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Espressionismo muto, i migliori film degli anni 20

Cinema

Floriana Ferrando

Un'immagine tratta da Nosferatu il vampiro di Friedrich Wilhelm Murnau

Il cinema tedesco ha vissuto uno dei suoi momenti di punta durante la Berlino di anni Venti, che fa da sfondo alla serie tv in onda su Sky Cinema e su Sky Atlantic (ogni martedì alle 21.15), Babylon Berlin. Da Metropolis al Gabinetto del Dottor Caligari, passando per Nosferatu e Il Dottor Mabuse, ecco un viaggio alla scoperta di un decennio di capolavori

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Un’epoca avanguardista sotto tutti gli aspetti quella della Berlino della Repubblica di Weimar. Oltre a pittura e letteratura, anche il cinema tedesco negli anni Venti del Novecento viene travolto dall’espressionismo, corrente artistica che - come spiega la Treccani - si diffuse nei primi decenni del Novecento, (...) come reazione al naturalismo e all’impressionismo. Si concretizzò in diverse correnti, accomunate da un uso libero e soggettivo del mezzo artistico”. Ernst Lubitsch, Robert Wiene, Fritz Lang, Friedrich Wilhelm Murnau, Carl Mayer, Erich Pommer sono fra le personalità più note del periodo. MentreSky Cinema e Sky Atlantic ospitano le nuove puntate Babylon Berlin, ambientata negli anni Venti berlinesi, ricordiamo i titoli del cinema muto tedesco più celebri dell’epoca.

Il manifesto espressionista
La pellicola simbolo della corrente espressionista è Il gabinetto del dottor Caligari di Robert Wiene, distribuito nel 1920 e infarcito di tutti quegli elementi che caratterizzano il movimento cinematografico, dalla distorsione delle immagini alle scenografie, opera dei pittori e scenografi Walter Reimann e Walter Röhrig, ispiratisi alle opere pittoriche di Kirchner. Gli elementi stilistici non lasciano spazio a dubbi sulla rivoluzione che sta subendo negli anni Venti l’arte cinematografica: il film è tutto un susseguirsi di inquadrature fisse che rendono l’ambiente asfissiante, mondi distorti dove i protagonisti appaiono inquietati con quel loro trucco pesante sul volto, scenografie fatte di ombre, spigolose geometrie, angoli bui.



Il muto conte Dracula
Dopo l’esordio del capolavoro espressionista di Wiene, altre pellicole provano a ricalcare gli elementi stilistici propri del movimento artistico e cinematografico, pur portando all’esasperazione scene e personaggi in misura minore sul set. Fra i titoli più significativi ricordiamo il film muto Nosferatu il vampiro di Friedrich Wilhelm Murnau, primo adattamento cinematografico di un vampiro riferito a Dracula: è il 1922 quando il regista porta sugli schermi il film ispirato al romanzo Dracula di Bram Stoker, con Max Schreck nei panni del protagonista. L’opera è considerata un caposaldo del cinema espressionista, nonché il miglior lavoro di Murnau.



La trilogia di Fritz Lang
Altro esponente del movimento è il regista Fritz Lang, conosciuto soprattutto per il suo film del 1922, Il dottor Mabuse. Diviso in parti a causa della lunga durata (270 minuti), il titolo è ispirato all’omonimo romanzo di Norbert Jacques “Dr. Mabuse, Der Spieler” (1921). Il protagonista della pellicola verrà ripreso dal regista un paio di volte nei lavori successivi, ne Il testamento del dottor Mabuse del 1933 e in Il diabolico dottor Mabuse del 1960.



Faust e Metropolis
Il cinema espressionista tedesco vive il suo momento di maggiore produzione fra il 1922 e il 1924. Sono solamente due i film della categoria ad essere prodotti dopo quel periodo, ad opera dei due maggiori esponenti dell’avanguardia cinematografica: Friedrich Wilhelm Murnau porta in scena Faust nel 1926, seguito l’anno successivo dal Metropolis di Fritz Lang. In un perfetto mix fra l’espressionismo tipico de Il gabinetto del dottor Caligari e la pittura romantica di Caspar David Friedrich e Lovis Corinth, in Faust il regista esplora i limiti delle possibilità cinematografiche, concentrandosi su riprese ad effetto che restituiscono una potenza visiva sorprendente. Ambientato in un futuro dispotico (quello del 2026), invece, Metropolis che è organizzato come un’opera teatrale con un Prologo, un Intermezzo e la parte finale. In quella che è considerata la sua opera migliore, Lang introduce per la prima volta nel cinema d’autore le riprese effettuate per singoli fotogrammi, il cosiddetto “passo uno”.



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