I 90 anni di Betty Boop: storia della prima sex symbol dell’animazione

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Il 9 agosto del 1930 il celebre personaggio prodotto dai fratelli Fleischer compariva per la prima volta nel cartone in bianco e nero "Dizzy Dishes". Dall’aspetto iniziale di una barboncina a quello femminile con gli abiti succinti, ecco le cose da sapere sulla figura irriverente e maliziosa della flapper americana

Betty Boop compie 90 anni. La prima sex symbol dell’animazione americana fece la sua comparsa in "Dizzy Dishes", un cartone in bianco e nero, il 9 agosto del 1930. All’epoca, però, il suo aspetto era sotto forma di barboncina. Per vederla con sembianze umane e con il suo tipico taglio di capelli corto e frangiato bisognerà aspettare due anni, quando apparve nel cortometraggio “Bamboo Kane” nel 1932. Dall’esordio a oggi, il personaggio della ragazza con le spalle scoperte e la giarrettiera è diventata simbolo delle flapper e dell’età del jazz.

Il cartone dei fratelli Fleischer

Betty Boop è stata ideata dall’animatore Grim Natwick ed esordì grazie ai fratelli Fleischer nel cortometraggio "Dizzy Dishes". Il personaggio, nei primi anni ’30, ebbe la voce dell’attrice Ann Little e si fece notare subito per la sua grande carica erotica, fuori dagli schemi per quell’epoca. Irriverente, maliziosa e per alcuni tratti mascolina, rappresentava la tipica flapper, ossia una ragazza alla moda libera e disinvolta del periodo jazz. Autoironica e consapevole del proprio sex appeal, la figura ha rappresentato una completa innovazione per le convenzioni di quegli anni.

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Le caratteristiche di Betty Boop

Capellli neri, corti e con la frangia, abito scuro succinto, che lascia le spalle scoperte mettendo in mostra la giarrettiera, orecchini a cerchio: sono questi i tratti distintivi di Betty Boop, che dallo schermo sono poi passati a essere stampati e ripresi in tutto il mondo, ancora oggi, su abiti e oggetti vintage. Eppure la carriera del personaggio non è stata molto lunga. Già nel 1939 Betty fu costretta ad abbandonare gli schermi a causa delle proteste, iniziate nel 1934, del pubblico conservatore e dell’applicazione del Codice Hays. Ritenuta troppo osé e provocatoria, la figura di Betty Boop fu costretta a cambiare look adottando un outfit più morigerato e a dedicarsi alle faccende domestiche. Così il personaggio perse presto i suoi fan, ma la sua immagine originale è rimasta impressa negli spettatori fino a oggi.

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Ispirata a una cantante degli anni ’20

La popolarità di Betty Boop si diffuse presto perché riuscì a farsi apprezzare da un pubblico adulto che nelle sue storie surreali ritrovava elementi della propria vita sessuale e psicologica. Il personaggio sembra fosse ispirato alla cantante degli anni ’20 Helen Kane che fece anche causa ai Fleischer. La star chiese 250mila dollari ai produttori e alla Paramount Publix Corporation per aver sfruttato la sua immagine con una "deliberata caricatura". La causa venne persa dalla cantante, ma Kane non sarebbe stato l’unico modello per la figura della prima sex symbol dell’animazione: un’altra possibile fonte d’ispirazione sarebbe stata l’attrice Clara Bow, tra le dive più famose dell’epoca jazz.

Un’adolescente dell’era moderna

Il personaggio di Betty Boop risalta soprattutto in “Minnie the Moocher”, che racconta la storia di una ragazza scappata di casa tra avventure e disavventure notturne. Nel cortometraggio viene mostrata come un’adolescente dell’era moderna in contrasto con un mondo ancora antiquato. Protagonista di vari film e serie a fumetti dal 1930 al 1939, Betty Boop è diventata la massima icona delle flapper e anticipatrice delle pin up degli anni ’50.

Le influenze nella cultura contemporanea

Figura carismatica, affascinante e sensuale, Betty Boop continua a influenzare la cultura contemporanea a quasi un secolo dal suo esordio. Nel 1988 il personaggio è riapparso nel film Chi ha incastrato Roger Rabbit e la sua immagine è stata usata per la copertina del primo album di Francesco Baccini nel 1989 e l’anno dopo per un disco di Ligabue. Omaggi alla figura della giovane simpatica e sexy flapper sono stati arrivati anche dal mondo della moda, generando un vasto merchandising che resiste ancora, a 90 anni dalla prima apparizione di Betty Boop.

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