Ennio Morricone, così agli Oscar la sua umiltà stregò Hollywood

Cinema

Il grande compositore ci ha lasciato all'eta di 91 anni. Il suo contributo musicale al cinema è nei tanti primi vinti, compresi due Oscar e nelle meravigliose colonne sonore scritte per alcuni film indimenticabili

Ennio Morricone e Hollywood

"Ladies and gentlemen, Enio Maricani". Così,  la sera del 25 febbraio 2007,  Clint Eastwood annunciò l'Oscar alla carriera al grande compositore italiano. Cinquanta secondi di applausi di tutta Hollywood in piedi, l'incedere incerto e la voce rotta dall'emozione nel ringraziare in italiano dopo il classico "Thank you, thank you very much". Fu quello il momento in cui il cinema americano capì in modo definitivo cosa lo avesse conquistato di Ennio Morricone: l’umiltà, la discrezione, il carattere schivo. Era da oltre cinquant'anni che le sue musiche accompagnavano il cinema americano, da Brian De Palma a John Carpenter e Oliver Stone: aveva conquistato l'America con la 'trilogia del dollaro' di Sergio Leone, aveva rotto la regola non scritta che la musica non dovesse oscurare gli attori. 

Musica senza corpo

Fino a quella sera di tredici anni fa, Hollywood non l'aveva mai visto di persona: Morricone era famoso in Usa, ma non c'era mai andato. Era pura musica, senza corpo. Lo fece per quel premio, la sua prima volta in America a 78 anni. Si era regalato un mese di concerti, al Radio City Music Hall di New York e alle Nazioni Unite, e di visite ai festival dove proiettavano i film con le sue colonne sonore. "Qualche volta è stato un cospiratore - scrisse in quei giorni il critico del New York Times, Jon Pareles - qualche volta un canzonatore che ha impresso forte le sue note sui primi piani degli attori".

Poco prima di ricevere l'Oscar alla carriera, Morricone aveva ricevuto l'onore di vedere impresso il suo nome sulla stella nella celebre Walk of Fame di Hollywood. Ma, in fondo, al compositore romano importava poco, poco propenso a cavalcare la propria celebrità da non imparare mai l'inglese, preferendo esprimersi con la musica.

Aveva composto per la serie americana "I Soprano", per gli "Intoccabili" di Kevin Costner e Robert De Niro, scritto per Warren Beatty, Joan Baez e Paul Anka, ma non conosceva nemmeno una parola di inglese. La sera del premio, Eastwood aveva tradotto alla sua maniera il discorso di ringraziamento di Morricone, in cui aveva espresso "profonda gratitudine per tutti i registi che hanno mostrato fiducia in me". Dopo quella notte, il compositore si era congedato da Hollywood, ma senza perdere il contatto musicale. 

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Preferiva starsene a Roma con la moglie Maria Travia

Se il cinema americano lo emozionava, preferiva starsene nella sua casa a Roma con la moglie Maria Travia, la compagna da più di sessant'anni, che lo aveva seguito nel suo viaggio hollywoodiano. Nove anni dopo, nel 2016, il Maestro aveva vinto l'Oscar, stavolta competitivo, per le musiche del film di Quentin Tarantino The Hateful Eight con Samuel L. Jackson e Kurt Russell. Quella volta, Morricone era rimasto in Italia. Il premio era stato ritirato direttamente dal regista, che aveva reso onore al Maestro con parole inusuali: "Per quel che mi riguarda - aveva detto - Morricone è il mio compositore preferito e quando parlo di compositore non intendo quel ghetto che è la musica per il cinema, ma sto parlando di Mozart, di Beethoven, di Schubert". Giudizio che il diretto interessato avrebbe garbatamente respinto, con un certo imbarazzo. Nonostante avesse fatto la storia del cinema, vinto due Oscar, con altre 5 nomination, conquistato due Golden Globe e quattro Grammy, Morricone non si sentiva una star nel senso americano del termine. "Il concetto che sia un compositore prolifico da una parte è vero e dall'altra no - aveva commentato successivamente - Ho tempi forse meglio organizzati rispetto a quelli di altre persone, ma in confronto a compositori come Bach, Frescobaldi, Palestrina e Mozart, mi definirei un disoccupato".

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