Padrenostro: tra biografia e formazione. L'intervista al regista Claudio Noce

Cinema sky cinema

Denise Negri

"Quella volta in cui Pierfrancesco Favino si è fidato di me". Abbiamo incontrato Claudio Noce, il regista di "Padrenostro" in prima tv su Sky Cinema Due sabato 16 gennaio , per parlare di una pellicola autobiografica che diventa, anche, una favola di formazione. 

Un film pieno di emozioni, sfumature e suggestioni. Che parte da un fatto autobiografico per arrivare a toccare temi universali come l’amicizia, la crescita e l’amore tra un padre e un figlio. Con l’arrivo in sala di “Padrenostro” diretto da Claudio Noce e che ha regalato a Pierfrancesco Favino una meritata Coppa Volpi all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, è lo stesso regista che racconta alcuni passaggi di una pellicola così intima.

“Il cuore del film nasce da un respiro decisamente autobiografico, da una storia accaduta alla mia famiglia e a mio padre che era un responsabile dell’Antiterrorismo per l’Italia centrale e che subì un attentato (per fortuna non mortale) da parte dei Nap. Mio fratello, prosegue Noce, che era in casa con mia madre vide tutto dal balcone. Parto da quello sguardo di quel bambino a cui è stata sottratta l'infanzia per poi allargarmi e allontanarmi dalla storia per raccontare altro”.

Molti infatti i livelli narrativi toccati dalla pellicola che, come dice lo stesso Noce: “aprendosi alla dimensione più favolistica legata all'amicizia diventa un film di formazione”.

IL PADRE E L'EROE FERITO

Al centro della storia un padre, come quelli di una volta, a cui bastavano poche parole per farsi capire, trovandosi più a proprio agio in lunghi silenzi.

“Raccontiamo un eroe ferito, dice il regista. Dal momento in cui il bambino vede la fragilità del padre inizia un percorso di crescita e formazione”.

Fondamentale per Claudio Noce anche il rapporto che sul set e fuori dal set ha instaurato con Pierfrancesco Favino: “Dirigere un mostro sacro come Pier non è semplice! Ha fatto un percorso personale incredibile di preparazione. Ha lavorato sull'archetipo del padre e pensare che non ha mai incontrato di persona il mio”. La fiducia, alla base del rapporto tra un regista e i propri attori c’è stata anche in questo caso: “Favino si è fidato di me e mi ha detto che era una delle volte in cui si stava fidando di più!. Lui che ha lavorato con dei maestri del cinema contemporaneo mi ha davvero lusingato con queste parole”.

“In questo film Pier è riuscito a portare una dolcezza nello sguardo incedibile, conclude Noce, facendo anche un augurio al pubblico: andate al cinema perchè in sala si possono vivere mille emozioni”.

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