John Landis compie 70 anni: le 7 scene musicali più belle della sua carriera

Cinema

Giuseppe Pastore

Il regista di "Animal House" e "The Blues Brothers" si è sempre distinto per gusto e talento nel musical, fino a conquistare Michael Jackson che l'ha voluto per il video di "Thriller". Ecco una selezione dei momenti più memorabili

Compie 70 anni uno dei registi più divertenti, scatenati, pop della storia del cinema americano: John Landis, maestro anni Ottanta di almeno tre generi differenti tra l'horror, la commedia e il musical. Ecco sette scene – una per ogni dieci anni - con i migliori numeri musicali della sua carriera.

Animal House (1978) - Shout

Nei primi anni Sessanta, spensierati e innocenti, la confraternita universitaria del Gruppo Delta si diverte a terremotare la tranquilla vita del campus, tra scherzi feroci e party scatenati. A uno di questi compaiono Otis Day & The Knights, che eseguono la famosissima “Shout”, una canzone che fu travolta da una seconda ondata di notorietà vent'anni dopo la sua incisione, avvenuta nel 1959 grazie agli Isley Brothers. È una band di fantasia: il cantante era interpretato dall'attore DeWayne Jessie che si limitò a fare lip-sync sulla voce del cantante reggae giamaicano Lloyd Williams. Torneranno più avanti nel film in un contesto molto meno opportuno per i ragazzi del Gruppo Delta: un bar interamente frequentato da neri, in cui Otis – pur riconoscendoli – evita accuratamente di dare loro confidenza.

The Blues Brothers (1980) - Think

 

Dopo i fasti degli anni Sessanta, la carriera di Aretha Franklin sembrava avviata verso l'irreversibile declino: ma cambiò radicalmente verso indossando il grembiule da cameriera del fast food in cui lavora insieme a suo marito Matt “Guitar” Murphy. Quando i fratelli Blues entrano per convincerlo a rimettere in piedi la band, lei tenta (invano) di dissuaderlo: al suo diniego esplode in una memorabile versione di “Think”, un inno femminile senza pari sulla libertà e sull'emancipazione, significativamente inciso nel 1968 e rilanciato da questa versione travolgente, con le altre cameriere che le fanno da coriste e il sassofonista Lou Marini, in piedi sul bancone, ad accompagnarla.

approfondimento

"The Blues Brothers", le curiosità e le cose da sapere sul film. FOTO

The Blues Brothers (1980) - Minnie the Moocher

“Minnie the Moocher” è una canzone incisa nel 1931 dal cantante jazz Cab Calloway, divo del prestigioso Cotton Club di Harlem negli anni Trenta; lo stesso Cab Calloway che quasi cinquant'anni dopo – a 72 anni – la rende immortale anche nella storia del cinema con l'infallibile meccanismo del “botta e risposta” con il pubblico in sala, in uno degli esempi più famosi di musica scat, in cui i virtuosismi vocali sostituiscono persino gli strumenti musicali. Il testo è tutt'altro che mainstream o spensierato: parla di cocaina e oppio e alla fine la povera Minnie (“poor Min”, come verso finale) termina i suoi giorni in manicomio. La parola “moocher” nella versione doppiata diventa “impicciona”, anche se forse è più giusto “la scroccona”.

The Blues Brothers (1980) - Stand by your man

 

Dopo aver fatto rifornimento di strumenti e amplificatori, la band si esibisce al "Bob's Country Bunker", un locale di musica country in cui si spacciano per i Good Ole Boys, una band in cartellone quella sera. Dopo un pezzo blues poco gradito dal pubblico, decidono di virare sul country con la ballatona “Stand by your man”, composta nel 1968 da Tammy Wynette, uno dei più grandi successi della storia del genere – e per questo dal messaggio non esattamente progressista, in anni in cui le donne iniziavano a rivendicare con forza il diritto di emanciparsi. La leggenda narra che fu scritta in appena 15 minuti dall'autrice e suscitò molte polemiche per un testo in cui invitava le donne a restare accanto al loro uomo, accettandone tutti i difetti.

Un lupo mannaro americano a Londra (1981) – Blue Moon

 

Famoso e fortunatissimo esempio di horror-comedy, questo film gira intorno alla memorabile sequenza della trasformazione del protagonista David Naughton, affetto da licantropia, con la luna piena fuori dalla finestra, gli effetti speciali del “mago” Rick Baker (premiato con l'Oscar al miglior trucco) e “Blue Moon” nella versione del grande Sam cooke. Il titolo del brano si riferisce a un'eventualità molto rara, cioè che in una sola stagione capitino ben quattro lune piene (nel caso, la “blue moon” sarebbe la terza). Ha avuto decine di incisioni e nel film ce ne sono almeno due degne di nota: oltre a quella di questa scena, anche la versione doo-wop dei Marcels sui titoli di coda (che si apre con i versi “bomp-baba-bomp-ba-bomp-ba-bomp-bomp-vedanga-dang-dang-vadinga-dong-ding”...)

I tre amigos (1986) – The Three Amigos

 

Western parodia di “Vera Cruz” (Robert Aldrich, 1954) più famoso in America che altrove: Steve Martin, Chevy Chase e Martin Short sono tre attori di cinema muto che per una catena di equivoci si ritrovano in Messico a combattere contro la banda del terribile El Guapo. Memorabile almeno il numero musicale d'apertura, scritto da Randy Newman, una vetta del cinema demenziale anni Ottanta.

Thriller (1983)

 

E naturalmente il videoclip più famoso della storia della musica, trasmesso per la prima volta da MTV il 2 dicembre 1983, girato in 35 millimetri come un vero film, con una trama, una fotografia curata, costato ben 500 mila dollari dopo che Michael Jackson era rimasto folgorato da “Un lupo mannaro americano a Londra”, esplicitamente citato nella sequenza d'apertura del film che Michael e la sua bella (la coniglietta di Playboy Ola Ray) stanno guardando al cinema. Assoluto e intramontabile cult che attualmente su Youtube galoppa verso i 700 milioni di visualizzazioni.

approfondimento

Michael Jackson, 11 anni senza il Re del Pop: le canzoni più iconiche

Spettacolo: Per te