Bad Boys, storia di due "bravi ragazzacci"

Cinema
Will Smith e Martin Lawrence in Bad Boys for Life

Giovedì 20 febbraio esce nelle sale Bad Boys for Life, terzo capitolo della saga con Will Smith e Martin Lawrence nei panni di due agenti della narcotici, uscito a 25 anni dall’originale. Ecco come è nata una delle saghe action più amate.

di Marco Agustoni

Ci sono tanti motivi per cui Bad Boys, il film da cui è nata una delle saghe action più amate degli ultimi decenni, di cui giovedì 20 febbraio uscirà nelle sale italiane il terzo capitolo, Bad Boys for Life (guarda il trailer), riveste una notevole importanza nel panorama cinematografico recente.

Innanzitutto ha contribuito a consolidare negli anni ‘90 e a traghettare nel nuovo millennio la formula del buddy cop movie, dimostrando come fosse in grado di resistere alla prova del tempo. In secondo luogo ha definitivamente lanciato la carriera cinematografica di quello che sarebbe diventato uno dei divi più importanti del periodo successivo, ovvero Will Smith. Per finire, ha costituito l’esordio alla regia di un lungometraggio per Michael Bay, l’uomo che, con i suoi “film di esplosioni”, ha contribuito a plasmare il cinema action odierno.

L’idea per il film venne a George Gallo, professionista di Hollywood che aveva già lavorato alla sceneggiatura di Prima di mezzanotte di Martin Brest, con protagonista Robert De Niro, e scritto e diretto Bufera in paradiso, con Nicolas Cage. A sviluppare la sceneggiatura della pellicola prodotta da Jerry Bruckheimer e Don Simpson furono invece Michael Barrie, Jim Mullholland e Doug Richardson.

Bruckheimer e Simpson decisero di affidare la regia all’allora esordiente Michael Bay, perché erano rimasti colpiti dai suoi lavori come regista di pubblicità e videoclip. In principio, per i ruoli di Mike Lowrey e Marcus Burnett, si pensò a Dana Carvey, comico noto soprattutto per aver interpretato Garth in Wayne’s World al fianco di Mike Meyers, e al veterano del Saturday Night Live Jon Lovitz.

Per un po’ si penso, per il ruolo di Mike, anche ad Arsenio Hall, ma l’allora conduttore dell’Arsenio Hall Show rifiutò, salvo poi pentirsene amaramente. La scelta ricadde infine su due attori all’epoca già molto popolari per il loro lavoro in televisione (e non solo), ma con un curriculum cinematografico non ancora così rilevante. Stiamo ovviamente parlando di loro due, tutt’oggi i protagonisti della saga di Bad Boys, Martin Lawrence e Will Smith.

Lawrence era il protagonista di Martin, sitcom incentrata su un dj di una radio di Detroit, e aveva recitato in ruoli secondari in pellicole come Fa’ la cosa giusta e Il principe delle donne . Smith, a proposito di prìncipi, dopo essersi imposto come rapper nel duo Dj Jazzy Jeff & the Fresh Prince, aveva già guadagnato un seguito mondiale grazie a un’altra sitcom, una delle più popolari degli anni ’90, Willy il principe di Bel Air.

Anche Will Smith, però, pur essendosi già fatto notare in film come Made in America e, soprattutto, 6 gradi di separazione, ancora non poteva considerarsi un attore di primo piano a livello cinematografico. Fu proprio grazie a Bad Boys che il “principe di Bel Air” venne scelto, negli anni immediatamente successivi, come protagonista di blockbuster del calibro di Independence Day e Men in Black, diventando una delle star più richieste in circolazione e facendosi apprezzare, più avanti, in pellicole come Alì e La ricerca della felicità.

Le riprese di Bad Boys presero il via a Miami, dove il film si svolgeva, nell’estate del 1994. La storia dei detective della narcotici Marcus Burnett e Mike Lowrey, impegnati a recuperare un ingente carico di eroina in una vera e propria corsa contro il tempo, arrivò nelle sale americane nell’aprile del 1995. E, sebbene il film venne snobbato dai critici, che lo definirono per lo più “una baracconata”, ottenne un notevole successo al box office: 140 milioni di dollari di incassi, a fronte di un budget che non raggiungeva i 20 milioni.

La pellicola lanciò le carriere non solo di Lawrence e Smith, ma anche del regista Michael Bay, che negli anni successivi mise a ferro e fuoco i botteghini di tutto il mondo con The Rock e Armageddon. Un sequel, quindi, era quasi d’obbligo, ma ci mise un po’ ad arrivare: soltanto nel 2003 Bad Boys II riunì il fantastico trio per un sequel, ancora una volta prodotto da Bruckheimer.

Qui i nostri eroi si ritrovano impegnati a indagare su un traffico di ecstasy, mentre la loro amicizia è messa alla prova da alcune incomprensioni, oltre che dal fatto che Mike sta frequentando di nascosto la sorella di Marcus, Syd (interpretata da Gabrielle Union), la quale oltretutto è a loro insaputa un’agente sotto copertura.

Il film, diretto ancora una volta da Bay, fu decisamente più costoso del predecessore, con il suo budget di 130 milioni di dollari, ma anche più fruttuoso, dato che ne incassò nel mondo oltre 270. Già nel 2008 si cominciò a parlare di un sequel, ipoteticamente con lo stesso team del secondo capitolo. Ma, come ben sappiamo, di anni ce ne sono voluti altri dodici, prima che il progetto si realizzasse, oltretutto senza uno dei suoi principali artefici.

Bad Boys for Life vede infatti alla regia non Michael Bay, bensì il duo di giovani registi belgi Adil El Arbi e Bilall Fallah, con all’attivo film non molto conosciuti a livello internazionale come Black e Patser. La coppia di attori protagonisti, però, è la stessa di sempre, e d’altronde non poteva essere diversamente. Nel nuovo film Marcus, diventato nonno, è prossimo alla pensione, ma qualcuno vuole vendicarsi dei due, costringendoli a tornare in azione.

Per quanto invecchiati, Will Smith e Martin Lawrence si sono dimostrati però in splendida forma nella terza pellicola del franchise, che ha già ottenuto risultati eccezionali al box office USA e che, per l’appunto, sta per approdare anche nelle sale nostrane.

Ma non è tutto: Bad Boys ha anche generato l'anno scorso uno spin-off televisivo, L.A.’s Finest, che ha per protagonista proprio Syd Burnett/Gabrielle Union. E nel frattempo è stato già annunciato un quarto capitolo cinematografico, che vedrà Smith e Lawrence di nuovo alle prese con i ruoli che li hanno resi famosi. Non male, come lascito, per un film un po’ tamarro che, se non si fosse sviluppata la giusta alchimia fra registi e attori, sarebbe potuto benissimo finire relegato nel dimenticatoio degli anni ’90…

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