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Festival di Cannes 2020: tutti i film selezionati

Cinema
©Getty

Thierry Fremaux, il delegato Generale della prestigiosa manifestazione cinematografica, insieme a Pierre Lescure, hanno svelato i titoli delle pellicole che avrebbero dovuto partecipare alla kermesse transalpina: da Wes Anderson a François Ozon, sino Steve ,McQueen 

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Il delegato generale  del festival di Cannes, Thierry Fremaux, aveva anticipato alla stampa che la selezione di quest’anno era davvero bellissima. E dopo aver visionato oltre 2.067 film, sarebbe stato un peccato buttare via un simile lavori. Così a partire dalle 18, Fremaux ha iniziato a rivelare i titoli che avrebbero dovuto partecipare all’edizione 2020 di Cannes. Alcuni sono già usciti in sala, altri li vedremo al Festival di Toronto, oppure nel 2021. Perché, al netto dell’emergenza Coronavirus (AGGIORNAMENTI - SPECIALE - LA MAPPA),  il cinema non è morto ed è pronto a combattere e a rimettersi in gioco, anche attraverso altre forme di visione

Cannes 2020: I Film Selezionati

Saranno 56 i film (provenienti da 147 paesi), su un totale di 2067 titoli presentati, che riceveranno l’etichetta Cannes 2020: “Non c’è un film d’apertura, non c’è un film di chiusura… non ci sono sezioni, perché non ci sarà un festival vero e proprio,” ha spiegato Fremaux. C’è un’unica lista, ed è questa

 

  • ·         The French Dispatch, di Wes Anderson
  • ·         Eté 85, di François Ozon (nei cinema francesi dal 15 luglio)
  • ·         Asa ga Kuru (True Mothers), di Naomi Kawase
  • ·         Lovers Rock e Mangrove, di Steve McQueen (episodi antologici)
  • ·         Druk (Another Round), di Thomas Vinterberg
  • ·         ADN (DNA), di Maïwenn
  • ·         Last Words, di Jonathan Nossiter
  • ·         Heaven: To The Land of Happiness, di Im Sang-soo
  • ·         El olvido que seremos, di Fernando Trueba
  • ·         Peninsula, di Yeon Sang-ho
  • ·         In the Dusk (Au crépuscule), di Sharunas Bartas
  • ·         Des hommes, di Lucas Belvaux
  • ·         The Real Thing, di Koji Fukada
  • ·         Passion simple, di Danielle Arbid
  • ·         A Good Man, di Marie-Castille Mention-Schaar
  • ·         Les Choses qu’on dit, les choses qu’on fait, di Emmanuel Mouret
  • ·         Souad, di Ayten Amin
  • ·         Limbo, di Ben Sharrock
  • ·         Rouge (Red Soil), di Farid Bentoumi
  • ·         Sweat, di Magnus von Horn
  • ·         Teddy, di Ludovic e Zoran Boukherma
  • ·         February (Février), di Kamen Kalev
  • ·         Ammonite, di Francis Lee
  • ·         Un médecin de nuit, di Elie Wajeman
  • ·         Enfant terrible, di Oskar Roehler
  • ·         Nadia (Butterfly), di Pascal Plante
  • ·         Here We Are, di Nir Bergman
  • ·         Septet: The Story of Hongkong, d’Ann Hui, Johnnie To, Tsui Hark, Sammo             Hung, Yuen Woo-Ping, Patrick Tam e Ringo Lam
  • ·         Falling, di Viggo Mortensen
  • ·         Pleasure, di Ninja Thyberg
  • ·         Slalom, di Charlène Favier
  • ·         Casa de antiguidades (Memory House), di Joao Paulo Miranda Maria
  • ·         Broken Keys (Fausse note), di Jimmy Keyrouz
  • ·         Ibrahim, di Samir Guesmi
  • ·         Beginning (Au commencement), di Dea Kulumbegashvili
  • ·         Gagarine, di Fanny Liatard e Jérémy Trouilh
  • ·         16 printemps, di Suzanne Lindon
  • ·         Vaurien, di Peter Dourountzis
  • ·         Garçon chiffon, di Nicolas Maury
  • ·         Si le vent tombe (Should The Wind Fall), di Nora Martirosyan
  • ·         John and The Hole, di Pascual Sisto
  • ·         Striding into The Wind (Courir au gré du vent), di Wei Shujun
  • ·         The Death of Cinema and My Father Too (La Mort du cinéma et de mon             père aussi), di Dani Rosenberg
  • ·         En route pour le milliard (The Billion Road), di Dieudo Hamadi
  • ·         The Truffle Hunters, de Michael Dweck di Gregory Kershaw
  • ·         9 jours à Raqqa, di Xavier de Lauzanne
  • ·         Antoinette dans les Cévennes, di Caroline Vignal
  • ·         Les Deux Alfred, di Bruno Podalydès
  • ·         Un triomphe (The Big Hit), di Emmanuel Courcol
  • ·         L’Origine du monde, di Laurent Lafitte
  • ·         Le Discours, di Laurent Tirard
  • ·         Aya to Majo (Earwig and The Witch), di Goro Miyazaki
  • ·         Flee, di Jonas Poher Rasmussen
  • ·         Josep, di Aurel
  • ·         Soul, di Pete Docter

approfondimento

Cannes, Fremaux: “Cinema non è morto e nemmeno malato”

Cannes 2020: Last Words, una coproduzione italofrancese

"Il cinema e' sempre vivo". Lo ha detto il delegato generale del Festival di Cannes, Thierry Fremaux, presentando la selezione del Festival più importante al mondo annunciata oggi nonostante le pesanti limitazioni dovute al coronavirus. Nella selezione, quest'anno, nessun film italiano. "Perche' nessun film italiano?", siè  interrogato il presidente del Festival, Pierre Lescure, scimmiottando ironicamente una proverbiale domanda posta in passato daicronisti italiani durante la presentazione del Festival. Secca la replica di Fremaux: "Posso dire che n’è uno che è quasi italiano, 'Chasseur de truffes'", un film Usa girato in Italia" che tratta di appassionati cacciatori di tartufi.

In realtàà è presente un'altra opera in cui  si respira un po' di italianità, SI tratta di Last Words di Jonathan Nossiter. La pellicola è una produzione Stemal Entertainment con Rai Cinema. Parliamo quindi di una coproduzione italo francesecon Paprika Films, Les Films D'Ici e Les Films Du Rat, prodotta da Donatella Palermo. 

Definito da Fremaux come "un film di finzione su un tempo che speriamo di non vivere: la fine del mondo per motivi climatici", Last Words è  interpretato da Nick Nolte, Charlotte Rampling, Alba Rohrwacher e Stellan Skarsgaard, Girato tra il Parco Archeologico di Paestum e la Bologna sotterranea, il film è  tratto dal romanzo 'Mes derniers Mots' di Santiago Amigorena