“L’Immortale” si prepara a tornare. Dopo la sua morte in “Gomorra”, Ciro di Marzio “risorge” dando vita ad un film intenso (e super atteso).
Arriva nelle sale italiane il 5 dicembre “L’Immortale”, l’attesissimo film su Ciro di Marzio, protagonista di “Gomorra”. Diretto e interpretato da Marco D’Amore - che nella popolare serie tv veste per l’appunto i panni di Ciro - “L’immortale” fonde thriller e drammaticità e va a creare una sorta di ponte tra la quarta e la quinta stagione di “Gomorra - La serie”.
È la prima volta, nella storia del cinema italiano, che il personaggio di una serie televisiva ispira un film per il grande schermo.
“L'Immortale”: la trama
Insieme spin-off di “Gomorra” e origin-story (in quanto racconta l’educazione criminale del personaggio, “L’Immortale”), il film racconta come Ciro Di Marzio è diventato “l’immortale”, un uomo che sa essere violento e compassionevole, che non è certo parte dei buoni ma a cui i telespettatori di “Gomorra” vogliono incredibilmente bene.
La trama comincia dal colpo di pistola che, in barca, Genny spara a Ciro. E mentre il corpo dell’immortale affonda, ecco che prendono forma i suoi ricordi. Nel 1980, in una città piegata dal terremoto, un neonato sopravvive miracolosamente al crollo di un palazzo: quel neonato è Ciro, ed è ormai solo al mondo. Un neonato che diventa bambino, e poi adolescente, tra sopravvivenza ed espedienti.
La famiglia di Ciro è Napoli, la sua casa son le strade. Ed è così che Ciro di Marzio diventa l’Immortale.
“L'Immortale”: Marco D’Amore racconta “L’Immortale”
«“L’Immortale” nasce dalla possibilità di sperimentare un linguaggio e creare un inedito crossover tra cinema e televisione, un ponte, un anello di congiunzione narrativo tra la quarta stagione di “Gomorra” appena tramontata e la quinta. Non è un episodio a sé stante né uno spin-off senz’anima, ma un film che ha una sua indipendenza. La sfida sarà portare in sala tutti quelli che per varie ragioni Gomorra non l’hanno mai visto», ha dichiarato Marco D’Amore nel corso di un’intervista a Vanity Fair.
«Ciro è nato al principio di novembre del 1980. Quando il terremoto devasta l’Irpinia e non ha pietà della Napoli fatiscente dei palazzi di via Stadera e dei suoi abitanti, ha solo 21 giorni. Da adulto tenta in ogni modo di essere amato, prova a trovare qualcuno che gli voglia davvero bene. E, al posto dell’amore, incontrando solo delusioni e tradimenti, reagisce in modo feroce, atroce, ingiustificabile. Ciro è il camorrista che uccide, ma anche quello che piange e si dispera: il criminale capace di picchi sentimentali ed emotivi che ti smuovono qualcosa e ti spingono, in un continuo conflitto tra adesione e ripulsa, ad amarlo o ad odiarlo».
Così, i fan di “Gomorra” e di Marco D’Amore, chi a Ciro Di Marzio vuole bene e chi vuole conoscere la sua storia, ora possono godersi al cinema un film che promette d’essere straordinario. Un film che, il lato criminale d’un uomo, lo analizza e lo racconta.