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Pelé compie 80 anni: quella rovesciata indimenticabile in "Fuga per la vittoria"

Cinema

Giuseppe Pastore

Il fuoriclasse brasiliano si è anche esibito con successo in un celebre film sul calcio, diretto da John Huston e ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale. Con un finale spettacolare...

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Che Edson Arantes do Nascimento, per brevità chiamato Pelé, sia una leggenda del mondo del calcio è naturalmente un'ovvietà: oltre mille gol in carriera, tre titoli Mondiali vinti con il Brasile dal 1958 al 1970, un fascino tramandato di generazione in generazione, impermeabile alle mode e allo scorrere del tempo. Ma il magnifico O Rey che oggi compie 80 anni è anche uno dei pochi calciatori ad aver lasciato il segno anche in un film sul calcio, uno sport che con la settima arte ha sempre avuto una relazione contrastata: giocato in spazi ampi, troppo tattico o troppo dinamico, difficile da costringere in un'inquadratura come per esempio la boxe. Per un film sul pallone davvero memorabile c'era bisogno di Pelé, uno dei protagonisti di Fuga per la vittoria (John Huston, 1981).

La storia, per sommi capi: nel 1942 un gruppo di prigionieri alleati in un campo di concentramento francese progetta la fuga approfittando di una partita organizzata a Parigi da un maggiore dell'esercito nazista (Max von Sydow) con un passato da calciatore. Con il passare dei minuti ci si accorge che la trama è in realtà un mero pretesto per mostrare al pubblico lo spettacolo della grande partita finale, a cui partecipano alcuni tra i migliori calciatori al mondo negli anni Settanta: oltre a Pelé, anche l'argentino Osvaldo Ardiles (che si esibisce nel suo caratteristico numero della bicicleta), il polacco Kazimierz Deyna, il belga Paul Van Himst, lo scozzese John Wark e l'inglese Bobby Moore, campione del mondo da capitano nel 1966. Anche se il brasiliano è naturalmente la stessa indiscussa, il motivo per cui Michael Caine – come dichiarerà in seguito – accetta di prendere parte a un film che assolve perfettamente al suo compito di macchina da spettacolo, governata con mano sicura da un gigante come John Huston in regia e impreziosita da un cast di stelle, dai già citati Caine e Von Sydow a un giovane Sylvester Stallone che, nel finale, diventa protagonista assoluto.

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Pelé interpreta il ruolo di Luis Fernandez, soldato originario di Trinidad arruolato per la partita dal capitano John Colby (Michael Caine), incaricato di formare la squadra. Nel film, Fernandez (curiosamente omonimo di un calciatore del Paris Saint Germain e della Nazionale francese di quegli anni) dice di aver imparato a giocare a calcio palleggiando con le arance a Trinidad... O Rey si era ritirato dall'attività agonistica tre anni prima (aveva giocato con i New York Cosmos dal 1975 al 1977) ma era ancora in perfetta forma e diede un saggio delle sue capacità anche agli altri attori, causando per esempio a Sylvester Stallone, che nel ruolo di portiere aveva osato opporsi a un suo tiro da fuori, la frattura di un dito. Pelé diede anche suggerimenti sulla “coreografia” delle azioni di gioco e nel film passa alla storia soprattutto per due scene: la prima, in spogliatoio, mentre “corregge” a modo suo la strategia di gioco impostata da Michael Caine...

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… e la seconda in campo, nella scena-clou dell'intero film, ambientata nell'impianto parigino di Colombes, dove l'Italia aveva vinto il Mondiale del 1938 (anche se le riprese furono girate a Budapest, dove a inizio anni Ottanta ancora sopravviveva uno stadio senza impianto di illuminazione). Gli Alleati, sia pure con un uomo in meno, hanno rimontato da 0-4 a 3-4 e continuano ad attaccare. Su un cross da destra, Pelé si esibisce in uno splendido gol in rovesciata.

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