statunitense, è proprio lì che il perturbante e il lugubre sono di casa: una facciata ipocrita e colorata che nasconde al suo interno il marcio di una società sull’orlo del baratro. Un film fortemente onirico e dal fascino perverso che restituisce a tutto tondo l’anima del suo regista.

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Cuore selvaggio (1990)

A cavallo tra il cinema libero e vivace degli anni Settanta e quello più macho e laccato degli anni Ottanta, Cuore selvaggio inaugura un decennio che sarà di fondamentale importanza nella carriera di Lynch. Il film è uno spasso, tra personaggi borderline (impossibile dimenticarsi di Willem Dafoe) e sequenze dall’alto tasso parodistico e barocco (il finale su tutti). Sin dalla sua prima proiezione al Festival di Cannes, la pellicola divise profondamente e in molti urlarono allo scandalo quando la giuria presieduta da Bernardo Bertolucci lo incoronò con la Palma d’oro. 

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Strade perdute (1997)

Probabilmente il film più ipnotico della carriera di David Lynch, Strade perdute è un’operazione seducente, ricca di colpi di scena e dall’andamento circolare. A cavallo tra i frenetici film degli anni Novanta e le operazioni più concettuali e teoriche dei primi anni Duemila, la pellicola è un viaggio notturno assai ispirato dove la contaminazione musicale e letteraria (il film è stato scritto da Lynch insieme a Barry Gifford, lo scrittore del romanzo da cui il regista trasse precedentemente Cuore selvaggio) restituisce il disorientamento dovuto allo sdoppiamento dell’identità. Bill Pullman e Patricia Arquette non si dimenticano.

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Strade Perdute - IPA/Fotogramma

Mulholland Drive (2001)

Considerato uno dei capolavori del nuovo millennio, Mulholland Drive è un sogno, pardon, un incubo a occhi aperti. Los Angeles non è mai stata così solare e tenebrosa al tempo stesso. Il tema del doppio, il tema onirico e il concetto di entropia sono forse le colonne portanti della filmografia di Lynch, che qui vengono portate a maturazione ed elaborate come raramente successo in passato. Un ritratto spietato e quanto mai calzante del fascino perverso di Hollywood, mecca dei sogni per milioni di aspiranti star ma fabbrica inesorabile di turbamenti dall’alto tasso distruttivo. Imperdibile

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