Manetti: il Diabolik di Marinelli una pantera con l'anima

Cinema

I registi parlano del film in un incontro online a Lucca Changes. Gli altri protagonisti della pellicola, tratta dalla creatura inventata dalle sorelle Giussani, sono Miriam Leone nei panni di Eva Kant e Valerio Mastandrea in quelli dell'ispettore Ginko. Salvo cambiamenti dovuti all'emergenza sanitaria (tutto sul coronavirus) arriverà al cinema il 31 dicembre

Realizzare un film su Diabolik, che sarebbe potuto piacere alle sorelle Giussani (Angela e Luciana,  fumettiste ed editrici creatrici nel 1962 dell'iconico personaggio). E' stato il punto di partenza per Antonio e Marco Manetti, nel girare il loro Diabolik (IL TRAILER), adattamento cinematografico con protagonista Luca Marinelli, Miriam Leone per Eva Kant, brillante e coraggiosa  compagna e complice del criminale antieroe, e Valerio Mastandrea per l'Ispettore Ginko. I due cineasti parlano del progetto (l'uscita è ancora prevista, al momento, da 01 il 31 dicembre, covid permettendo) nell'incontro online organizzato da Lucca Changes, dal titolo Dietro la maschera di Diabolik, insieme a Roberto Recchioni e a Mario Gomboli, a lungo collaboratore delle sorelle Giussani, e attuale direttore editoriale di Astorina (la casa editrice del fumetto), il cui placet e aiuto è stato fondamentale per il film.

Infatti le sorelle Giussani dopo la versione cinematografica di Mario Bava del 1968, che non le aveva soddisfatte ("non gli era piaciuto che avesse reso il personaggio più simile a James Bond" racconta Gomboli) avevano deciso di richiedere per contratto di avere un diritto di veto nel caso un adattamento volesse stravolgere il personaggio. Una condizione, su cui dopo la scomparsa delle Giussani ha vigilato Gomboli: "Abbiamo deciso di mandare a Mario, cinque paginette, sulla nostra visione - spiega Marco Manetti - e ancora mi emoziono pensandoci, lui ci ha risposto su whatsapp che aspettava da 30 anni qualcuno che immaginasse così un film su Diabolik". La trasposizione è una storia di fondazione del rapporto fra Diabolik e Eva Kant ("E' il passaggio narrativo che dà a Diabolik la sua identità"), l'ambientazione è anni '60, nella città dei fumetti, la geometrica Clerville, per la quale "ci siamo ispirati alla Milano tra gli anni '20 e gli anni '70". Uno dei nodi più difficili è stato la scelta del cast: "Eva è venuta un po' più automatica, perché eravamo da tempo fan di Miriam, ed è una Eva fantastica". Più lungo il lavoro per Diabolik e Ginko: "A Marinelli abbiamo fatto anche un provino, è un attore eccezionale ma non era immediato vederlo Diabolik - dicono -  Luca gli ha dato un'umanità profonda. Senti che quest'uomo freddo, glaciale intelligentissimo e cinico, ha qualcosa dentro che gli ruggisce e anche Luca dice di averlo pensato come se avesse dentro una pantera". Ugualmente, convincente per i Manetti e Gomboli, il Ginko di Mastandrea, che dà al personaggio, "una sorta di disincantata e malinconica ironia". I cineasti per rispettare al massimo l'identità delle storie, hanno lottato per realizzare il film in italiano ("Abbiamo minacciato di andarcene  se non ce l'avessero permesso") con una sporcatura di "nordico generico". Il costume "è stato il punto più complesso di tutti -spiegano- è sempre difficile mettere un uomo in calzamaglia". Dopo varie prove, hanno  creato "un vestito calzamaglia vintage, un abito attillato ma che potesse essere anche borghese". Per la maschera "ci ha aiutato Sergio Stivaletti (maestro del trucco cinematografico, ndr). E' un calco sulla faccia di Marinelli, rifatto nero. E' come se la usasse per rendersi invisibile nell'ombra".

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Diabolik "è un assassino, non è un bravo ragazzo -ricorda Gomboli- ma viene riconosciuto dai lettori come degno di rispetto perché ha una sua etica".  E' "una figura nera con cui parteggi  -aggiungono i Manetti- perché prende le sembianze e la vita di persone più tristi, più squallide, più negative di lui. E' questa la chiave che te lo fa amare". Nel film ritroveremo anche il tono femminista delle storie: "E' unico nella storia del fumetto, il fatto che statisticamente siano più le volte in cui Eva salvi Diabolik piuttosto che il contrario, è la rottura totale di un cliché eterno". Da quando "arriva Eva nelle storie di Diabolik ti immedesimi con il personaggio -sottolinea Antonio Manetti- e attraverso di lei capisci perché Diabolik fa quello che fa. Non è cattivo e sadico, lo muovono l'anarchia e le sfide". 

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