Daniel Barenboim inaugura la stagione sinfonica del Teatro alla Scala con Beethoven

Spettacolo

Attesissimo ritorno sul palco del Piermarini del Maestro nel segno di Beethoven alla testa della Filarmonica della Scala nel Concerto in re maggiore per violino e orchestra op. 61 e dirigendo la Sinfonia n. 5 in do minore op. 67. A fare da "spalla" la violinista Lisa Batiashvili. Tre date (17-20-22 novembre) tutte sold out

“Chi non conosce la musica è più povero spiritualmente”. Ne è convinto Daniel Barenboim, come disse in un'intervista a Sky Tg24. Il Maestro, tra i più grandi musicisti viventi in assoluto, torna ora sul palco del Piermarini per il primo programma sinfonico della Stagione 2025/2026 del Teatro alla Scala. Un ritorno attesissimo quello di Barenboim, Direttore musicale del Teatro dal 2011 al 2014, con cui da sempre condivide un prolifico rapporto di sinergia artistica che lo ha portato a offrire la sua lettura delle più importanti pagine del repertorio sinfonico.

Lunedì 17, giovedì 20 e sabato 22 novembre, sempre alle ore 20, Barenboim sale sul palco della Scala nel segno di Beethoven, accompagnando, alla testa della Filarmonica della Scala, la violinista Lisa Batiashvili nel Concerto in re maggiore per violino e orchestra op. 61 e dirigendo la Sinfonia n. 5 in do minore op. 67.

Milano e la Scala
 

La relazione del Maestro Barenboim con la città di Milano risale al 1954, quando debutta undicenne come pianista in un concerto alla Triennale, per poi arrivare nel 1966 sul palco della Scala sotto la direzione di Zubin Mehta. Nel 1970 debutta alla Scala come direttore, dirigendo la Settima di Bruckner. Una relazione che vede il suo coronamento nella sua nomina a “Maestro scaligero” dal 2007 al 2011 e Direttore Musicale dal 2011 al 2014, affrontando in lungo e in largo il repertorio sinfonico, operistico e solistico.
 

Barenboim e Beethoven

 

Le ultime apparizioni scaligere hanno lasciato un segno profondo, offrendo al pubblico la sua intensa lettura delle ultime due sinfonie di Schubert. L’immensa esperienza e la profondità interpretativa di Barenboim fanno sì che ogni sua esecuzione appaia quasi trasfigurata. Ben si presta a quest’attesa la Quinta di Beethoven, pagina sinfonica che, dall’anno della prima rappresentazione al Theater an der Wien a oggi, si è impressa nell’immaginario collettivo, non solo grazie alle novità introdotte da Beethoven nella scrittura sinfonica, ma forse e soprattutto grazie alla sua capacità di ricreare un percorso emotivo capace di smuovere l’animo dell’uditore che il 22 dicembre del 1808 si recò al teatro viennese per ascoltare un interminabile concerto (insieme alla Quinta sinfonia furono eseguite la Sinfonia n. 6, la Fantasia per pianoforte, coro e orchestra op. 80, il Concerto per pianoforte e orchestra in sol minore e alcuni brani dalla Messa in do maggiore op. 86) e capace, parallelamente, di parlare all’ascoltatore del 2025, che siede in una sala da concerto per ascoltare uno dei capolavori più riusciti della storia della musica.

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Sale dunque l’attesa per il ritorno di Barenboim in quella che lui stesso ha definito “la sua seconda casa”. Un ritorno nel segno di un compositore a lui molto caro, di cui, oltre alla Sinfonia n. 5, offre la lettura del Concerto in re maggiore per violino op. 61, accompagnando il talento di Lisa Batiashvili, violinista georgiana premiata come miglior strumentista del 2015 da Musical America ed elogiata da pubblico e critica per il suo virtuosismo e per la sua profonda sensibilità.

Il Concerto in re maggiore per violino op. 61 di Beethoven, scritto in poche settimane ed eseguito nell’autunno del 1806, fu composto in un periodo molto produttivo, tra la Quinta e la Sesta sinfonia, e rappresenta una composizione che segna profondamente la storia della musica, una delle opere più amate di Beethoven e più ammirate dai pubblici di tutto il mondo, per il fascino che esercita il lirismo del violino, le suggestioni dei passi virtuosistici, le espansioni cantabili.

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