Il Festival dei Due Mondi 2025 chiude con numeri da record: oltre 31.000 biglietti venduti, incasso storico e una proposta artistica che ha unito sperimentazione, grandi nomi internazionali e impegno civile. L’ultima edizione firmata da Monique Veaute segna anche un bilancio gestionale virtuoso, con investimenti strutturali, digitalizzazione dell’archivio e sostenibilità. Ora il testimone passa a Daniele Cipriani
Si è chiusa con numeri da record la 68ª edizione del Festival dei Due Mondi, l’ultima sotto la direzione artistica di Monique Veaute. Con oltre 31.000 biglietti venduti e un incasso di 925.000 euro – il più alto degli ultimi diciotto anni – il Festival conferma la sua centralità nel panorama culturale italiano e internazionale.
Un successo artistico e di pubblico
L’edizione 2025 ha ospitato 67 spettacoli per un totale di 106 repliche, con una media di riempimento delle sale superiore al 90%. A questi si aggiungono le 100 repliche, tutte sold out, dell’installazione Flux al Complesso monumentale di San Nicolò. In totale, oltre 784 artisti provenienti da 53 compagnie hanno animato la città, supportati da uno staff di 280 persone.
Tra gli appuntamenti più acclamati, Hadrian di Rufus Wainwright ha inaugurato il Festival con una riflessione sull’identità e l’amore queer, mentre The Great Yes, The Great No di William Kentridge ha affrontato i temi del colonialismo e della giustizia sociale. Grande successo anche per Woyzeck del Berliner Ensemble, diretto da Ersan Mondtag, che ha portato in scena una potente denuncia contro la violenza di genere.
Piazza Duomo si è confermata cuore pulsante della manifestazione, ospitando eventi da 1.500 a 2.400 spettatori, tra cui il concerto Novecento: il duello con Alessandro Baricco, Stefano Bollani ed Enrico Rava, trasmesso in diretta su Rai 5. Il concerto finale, sold out da settimane, ha visto la Budapest Festival Orchestra diretta da Iván Fischer eseguire la Quinta Sinfonia di Mahler, suggellando la chiusura del Festival e del mandato di Veaute.
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Musica e danza: un’offerta internazionale
La musica ha mantenuto un ruolo centrale, con la presenza delle due orchestre in residenza – la Budapest Festival Orchestra e l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia – e un programma che ha spaziato dal repertorio classico alla sperimentazione. Tra gli artisti internazionali: Barbara Hannigan, Mariza, Rhiannon Giddens, Angelique Kidjo, Dianne Reeves, Brad Mehldau e Oneohtrix Point Never.
La danza contemporanea ha visto protagonisti coreografi e compagnie di fama mondiale come Sharon Eyal, Blanca Li, Marie Chouinard, la Sydney Dance Company, Mourad Merzouky, Wayne McGregor e molti altri, confermando Spoleto come crocevia dell’avanguardia coreutica.
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Una gestione solida e lungimirante
Sotto la direzione amministrativa di Paola Macchi, la Fondazione ha raggiunto importanti traguardi economici. È stato accantonato oltre un milione di euro per interventi strutturali, tra cui il recupero dell’Auditorium della Stella e del capannone scenotecnico, senza generare nuovi debiti. Alla fine del 2024, la liquidità disponibile superava i 2 milioni di euro.
È proseguito anche il lavoro di valorizzazione del patrimonio storico del Festival, con l’avvio della digitalizzazione dell’intero archivio cartaceo dal 1958 a oggi, in collaborazione con la Regione Umbria. Il Festival ha inoltre rafforzato il proprio impegno verso la sostenibilità e l’educazione, coinvolgendo studenti in progetti didattici e promuovendo iniziative green.
Uno sguardo al futuro
Con la conclusione del mandato di Monique Veaute, il testimone passa ora a Daniele Cipriani, impresario e produttore, chiamato a guidare una nuova fase del Festival. L’eredità lasciata è quella di un’istituzione rinnovata, capace di coniugare eccellenza artistica, apertura al contemporaneo e solidità gestionale.