A risentirci, Maestro!

Spettacolo

Bruno Ployer

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Ennio Morricone e l’eredità dei classici. Tra musica d’avanguardia, indimenticabili colonne sonore e pop ha portato nella contemporaneità la figura del grande compositore

Una presenza invisibile, ma fortissima, a volte determinante. Le colonne sonore di Morricone (Maestro delle colonne sonore: le sue melodie più belle. FOTO) hanno aggiunto carattere ai film e hanno richiamato il pubblico. Quante volte abbiamo visto nelle locandine dei film, magari in caratteri grandi come quelli usati per il nome del protagonista, “Musiche composte da Ennio Morricone”? Per molti Morricone è sinonimo di compositore contemporaneo. Il cinema si può considerare l’arte del XX secolo e la musica applicata alle immagini in movimento è stata una rivelazione del ‘900. Per certi versi la tradizione dei grandi compositori classici, la cui popolarità si era interrotta con la rivoluzione dodecafonica, risultata indecifrabile all’orecchio delle masse, è continuata nell’arte della colonna sonora. Ecco il genio di Morricone (C'era una volta Ennio Morricone: il suo capolavoro universale), che ha saputo convogliare nella musica applicata gli spunti, le idee le tendenze della nuova musica.

Provate ad ascoltare, senza vedere il film, i pezzi scritti ad esempio per i primi film di Dario Argento, come “L’uccello dalle piume di cristallo”, anno 1970:é musica spigolosa, fortemente espressiva, evocativa, anche molto impegnativa. Nel film, però, un connubio perfetto, un meraviglioso incontro delle arti. Una musica destinata a rimanere confinata nel circolo dei colti e raffinati è diventata per tutti, popolare come i film per i quali è stata scritta. E’ la doppia anima di Morricone: formazione solida al Conservatorio di Santa Cecilia con il maestro Petrassi e poi strade parallele: mentre componeva e suonava l’avanguardia con il gruppo di Nuova Consonanza, arrangiava canzoni di grande successo per la casa discografica RCA Italiana: “Sapore di sale” di Gino Paoli, “Se telefonando” di Mina, “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones” di Gianni Morandi e moltissimi altri dischi facevano conoscere al pubblico il tocco di Morricone, che nel frattempo si era dedicato anche alle colonne sonore (La prima fu “Il Federale” di Luciano Salce, 1961). La musica “alta” non è però mai uscita dalla vita di Morricone, che ha sempre continuato a scrivere musica assoluta, che vive di vita propria. Quello di musicista, oltre che un’arte, è anche un mestiere che si fa per guadagnarsi da vivere e Morricone lo ha interpretato meravigliosamente. 

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Ognuno ha la propria colonna sonora preferita del maestro: la simulazione dell’urlo del coyote che introduce i personaggi di “Il Buono il Brutto il Cattivo”  e le melodie struggenti di “Nuovo cinema paradiso”; l’oboe di “Mission” e lo scacciapensieri di “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”; il Bossa Nova sensuale di “Metti, una sera a cena”, la marcia militare di “La battaglia di Algeri” e le sontuose orchestrazioni di “The hateful eight”, colonna sonora originale premiata con l’Oscar nel 2016 (Il primo, alla carriera, Morricone lo aveva vinto nel 2007 ed era esposto con insieme a innumerevoli altri importanti premi negli scaffali del suo studio). Ognuno aggiunga il suo titolo favorito: è un esercizio che ci aiuta a capire quanto Morricone abbia incontrato e guidato la sensibilità musicale del pubblico nel corso della sua lunga carriera, fatta di oltre 500 colonne sonore per il cinema mondiale di tutti i generi.

Come faceva Morricone (Addio a Ennio Morricone, il Maestro delle colonne sonore: le sue melodie più belle. FOTO) ad avere l’idea giusta, componendo per film che il più delle volte erano ancora in fase di lavorazione, basandosi sulle indicazioni del regista? “Ispirazione non è la parola giusta- mi disse anni fa durante un’intervista- Il mio segreto è il foglio bianco. So che devo consegnare la composizione, ho davanti a me un pentagramma da riempire e quindi scrivo, scrivo.”


Agli ascoltatori arriva un’ondata carezzevole e travolgente di fascino, efficacia, modernità: ci troviamo di volta in volta accenni di rumori industriali e della natura, cellule sonore minimaliste, voci arditamente sovrapposte e una grande varietà di strumenti: una sezione archi o un arghilofono non avevano segreti per Morricone: usava tutti i suoni per tradurre le sue idee.


Diverse generazioni di pubblico lo hanno molto amato: il suo ultimo tour internazionale terminato nel 2019 celebrava i 60 anni di carriera. C’erano in vendita perfino le magliette con il nome del maestro, roba da rock star. Da migliaia di spettatori ogni sera entusiasmo e ammirazione per questo anziano e gagliardissimo artista che dirigeva la sua orchestra in tanti temi noti e meno noti, ma tutti toccanti, completamente appaganti, che non cadono nella retorica della bellezza fine a sé stessa, ma arrivano al profondo con il linguaggio magico della musica. Composizioni che, grazie alle registrazioni, possiamo tornare a sentire quando vogliamo, così come possiamo tornare a vedere i film per i quali sono nate. Per questo, nel giorno in cui Ennio Morricone (Ennio Morricone: la sua vita attraverso le frasi più famose) è passato alla vita senza tempo dell’arte, il saluto può essere: a risentirci, maestro!

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