Abbiamo incontrato Luca Miniero, regista di Cops-Una banda di poliziotti, il nuovo film Sky Original. Con lui abbiamo parlato di questo sua nuovo lavoro, di come si colloca nel mondo delle commedie, del valore corale del cast e dell’ambientazione nel Sud Italia. Ecco cosa ci ha raccontato
Delle volte alcuni prodotti televisivi emergono più di altri perché dietro hanno delle idee semplici che potrebbero essere riassunte semplicemente nello spazio di qualche riga. Prendiamo per esempio la comedy svedese Kops del 2003, diretta dal regista Josef Fares (Yalla-Yalla) in cui si immaginava che, in un paesino molto tranquillo, un gruppo di poliziotti per mancava di reati, cominciava a delinquere per salvarsi il posto di lavoro.
Ebbene Sky Original e e Banijay Italia hanno deciso di puntare su questa idea, realizzando per il pubblico italiano una crime-comedy dal titolo Cops – Una banda di poliziotti). Due appuntamenti diretti dal regista Luca Miniero accompagnato da un cast corale e molto affiatato di cui fanno parte Claudio Bisio, Stefania Rocca, Pietro Sermonti, Francesco Mandelli, Dino Abbrescia, Giulia Bevilacqua, Guglielmo Poggi e Giovanni Esposito.
Miniero non è nuovo a questo tipo di operazioni. Ci aveva già provato con grande successo di critica e pubblico soprattutto con Beneventi al Sud e Sono Tornato, rispettivamente remake di Giù al Nord (Bienvenue chez les Ch'tis) di Dany Boon e di Lui è tornato (Er ist wieder da) diretto da David Wnendt. In Cops.
Il regista napoletano, come spesso gli è capitato nella sua carriera cinematografica, è andato oltre la semplice riproposizione di un prodotto straniero in salsa italiana. Non si tratta quindi remake puro e semplice ma il tentativo di portare sul piccolo schermo una comedy poliziesca, genere che in Italia non ha mai attecchito, a differenza, per esempio, negli Stati Uniti, in cui è un filone che annovera film cult come Una pallottola spuntata, Scuola di Polizia e la serie tv Brooklyn Nine-Nine. Verrebbe da dire era ora che la commedia nostrana esplorasse questo genere magari cercando bonariamente di ironizzare sulle Forze dell’Ordine senza risultare per niente offensiva. Merito del coraggio e dell’intuizione di Sky Original e Banijay Italia che hanno pensato che soltanto grazie ad un grande regista come Luca Miniero si potesse arrivare ad un prodotto valido come Cops. Un esperimento riuscito unico nel suo genere.
approfondimento
Cops - Una banda di poliziotti, il cast e i personaggi
Mi racconta come è nata l'idea di Cops?
L’idea nasce dal film svedese del regista di Yalla Yalla, Josef Fares. Abbiamo cercato di riadattare questo format riuscito alla realtà italiana, girandolo quasi interamente in un paesino della Puglia dove i protagonisti, i poliziotti del commissariato locale, sono persone di grande umanità, dei veri antieroi che per necessità sono costretti a confrontarsi con il crimine.
Che differenze ci sono fra il film svedese e quello che realizzato da Lei?
Nel primo appuntamento ho cercato di essere fedele al plot svedese. Naturalmente nei limiti di un racconto che viene trasportato nel sud dell'Italia. Il secondo appuntamento è decisamente una nuova pellicola in cui il centro della narrazione scaturisce proprio dalla squadra dei nostri attori. Anzi debbo dire che non riesco proprio ad immaginare questo film se non con questo cast. C'è sicuramente un forte legame con il mio Benvenuti al Sud. Anche lì, come in Cops volevo mostrare sia geograficamente che umanamente un mondo imperfetto. Ci piaceva raccontare la polizia da un punto di vista diverso e fare nello stesso tempo anche una parodia sul genere visto che i polizieschi in questo momento vanno alla grande.
Il valore aggiunto, quindi, mi pare di aver capito è nella coralità del cast?
Sì, proprio così. E' un aspetto molto importante del nostro Cops. Raramente mi è capitato di avere dei personaggi così approfonditi. Sono tutti attori importanti che riescono a dare qualcosa in più ai ruoli che la sceneggiatura aveva stabilito per loro. Da Claudio Bisio che interpreta il Commissario Cinardi fino a Giovanni Esposito nei panni di un imprevedibile e folle boss della droga, ma poi ci sono Stefania Rocca, Francesco Mandelli, Piero Sermonti, Dino Abbrescia, Giulia Bevilacqua, Guglielmo Poggi. Tutti bravissimi che hanno fatto davvero squadra.
Guardand Cops si sente molto il tentativo di mescolanza tra crime e commedia. Cosa significa per lei questo processo?
La parte più originale di ogni film è il linguaggio e in Cops l'originalità sta nel fatto che ci siamo fatto ispirare più dai dialoghi americani che caratterizzano questo tipo di commedie oltreoceano che da quello più classiche italiane. Nella maggior parte di queste c'è un attore, in genere un comico per intenderci, che cerca di far ridere sempre in situazione definiamole statiche. In Cops c'è molta dinamicità fra sparatorie e inseguimenti pericolosi. Spesso le le battute dei protagonisti nascono in questi contesti action e credo che sia uno delle vere particolarità di Cops. Direi, per chiudere, che la vera mescolanza di generi l'ho trovato proprio nella fusione tra azione e linguaggio tipicamente da commedia.
Ha ancora senso parlare di "commedia"?
La commedia in sé non può più essere definita come tale. Almeno per me è un ingrediente di un film più ampio, che sia comico, sentimentale o drammatico. Realizzare una commedia tout court è quindi molto difficile da realizzare soprattutto in un contesto come quello di oggi in cui il pubblico vuole riconoscersi nelle storie che vengono raccontate.
Nei suoi film lei ha affrontato la tematica della contrapposizione culturale in Italia tra nord e sud, dando spesso ai tuoi personaggi tratti caricaturali. C’è anche in Cops?
Spesso sono stato accusato di fare sempre il medesimo film e di usare i tanti stereotipi come quello tra Nord e Sud. In realtà la mia è una battaglia contro questi luoghi comuni. Non a caso ho scelto di girare Cops in Puglia, oltre che per bellezza dei luoghi, anche perché sono sempre alla ricerca di territori autentici che non hanno perduto ancora la loro identità. In fondo, secondo me la ricchezza del nostro Paese sta proprio nella differenza. Differenza di luoghi, culture non ancora massificate, di persone fiere di essere legate al proprio territorio, La mia personale battaglia è quella tra periferia e centro e spero che anche in Cops sia riuscito a vincerla.